Scontrino: 86 euro per tre panini e due caffè a Roma. Troppo o giusto?

Un avvocato denuncia un conto di 86 euro al Caffè Greco di Roma. Un episodio che solleva il dibattito sui prezzi esorbitanti in locali storici, alimentando discussioni sulla libertà di stabilire i prezzi

11 gennaio 2025 | 17:02

C’è chi colleziona francobolli, chi monete antiche, e chi… scontrini. È il caso di un avvocato romano che, con il sorriso (e un po’ di amarezza), ha deciso di immortalare il conto stratosferico pagato all’Antico Caffè Greco: ben 86 euro per tre panini, due caffè e due acque. «Un cimelio, lo esporrò in una teca» ha commentato il legale, che con ironia ha trasformato una batosta economica in un momento da tramandare ai posteri.

D’altronde, non è la prima volta che certi scontrini fanno scalpore. Lo sa bene la cliente aretina che ha pagato 58 euro solo per tagliare una torta, sollevando l’ennesima bufera sui social. C’è chi grida allo scandalo e chi difende il diritto dei ristoratori di stabilire i propri prezzi, ma il risultato è sempre lo stesso: un mix di indignazione e incredulità. Un déjà vu che ci riporta all’estate del 2023, quando il famigerato toast tagliato a metà costò due euro di sovrapprezzo a Gera Lario (Co), scatenando segnalazioni da tutta Italia. Piattini extra in Liguria, tigelle d’oro e carbonare deluxe: il caro scontrino è ormai parte del folklore nazionale, e l’avvocato romano si aggiunge alla lista con una storia che è destinata a far discutere.

Roma, quando la storia pesa… anche sullo scontrino

Va detto, non si tratta di un brunch qualunque. Non stiamo parlando della pizzetta mangiata in piedi alla stazione, ma di una consumazione nella culla della cultura: un luogo in cui probabilmente anche i croissant vengono impastati con la polvere di stelle lasciata da Byron, Leopardi e Goethe. Insomma, la cornice c’era tutta. Forse, però, l’avvocato non aveva messo in conto che la bellezza eterna di Roma si pagasse anche sullo scontrino.

E così, mentre la cliente si godeva il panorama, il nostro penalista scopriva che:

  • Un panino con bresaola costa 20 euro. Per lo stesso prezzo, nel vicino quartiere Prati, avrebbe potuto gustare due carbonare da applauso.
  • Un caffè vale 7 euro. Certo, in piedi al bar sarebbe costato appena un euro, ma vuoi mettere il fascino di una tazzina posata sul tavolino che, forse, ha ospitato D’Annunzio?
  • L’acqua? 8 euro per mezzo litro. Un dettaglio che ti fa rivalutare il distributore automatico del Tribunale, dove 50 centesimi bastano per una bottiglietta.

L’arte del brunch (e della sopravvivenza economica) a Roma

Il legale ammette di aver imparato la lezione: mai ordinare senza guardare il menu. Una massima di vita che molti di noi ignorano, salvo poi trovarsi di fronte a scontrini che sembrano redatti da sceneggiatori di fantascienza. Certo, 20 euro per una pizzetta sono tanti, ma vuoi mettere il piacere di sgranocchiarla nel locale dove Gogol scriveva Anime morte?

«È stata un’esperienza culturale», riflette l’avvocato. Un’esperienza che, però, lascia una domanda: ma al genio di De Chirico, quanto avrebbero fatto pagare un croissant?

Il valore di uno scontrino a Roma

Con un’ironia tagliente, il nostro eroe decide di trasformare il salasso in simbolo di generosità: «Lo metterò in una teca. Voglio che i miei clienti sappiano che non bado a spese». Del resto, pochi scontrini possono vantare un tale valore storico e culturale.

Un piccolo suggerimento per i futuri clienti del Caffè Greco: ricordate, tra un cappuccino e un cornetto, state pagando un biglietto di prima classe per un viaggio nel tempo. Però, magari, prima date un’occhiata al menu.

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Alberto Lupini


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