Sci, riaprire o no il 15 febbraio? Lo scontro tra gestori e virologi
Le Regioni hanno approvato un protocollo, in attesa del sì definitivo, per aprire il 15 febbraio e dare un po' di ossigeno a impianti e alberghi prima che la stagione finisca. Per Pregliasco: Troppo presto, rischioso
30 gennaio 2021 | 15:06
La data ci sarebbe: il 15 febbraio. E il protocollo anche, manca solo il sì del Governo. Ma mentre i gestori degli impianti da sci lo attendono con ansia, sottolineando però che «serve un preavviso di almeno una settimana», c’è chi sulla riapertura storce ancora il naso. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano e con un passato anche alla Lub-Libera Università di Bolzano, come riporta il Corriere del Trentino, non è convinto che la partenza della stagione invernale in quella data sia senza rischi.
Gli alberghi: il 60% chiuso senza piste
Un nodo importante da scogliere prima che sia la neve a farlo per cercare di mettere le pezze su una situazione del settore finita male e iniziata peggio. Basti pensare che il 60% degli alberghi è chiuso senza piste e un albergatore su cinque pensa di non aprire.
Pregliasco: Aprire ora è presto
Ma per Pregliasco «siamo in una fase di limbo della pandemia, in cui le misure che mettiamo in pratica riescono solo a mitigare la diffusione del virus. Per questo aspetterei ancora un po’ prima di fare partire gli impianti di risalita per vedere come si evolve la diffusione della pandemia. Le restrizioni che abbiamo adottato danno segnali positivi sui ricoveri, ma il numero dei morti è ancora alto, sintomo di come la circolazione del virus sia interrotta ma solo a rallentarla. Rispetto all'Europa la situazione da noi è migliore, ma ciò che accade attorno a noi deve essere un monito. In queste settimane la nostra concentrazione deve andare su una campagna vaccinale che deve lavorare a pieno regime, cosa che sarebbe più complicato fare con un rialzo dei numeri. Non vorrei che andassimo a rovinare quanto fatto introducendo un fattore di rischio in più».
Troppi rischi nei rifugi e nelle attività di contorno allo sci
Non basta, dunque per Pregliasco, indossare mascherine Ffp2 invece che chirurgiche, come è stato richiesto delle linee guida delle Regioni per aprire gli impianti anche nelle zone arancioni: «Il problema maggiore non è nella condivisione della cabina dell’impianto di risalita e di quale mascherina si indossa. Il rischio maggiore è nel contorno, come nel toccare tutti le stesse cose o nel condividere uno spazio limitato nei rifugi».
Limite agli skipass: Misura intelligente, ma non ora
Anche l’eventuale limite agli skipass giornalieri per evitare gli assembramenti, contenuto nel documento prodotto dalle Regioni «potrebbe essere utile, ma dovrebbe essere fatto in un momento successivo», spiega Pregliasco che aggiunge «progressivamente andremo a togliere le restrizioni e limitare gli skipass potrà essere una misura intelligente».
Gli alberghi: il 60% chiuso senza piste
Un nodo importante da scogliere prima che sia la neve a farlo per cercare di mettere le pezze su una situazione del settore finita male e iniziata peggio. Basti pensare che il 60% degli alberghi è chiuso senza piste e un albergatore su cinque pensa di non aprire.
Il 60% degli alberghi è chiuso senza piste
Pregliasco: Aprire ora è presto
Ma per Pregliasco «siamo in una fase di limbo della pandemia, in cui le misure che mettiamo in pratica riescono solo a mitigare la diffusione del virus. Per questo aspetterei ancora un po’ prima di fare partire gli impianti di risalita per vedere come si evolve la diffusione della pandemia. Le restrizioni che abbiamo adottato danno segnali positivi sui ricoveri, ma il numero dei morti è ancora alto, sintomo di come la circolazione del virus sia interrotta ma solo a rallentarla. Rispetto all'Europa la situazione da noi è migliore, ma ciò che accade attorno a noi deve essere un monito. In queste settimane la nostra concentrazione deve andare su una campagna vaccinale che deve lavorare a pieno regime, cosa che sarebbe più complicato fare con un rialzo dei numeri. Non vorrei che andassimo a rovinare quanto fatto introducendo un fattore di rischio in più».
Troppi rischi nei rifugi e nelle attività di contorno allo sci
Non basta, dunque per Pregliasco, indossare mascherine Ffp2 invece che chirurgiche, come è stato richiesto delle linee guida delle Regioni per aprire gli impianti anche nelle zone arancioni: «Il problema maggiore non è nella condivisione della cabina dell’impianto di risalita e di quale mascherina si indossa. Il rischio maggiore è nel contorno, come nel toccare tutti le stesse cose o nel condividere uno spazio limitato nei rifugi».
Fabrizio Pregliasco. Fonte: Gruppo San Donato
Così come «tutte le attività di contorno allo sci rimangono l’elemento principale di pericolo», per cui per il virologo, anche se passasse la richiesta delle Regioni che spingono, all’interno delle strutture, per il servizio di bar e ristorazione gestito solo con posti a sedere, sulle prenotazioni e sui consumazioni d’asporto, sono misure che «riducono il rischio, ma non lo cancellano».Limite agli skipass: Misura intelligente, ma non ora
Anche l’eventuale limite agli skipass giornalieri per evitare gli assembramenti, contenuto nel documento prodotto dalle Regioni «potrebbe essere utile, ma dovrebbe essere fatto in un momento successivo», spiega Pregliasco che aggiunge «progressivamente andremo a togliere le restrizioni e limitare gli skipass potrà essere una misura intelligente».
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