Sci: inverno in rosso peggio che col Covid per i gestori degli impianti?
Per Valeria Ghezzi, presidente Anef i prezzi degli skipass sono aumentati tra il 5 e il 12% però il maggior costo dell’energia non va sull’utente. Impiantisti in difficoltà ma non si fermano per non fermare tutto il comparto
Era già nell’aria, ma, purtroppo, non stiamo parlando della neve. Nella stagione sciistica 2022-2023 aumenteranno i costi degli skipass a causa del caro energia. Ora la conferma anche da parte di Valeria Ghezzi, presidente Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari) che all’Adnkronos/Labitalia ha spiegato che «i prezzi degli skipass sono aumentati andando un po’ dietro all’inflazione però ovviamente il maggior costo dell’energia non va sull’utente, perché sarebbe impossibile. Dovremmo aumentare il costo del 30%, mentre la variabile di aumenti sta tra il 5 e il 12%».
Anno peggiore che quello del Covid
E se il caro energia, come prevedibile, colpisce anche la montagna e la sua economia, Valeria Ghezzi senza giri di parole dice che «questo non sarà un anno facile, anzi temo che sia peggio dell’anno del Covid» e aggiunge che «non so come affronteremo il problema, ma sarà un grande problema».
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Se gli impianti si fermano, si ferma tutta la filiera
In ogni caso gli operatori non mollano, anzi non possono. Altrimenti si rischia di fermare tutto comparto: «Nonostante i costi dell’energia, noi la neve la facciamo - spiega ancora Ghezzi - Se noi ci fermassimo si fermerebbe tutta la filiera: senza neve è come dire ai maestri di sci voi questa stagione non lavorate, ai bar, chioschi e alberghi di rimanere chiusi».
«Non è pensabile – conclude - che noi ci prendiamo questa responsabilità e ora speriamo che qualcuno ci aiuti. Chiediamo con forza che il Governo riconosca in modo formale le aziende funiviarie quali energivore e le aiuti ad affrontare questa situazione di difficoltà che, purtroppo, non dipende dalla capacità imprenditoriale».
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Alberto Lupini
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