Santanchè verso le dimissioni? Truffa Inps: la Procura chiede il rinvio a giudizio

La ministra del Turismo ed ex proprietaria di Visibilia, insieme al compagno Dimitri Kunz, è accusata di aver ottenuto indebitamente fondi (126.468 euro) destinati alle imprese colpite dalla crisi pandemica mentre i dipendenti continuavano a lavorare regolarmente. Le opposizioni chiedono le dimissioni immediate. Attesa una nuova richiesta di processo per falso in bilancio

03 maggio 2024 | 18:23

La Procura di Milano ha avanzato una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Daniela Santanchè, ministra del Turismo, insieme ad altre due persone, tra cui il suo compagno Dimitri Kunz, e gli amministratori delle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. L'accusa riguarda una presunta truffa aggravata ai danni dell'Inps durante la gestione della cassa integrazione durante il periodo critico della pandemia Covid-19. Ma non solo, è attesa attorno alla metà di maggio, e comunque entro la fine del mese, anche la seconda richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Santanchè, del suo compagno, Kunz, e di altre 15 persone e tre società, indagati nell'inchiesta della Procura di Milano per falso in bilancio nell'inchiesta su Visibilia, il gruppo fondato dalla ministra e dal quale ha dismesso cariche e quote nel 2022.

Non solo Santanchè e Kunz, la Procura chiede il rinvio a giudizio anche a Concordia

Oltre alla ministra del Turismo e al suo compagno, la richiesta di rinvio a giudizio coinvolge Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con responsabilità nella gestione del personale delle due società coinvolte. Secondo l'accusa, durante il periodo compreso tra il 31 maggio 2020 e il 28 febbraio 2022, Santanchè, Kunz e Concordia avrebbero richiesto e ottenuto indebitamente la cassa integrazione in deroga per un totale di 13 dipendenti, sfruttando le misure di sostegno destinate alle imprese colpite dagli effetti della pandemia.

Durante le indagini, l'aggiunto Laura Pedio e i pm Marina Gravina e Luigi Luzi hanno raccolto testimonianze dei dipendenti che avrebbero confermato la conoscenza della ministra riguardo alla situazione. Si sostiene che i dipendenti continuassero a lavorare mentre l'Inps versava oltre 126 mila euro, corrispondenti a più di 20mila ore, direttamente ai dipendenti o alla società. In particolare, dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, emerge che più di 36mila euro sarebbero stati destinati alla Visibilia Editore per sette dipendenti, mentre quasi 90mila euro alla Visibilia Concessionaria per sei lavoratori.

Falso in bilancio Visibilia, attesa nuova richiesta di processo per Santanchè

Come detto è però attesa anche la seconda richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Daniela Santanchè, del suo compagno e di altre 15 persone e tre società, indagati nell'inchiesta della Procura di Milano per falso in bilancio nell'inchiesta su Visibilia. I pm Marina Gravina e Luigi Luzi con Laura Pedio, hanno spiegato alle difese di non aver intenzione di concedere ulteriori termini rispetto a quelli “canonici” dei 20 giorni decorsi dalla notifica della chiusura delle indagini.

I termini dei 20 giorni per alcuni indagati sono già scaduti e per altri in scadenza. Inoltre, la Procura ha fatto sapere ai legali che, per chi lo avesse chiesto, il proposito sarebbe stato di fissare l'interrogatorio previsto dalla norma ad horas, ossia nell'immediatezza. Ma da quel che risulta, nessuno ha fatto domanda di essere sentito. Dunque, gli inquirenti milanesi, salvo imprevisti, dopo quella trasmessa al gup Tiziana Gueli sulla vicenda della truffa aggravata per le presunte irregolarità dell'utilizzo della cassa integrazione a zero ore nel periodo dell'emergenza Covid, a breve avanzeranno un'altra istanza di processo per la senatrice di Fratelli d'Italia e i suoi presunti complici.

Santanchè, la reazione delle opposizioni. Schlein: «Dimissioni, subito»

Dura la reazione della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, che invita la premier a chiedere un passo indietro della ministra (ricordando che il 4 aprile era stata presentata una mozione di sfiducia nei suoi confronti, poi respinta): «Fratelli d'Italia è quel partito - ha detto - che esprime una ministra rinviata a giudizio per truffa all'Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni».

«Ci aspettiamo che la presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanchè» ha infine tuonato la segretaria del Pd. Allineati alla Schlein, il Movimento 5 Stelle e l'Alleanza Verdi-Sinistra. «Ribadiamo un concetto: le vicende giudiziarie non ci interessano. La ministra del Turismo doveva dimettersi lo scorso luglio, quando raccontò una sequela di frottole davanti all'aula del Senato. Ora non ci sono più alibi» scrivono i senatori del M5S. «La permanenza di Santanchè nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani e alla trasparenza che ogni governo dovrebbe garantire. Giorgia Meloni non può rimanere in silenzio o rinviare questa decisione, poiché è in gioco la credibilità della sua maggioranza» aggiunge Angelo Bonelli di Avs.

Caso Santanchè, cosa è successo con la cassa integrazione Covid

Come detto, nell'inchiesta a carico della Santanchè, nel suo ruolo di amministratrice delegata (ora ex) delle due società, del compagno che l'aveva sostituta come amministratore delegato di Editore e del responsabile delle tesorerie Concordia, è contestato di avere incassato in maniera illecita 126.468 euro di cassa integrazione per un totale di 20.117 ore nel periodo tra il maggio 2020 e il febbraio 2022, cioè durante i vari lockdown. Secondo l'accusa, nonostante le aziende avessero incassato i fondi, i 13 dipendenti (7 di Visibilia Editore e 6 di Visibilia Concessionaria) avrebbero continuato a lavorare regolarmente.

Il fascicolo era stato aperto grazie a Federica Bottiglione, che aveva dichiarato di aver lavorato anche in cassa integrazione, ex manager di Visibilia Editore, e che aveva registrato le conversazioni Dimitri Kunz D'Asburgo. Accuse da cui la ministra Santanchè si era difesa, lo scorso luglio, in Parlamento.

Che cosa prevede il rinvio a giudizio da parte della procura?

Quando la Procura chiede il rinvio a giudizio di una persona, in questo caso della Santanchè, significa che ha concluso le sue indagini preliminari e ritiene che ci siano elementi sufficienti per sostenere un processo in aula. In questa fase, il Pubblico Ministero formalizza la sua accusa, formulando uno o più capi di imputazione che descrivono nel dettaglio i fatti contestati all'indagato. La richiesta di rinvio a giudizio non è, tuttavia, la fine del percorso. Viene, infatti, fissata un'udienza preliminare davanti al Giudice dell'udienza preliminare. In questa sede, il Gup valuta la fondatezza dell'accusa e decide se il processo deve avere inizio o se, al contrario, l'indagato debba essere prosciolto.

Il Gup può disporre l'archiviazione del caso se ritiene che non vi siano prove a sostegno dell'accusa, oppure può promuovere il giudizio se ritiene che le accuse siano fondate e che il processo sia necessario per accertare la colpevolezza o l'innocenza dell'imputato. L'udienza preliminare si svolge in contraddittorio tra le parti: il Pubblico Ministero sostiene l'accusa, mentre l'imputato, assistito dal suo difensore, può presentare le sue obiezioni e le sue prove a discarico. Al termine dell'udienza, il Gup emette un decreto con cui dispone l'archiviazione, il proscioglimento o il rinvio a giudizio. Se il Gup rinvia a giudizio, il processo ha inizio con la udienza di apertura del dibattimento.

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Alberto Lupini


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