Romantico, sfizioso e plastic free Il picnic principe dell'estate "lenta"

Vera rivelazione della stagione, è preferito da un numero sempre maggiore di italiani, alla ricerca di momenti di relax e di condivisione, lontano dalle più affollate mete turistiche . Antonietta Acampora, fondatrice di Picnic Chic, suggerisce le regole per un pranzo perfetto: cibo già porzionato, niente salse

26 luglio 2020 | 08:30
Conviviale e democratico, romantico e frugale. Il picnic è la vera rivelazione dell’estate postcovidica. Tutti, dai resort a cinque stelle agli agriturismi, in ogni latitudine della penisola, dalle Alpi alle Murge, si stanno cimentando nell’ideazione di colazioni, pranzi e merende open air. Il fervore - a dirla tutta - riguarda più il mondo dell’ospitalità e della ristorazione, che un po’ per necessità un po’ per novità, asseconda il legittimo desiderio di riappropriarsi di grandi spazi aperti e di assaporare nuovamente un po’ di (distanziata) libertà.
Ma il picnic è anche - come si diceva in apertura - un’occasione conviviale estremamente democratica, alla portata di tutti, che richiede essenzialmente una buona compagnia, del cibo gustoso e un luogo all’aria aperta suggestivo e accogliente.

Picnic tra le vigne

Abbiamo interpellato Antonietta Acampora che dei picnic ha fatto il suo lavoro. Nel 2017 ha fondato Picnic Chic, il marketplace italiano specializzato in picnic, prima e unica piattaforma che consente di selezionarli e acquistarli senza doversi preoccupare di alcun aspetto organizzativo. Antonietta ha trasformato in professione una sua grande passione. Ha all’attivo migliaia di picnic. I primi con i genitori in Costiera Amalfitana. «Da piccola, dei picnic apprezzavo la felicità e la libertà, ora da adulta, rivivendo quell’esperienza, apprezzo i panorami, il relax, la condivisione e la bellezza di stare in compagnia con gli amici. Ho gustato picnic ovunque. In riva al mare, in un parco, su un molo, in una cantina, sulla neve, … ogni luogo può diventare tavola».



Antonietta ha le idee chiare sulle regole del picnic perfetto. «Sembrerà banale ma innanzitutto servono la giusta compagnia e materie prime di qualità. Sulla prima ognuno si regola da sé, mentre le seconde si trovano sul territorio, nei cari e vecchi alimentari, dove puoi ancora chiedere – se proprio non hai avuto tempo - di imbottirti un panino con formaggi e salumi locali». Non è sempre facile reperire gli indirizzi giusti. «Spesso è come un puzzle o una caccia al tesoro, dislocata tra caseifici, cantine, contadini e fruttivendoli. Abbiamo un grande patrimonio agroalimentare in Italia. Fondando Picnic Chic, ho voluto facilitare le cose, accorciare le distanze tra produttori e consumatori».

Antonietta Acampora

Altro fattore determinante è il tempo. Un pasto all’aperto ha ritmi lenti e rilassati. Non è un caso che si associ il picnic alla festa, alle giornate in cui il tempo non si misura con l’orologio ma in risate, partite a carte, sonnellini all’ombra di qualche frasca. «Non c’è spazio per la fretta dopo che si è stesa la coperta sul prato. E il tempo dei picnic è sempre tempo condiviso e regalato. Poi ovviamente è importante anche il tempo atmosferico. Ma negli anni ho imparato a godermi ogni condizione meteo, anche la neve, anche la pioggia leggera. È solo questione di organizzazione».

Ogni stagione è perfetta per un picnic. Il prato fiorito come quello innevato. «Certo, un picnic non è solo mangiare all’aperto, ma è soprattutto trovare il luogo perfetto e realizzare un equilibrio delicato tra cibo e territorio. Da questa prospettiva diventa un’occasione insolita per conoscere culture, tradizioni, scorci nascosti e anche le aziende locali».

Un picnic sulla spiaggia

Passando ai suggerimenti più pratici, il primo riguarda le stoviglie. La plastica non si addice al picnic. Bandite le posate e tovaglioli monouso. Per una scelta più eco-consapevole meglio optare per stoviglie in materiale naturale e riutilizzabile come il bambù. Sappiamo bene che esistono piatti e posate monouso biodegradabili e compostabili, ecologici ed ecosostenibili. Funzionali ma lontani dal fascino un po’ vintage di ceramica e vetro. “La cura dei dettagli è fondamentale. Il picnic è una coccola e tutto deve essere confortevole: una bella tovaglia di cotone (meglio a quadretti), tovaglioli di stoffa, una coperta, dei cuscini (se possibile) e poi stoviglie di ceramica”. Sul mercato c’è solo l’imbarazzo della scelta: dai cestini di vimini foderati di cotone vichy agli zaini in tessuto tecnico superaccessoriati.
Per i neofiti qualche consiglio in più. «Ciò che garantisce il buon esito un picnic è la scelta delle pietanze (e dei contenitori giusti). Meglio se sono tutte cose da spiluccare. No a salse e salsine. Sì a torte salate, focacce, frittate, quiche lorraine. Il tutto meglio se già porzionato. Ce lo suggerisce l’etimologia stessa di picnic, che dal francese rimanda a qualcosa di piccolo da spizzicare più volte. I pasti all’aperto più belli durano ore e alternano relax gioco e cibo. L’ultimo dei consigli è molto pratico, ma è il più utile. Mettere subito nel cestino il cavatappi. È l’oggetto in assoluto più dimenticato durante i picnic!».

Molto importante per un picnic è la compagnia

E dopo i consigli pratici, qualche suggerimento di destinazione. Antonietta è una vera enciclopedia dei picnic e soprattutto delle location. «Ogni picnic mi resta nel cuore. Faccio molta fatica a scegliere i miei preferiti o quelli che consiglierei. Ma ci provo. In Costiera Amalfitana, luogo che mi ha dato le origini e a cui sono molto legata, certamente meta di un picnic romantico è il Sentiero dell’Amore di Furore (Sa). C’è un punto ben preciso in cui si incontra un piccolo tavolino di pietra collocato dove l’itinerario si affaccia su Positano. Ecco quello è un mio luogo del cuore. Poi ho il ricordo di un pranzo a Norcia, durante una vacanza in mountain bike. Più precisamente a Castelluccio di Norcia che tutto conosciamo per i suoi campi di lenticchie fioriti. Fu un picnic semplicissimo: una bruschetta di pane locale e un po’ di tartufo nero. Colori e sapori che ho ancora impressi nella mente. E poi i picnic sulla neve, quelli in cantina. Quelli in riva al mare o sul molo, come quello che ho appena fatto sull’Isola La Certosa nella Laguna di Venezia: 22 ettari di natura selvaggia a 20 minuti da Piazza San Marco. Lì per il picnic sono d’obbligo i cicchetti, che – del resto- sono perfetti per dimensioni e varietà: crostini con baccalà mantecato, il mezzo uovo con l’acciuga e le sarde in saor».

Del resto Antonietta lo aveva detto fin dall’inizio: le regole del picnic perfetto sono tre: un luogo magico, cibo autentico e semplice e la giusta compagnia. Sulle prime due vi abbiamo dato qualche dritta... sulla terza ognuno ha già la sua risposta.

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Alberto Lupini


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