Roma, svelato il progetto per riqualificare hotel e ristoranti della mitica via Veneto

Grazie ai film di Federico Fellini è diventata la "via della dolce vita", la strada più celebre del mondo della città e ora si appresta a rilanciarsi grazie a una serie di imprenditori. Fra essi Briatore e Robert De Niro, impegnati a riqualificare storici locali che negli anni '60 esaltarono la Capitale

13 gennaio 2022 | 05:00
di Mariella Morosi

Via Vittorio Veneto (meglio nota come via Veneto), la strada più celebre del mondo nella città caput munti è un brand nel brand che secondo audaci progetti imprenditoriali starebbe per destarsi dalla sua sonnacchiosa immagine, dopo gli anni d'oro della Dolce Vita. L'idea è di riqualificare e rilanciare storici locali che negli anni Sessanta erano frequentati dalle star di Hollywood in sinergia con un progetto di ristrutturazione urbanistico avviato dal Comune.

Via Vittorio Veneto, nota al mondo grazie a Fellini, si rilancia

Via Vittorio Veneto si appresta a essere rilanciata, grazie a un gruppo di imprenditori che hanno deciso di riqualificare i suoi locali. Sarebbe un segnale di risveglio per i suoi alberghi, i bar, i ristoranti e i negozi penalizzati dalla pandemia che ha azzerato la presenza degli stranieri, come nel resto della città. Questa lunga strada alberata, larga 30 metri, che unisce piazza Barberini a Porta Pinciana, deve la sua immagine non tanto alla vittoria italiana sulle truppe austroungariche a Vittorio Veneto che pose fine alla Prima guerra mondiale a cui fu dedicata nel 1918, ma al film: «La dolce vita» di Federico Fellini. Capolavoro della settima arte, fenomeno di costume e chiave di lettura di una città tra la decadenza e il boom economico degli anni Sessanta, l'opera collocò questa strada come sfondo ricorrente degli anni luminosi e folli della Hollywood sul Tevere. Fu un momento magico destinato a segnare un'epoca, unico del genere ad entrare nella storia del cinema. Gli stessi interpreti del film, da Roberto Mastroianni ad Anita Ekberg fino alle maestranze , dissero poi di aver avuto la sensazione di vivere qualcosa di irripetibile.

Un passato di fasti da riprendere

Poi, spente le luci del set seguirono per questa strada anni e decenni di ordinaria esistenza, sostenuti da una memoria che andava via via svanendo, inutilmente ravvivata da iniziative ad uso dell'incoming turistico. I grandi alberghi e i famosi caffè una volta assediati dai paparazzi persero smalto e la grande via tornò ad essere soltanto tale, nonostante gli sforzi dell'Associazione Via Veneto presieduta da Teresa Donvito per rilanciarne l'immagine, in collaborazione del Campidoglio, anche ad uso dei cittadini romani.

Il rilancio passa da un pool di imprenditori e di attori hollywoodiani

Si è parlato anche di pedonalizzarla per renderla più fruibile e intanto un po' di luce è tornata, con l’installazione dei filari delle luminarie che avvolgono i 68 olmi e le 48 magnolie e che ne costeggiano i lati. Tuttavia gli alberghi denunciano poche presenze, alcuni sono chiusi o in ristrutturazione poichè per una vera ripresa, senza illusioni, si parla della primavera 2023. E' in questo quadro che fa sperare il capitolo che starebbe per aprirsi per via Veneto, almeno nelle intenzioni di alcuni imprenditori come Flavio Briatore, collezionista di successi a Porto Cervo, Montecarlo, Londra ed Emirati, nonostante il lockdown che neppure a lui ha fatto sconti. Sembra così che le luci della ribalta potrebbero riaccendersi anche grazie a Robert De Niro che ha in mente di aprire in collaborazione con lo stellatissimo chef giapponese Nobu Matsuhisa un ristorante fusion nello storico Grand Hotel Via Veneto che si presenterà tutto nuovo grazie alla partnership tra il suo Ceo Carlo Acampora e Nobu Hospitality con 122 camere e suite (una di ben 500 metri quadrati), spazi per eventi privati e corporate, fitness d'avanguardia e club lounge esclusivo. Tutto sarebbe pronto per l'estate, assicurano. Altri progetti sono in corso per un nuovo, sospirato debutto della strada, sia da parte degli alberghi e sia dei bar e dei numerosi negozi del lusso. 

I tentativi falliti

In effetti c'erano già stati dei precedenti di riqualificazione,  ma nessuno è riuscito davvero a sfondare per un nuovo appeal davvero attrattivo soprattutto per il turismo internazionale. In passato Ci hanno provato anche cordate tanto aggressive quanto di dubbia reputazione come avvenuto per il Cafè de Paris, umiliato da un sequestro e da un lungo processo. Ma stavolta, capofila di un entusiasmante progetto di rinascita è Briatore, Creso dal tocco magico, che punta sulla ristorazione in formula trendy per restituire a Via Veneto vitalità e divertimento assicurato.

Il rilancio che parte anche dal cibo

E' una conferma del cibo come prodotto culturale e sociale, intreccio mutante tra conoscenze e continuità, ma che inevitabilmente allenta il tradizionale rapporto con il territorio. Così sarà al Crazy Pizza, uno dei suoi due locali (l'altro sarà  il Crazy Cool, un nuovo format di gelaterie di lusso) dove la pizza sarà «chic, branchè, tutt'altro che cheap, servita in modo impeccabile e in ambiente elegante». Va da sè che il prezzo sarà adeguato allo standard, soprattutto se al top ci saranno tartufi e caviale, svincolando quel cibo popolare da scelte banali  e meglio se invece della solita birretta sarà servita una coppa di Champagne. Nessuna anticipazione invece sul menu firmato De Niro, ma a giudicare dai suoi precedenti anche la sua cucina sarà chic, intrigante e per palati raffinati. Vinceranno la scommessa? Il successo di Briatore e l'investimento di De Niro sarà ripagato da una Roma immobile con una vera svolta? Come ammise lo stesso attore, oggi sarebbe praticamente sul lastrico per le perdite dei suoi ristoranti di New York, oltre al gravoso impegno per l'esagerata richiesta di alimenti di una delle ex tre mogli e per dover mantenere sei figli.

Ci sarà anche la cucina romana?

E la cucina romana, nella in sacra versione originale, quella concreta e pastorale della cacio e pepe e della matriciana (in romanesco senza la "a") che posto avrà nella nuova offerta? Già quasi introvabile come la tradizione comanda, si dovrà cercarla in locali scampati allo spirito innovativo dell'ultima generazione di osti e trattori, oppure sarà servita ai nuovi turisti all'insegna del «famolo strano», magari con un tocco di wasabi? Sulla ristorazione e sul prestigio di cuochi stellati avevano puntato in un recente passato anche grandi alberghi come il Majestic. Prima con Filippo la Mantia poi migrato per un'altra breve stagione al Jumeirah Grand Hotel lasciando libero il posto a Massimo Roscioli. Ma anche il re del pesce diede poi forfait, rientrando senza rimpianti al ristorante di famiglia al Pantheon.

Gli alberghi dovranno puntare su accoglienza e stile

A vincere - si presume - sarà la grande e consolidata tradizione enogastronomica dei grandi alberghi che offrono cucina internazionale, senza dimenticare quella del  territorio, anzi valorizzandola in menu a tema abbinati a vini regionali e affidando la mixology a qualificati barman. E' così in alberghi che hanno resistito alla crisi senza mai chiudere come il Westin Excelsior Rome, per decenni al top dell'accoglienza nella Capitale, che quest’anno compie 116 anni e che ha predisposto un piano di rinnovo e restauro a partire dal 2023. Con 281 camere GrandLuxe e De Luxe e 35 suite ha avuto tra gli ospiti Joan Crawford, Orson Welles, Liz Taylor, Richard Burton, il principe Ranieri e Grace di Monaco, la famiglia Kennedy, Paul Newman, solo per citarne alcuni. Famoso il suo Bar anche per un iconico cocktail: quello del Cardinale dedicato negli anni '50 al porporato tedesco Robert Shumann da Giovanni Raimondo, pioniere del bartending romano. E' una variazione del Negroni, sostituendo il vermouth rosso con il vermouth dry, lasciando solo la buccia di limone. Oggi al ristorante e all'annesso Caffè Doney c'è lo chef James Foglieni, bergamasco,  solidamente insediato ai fornelli da ben 15 anni che non solo propone il meglio dell'italica tradizioni puntando ma sulla qualità e sulla freschezza, ma che per farlo ha "adottato" una fattoria da cui riceve giornalmente verdura, frutta e formaggi. «Il nostro menu è così perfettamente in linea con il culto del mangiar sano e del benessere a tavola - ha detto - Un impegno molto apprezzato dai nostri ospiti».

 

Il lustro dei grandi hotel e degli storici locali dove frequentati dalle star di hollywood

Anche  gli altri grandi alberghi come il Regina Hotel Baglioni con il suo ristorante «Brunello» o il Rome Marriot Grand Hotel Flora curano sempre più l'offerta cominciando dalla prima colazione fino a tutto l'arco delle 24h24. Nel primo la firma è di Luciano Sarzi Sartori la cui cucina è stata apprezzata da personaggi famosi come Jennifer Lopez e George Clooney, mentre al secondo è di Massimo Piccolo che propone squisite esperienze mediterranee alla Roof Top Terrace. Onore al merito inoltre a un locale leggendario: l'Harris Bar dove Frank Sinatra si esibiva al pianoforte tra un drink e l'altro e che ospitò al suo bancone vip, divi e anche qualche testa coronata o almeno decaduta. Tra boiserie e antichi stucchi nacquero molti amori e altrettanti finirono e pazienza se a goderne la magia sono oggi in pochi nonostante gli sforzi della proprietà di tenerne viva l'insegna. Ma ben poco è rimasto di allora  come, al civico 13,  la Rupe Tarpea, passata tra varie mani, dove si ballava con Marino Barreto e nell'intervallo si esibivano comici e ballerine esotiche.

«Via Veneto è dormiente, ma noi la sveglieremo»

«Via Veneto è dormiente, ma noi la sveglieremo», ha promesso Briatore. Comunque vadano i progetti di rilancio, resta una strada importante, con due ministeri, quello del lavoro e delle Politiche Sociali e quello dello Sviluppo Economico, con l'Ambasciata Americana a Palazzo Margherita, alcune sedi di istituzioni culturali, studi professionali, numerose attività commerciali e la Cripta della Chiesa dei Cappuccini. Per i nostalgici sarà sempre forte della propria storia, anche senza i paparazzi che documentavano (e provocavano) gossip e scazzottate, star del cinema e starlette in sogno di diventarlo. E senza mai dimenticare che la Via Veneto del film, hotel di lusso, bar e ristoranti compresi, fu quella ricostruita in tutti i particolari nel teatro N.5 di Cinecittà dal genio di Pietro Gherardi. «Nulla si sa, tutto si immagina», diceva non a caso Federico Fellini.

 

(Credito foto di apertura: Studio Pierpaolo Carletti)

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Alberto Lupini


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