Ristorazione dinamica a novembre, il recupero è avviato ma non mancano le incertezze

Secondo il rapporto sui consumi di Confimprese-EY, novembre 2021 ha chiuso al -13% rispetto allo stesso mese del 2019. Bene ristoranti e bar (-12%), male il canale viaggi (-26%). Sul Natale pesa l'incognita Covid

16 dicembre 2021 | 15:03

Il recupero dei consumi è ormai avviato, ma rischia di incespicare sulla quarta ondata. Nell'ultimo report dell'Osservatorio permanente su ristorazione, abbigliamento e non-food elaborato da Confimprese in collaborazione con Ernst & Young (EY) e relativo al mese di novembre 2021, il termine di riferimento non è più il 2020 ma il 2019. Un anno fa, di questi tempi, iniziavano le strette legate alla seconda ondata che rappresentò un colpo durissimo all'economia che sperava di essersi lasciata alle spalle il periodo più duro della pandemia. Così non fu. Tanto che, se paragonati ai dati di novembre 2020, quelli dello stesso mese dell'anno in corso parlano addirittura di un +131%. Mentre rispetto allo stesso mese del 2019 il ritardo è "solo" di 13 punti percentuali.

 

Ristorazione dinamica recupera fino al -12% a novembre

In generale, il progressivo annuale (ossia i dati dall'inizio dell'anno a novembre) mostra un +14% rispetto allo stesso periodo del 2020, ma ancora un -24% rispetto al 2019. A determinare questo risultato, le forti differenze fra i settori di attività considerati. Abbigliamento/accessori sono ancora pesantemente sotto nel progressivo annuale rispetto al 2019 con -27% e anche nel mese sono il settore più penalizzato, in flessione del -21% rispetto allo stesso mese di due anni fa. La ristorazione è il settore con le peggiori performance sul progressivo, -30% rispetto al 2019, ma mostra maggiori segnali di dinamicità nel recupero con -12% sul 2019 nel mese di novembre. Infine, la buona notizia arriva dal non food, che ha quasi chiuso il gap con periodo pre-pandemico raggiungendo un -2% sul progressivo anno e registrando un dato positivo sul mese di novembre (+8,8%) rispetto al 2020, grazie al positivo effetto di alcune categorie e operatori come quelli legati alla casa e alla tecnologia (nel mezzo c'è stato anche il Black Friday con vista sul Cyber Monday e le prime corse ai regali di Natale).

 

Il canale travel è ancora in sofferenza e le prospettive non aiutano

Per quanto riguarda i canali di vendita, il trend più brillante arriva dagli esercizi di prossimità (ossia quelli posti nelle zone periferiche delle metropoli e le shopping area delle città di provincia) che chiudono novembre a -13% sul progressivo anno rispetto allo stesso periodo del 2019. Niente da fare, invece, per il travel che non ha potuto contare sul consueto flusso di turisti internazionali autunnali bloccati dalle varie restrizioni sui viaggi (che dopo la decisione del Consiglio dei ministri del 14 dicembre sono stati oggetto di un ulteriore giro di vite): -26% rispetto a novembre 2019 e -49% sul progressivo anno. Dati che rischiano di peggiorare ulteriormente a seguito del propragarsi della quarta ondata, con il mondo del turismo che si prepara a un altro inverno difficile. Male anche i centri commerciali (-19,4% su novembre 2019 e -31,9% sul progressivo anno rispetto al periodo pre-pandemico) e le grandi vie dello shopping (-19,3% su novembre 2019 e -26% nel progressivo anno).

 

 

Nord-Est maglia nera a causa della quarta ondata

A livello geografico, è sempre il Sud a soffrire meno, sia nel mese (-5%) sia nel progressivo anno (-15%) rispetto al 2019. L’area Centro chiude novembre in linea con la media nazionale.
Andamento simile si riscontra al Nord-Ovest. Fanalino di coda il Nord-Est con un mese di novembre a -20% e un progressivo anno a -31%. Non a caso, è questo il territorio del Paese che ha rappresentato l'epicentro della quarta ondata con Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto alle prese con la zona gialla.

 

Anche senza restrizioni, pesano le incertezze sull'evoluzione della situazione sanitaria

«La fotografia di novembre - afferma Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese - delinea un rallentamento rispetto al mese di ottobre che, con un -6% rispetto al 2019, era stato il mese migliore da marzo 2020 e aveva fatto sperare in un pieno imminente recupero. Si assiste, dunque, a una parziale battuta di arresto sulla strada del recupero dei livelli pre-pandemia che mostra come, anche in assenza di restrizioni, le preoccupazioni dei consumatori per la crisi sanitaria e le prospettive economiche pongano serie limitazioni a una piena ripresa. Secondo una nostra ricerca consumatori sulle propensioni di spesa natalizia, su questa incidono sia il pessimismo per i prossimi mesi, tornato ai livelli di febbraio/marzo di quest’anno, sia gli acquisti effettuati durante il Black friday, in cui quasi una famiglia su tre ha approfittato degli sconti per comprare i regali di Natale e per il 24,2% questo avrà un impatto consistente sugli acquisti natalizi». Non sorprende, quindi, che anche a fronte di forti aumenti di spesa, il livello delle vendite di Natale si attesterebbe al massimo a un -22% rispetto al 2019.

 

«Rispetto alla crescita del mese precedente che è stata di circa il +10%, osserviamo un rallentamento nel mese di novembre dove le vendite risultano essere in linea a quelle del mese di ottobre. Particolarmente colpiti sono il settore abbigliamento e il canale dei centri commerciali, i cui dati sono rimasti “flat” rispetto a quelli di ottobre. Confermato il buon andamento nelle aree non metropolitane che questo mese registrano vendite simili a quelle del novembre 2019 rispetto alla media nazionale che registra -13%, a dimostrazione che i consumatori continuano a privilegiare anche nel periodo precedente al Natale i negozi di prossimità», ha sottolineato Stefano Vittucci, consumer products and retail sector leader di EY in Italia.


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Alberto Lupini


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