Qualcosa, forse, riaprirà dal
20 aprile (ristoranti compresi), ma per un vero ritorno alla normalità con il grosso delle riaperture bisognerà aspettare maggio. O forse no, tutto dipende da quanto veloce galopperà la campagna vaccinale. La linea del Governo è chiara: più dosi saranno somministrate in queste settimane, prima si riaprirà. Il
vaccino del resto si prospetta come l'unica arma efficace per uscire dalla pandemia, ma proprio per questo è una grande responsabilità che le Regioni devono sentirsi addosso perché le decisioni del
Governo su come e quando riaprire dipenderanno da quante dosi di vaccino verranno somministrate ai cittadini. Urge, insomma, una sveglia.
Lo ha detto chiaro e tondo il Premier
Mario Draghi nel corso della conferenza stampa di giovedì sera: «Avere delle date certe adesso significa che io conosca esattamente i dati rilevanti a una certa data futura. Cosa impossibile. Inoltre, ci sono molte diversità a livello regionale in tema di avanzamento della
campagna vaccinale. Questo per forza influirà sulle riaperture. Ma c'è la volontà di andare in questa direzione a partire dalle prossime settimane. Ci sarà una direttiva del generale
Figliuolo, in coordinamento con i ministri competenti, su come inserire il parametro delle vaccinazioni fra quelli che determineranno le
riaperture».
Gli ha fatto eco il ministro degli Affari regionali,
Mariastella Gelmini poche ore dopo a
Radio Anch’Io: «Chi vaccinerà di più riaprirà prima - ha detto - sapremo con il generale Figliuolo riprogrammare la campagna vaccinale nel tempo più breve possibile, alla gente dobbiamo dire che abbiamo usato finora la massima
precauzione, ma che bisogna vaccinarsi».
Parametri chiari, ora servono certezze
Bene, sui
parametri per riaprire ci siamo (abbastanza) ma quello che adesso urge più che mai è la data per riaprire, o quantomeno una data per iniziare a mettersi in moto perché - bisogna ricordarlo dato che dalle parti di
Palazzo Chigi non sembra essere entrato bene in mente -
bar, ristoranti e alberghi hanno bisogno di
giorni se non settimane per organizzare una vera e propria riapertura. La preoccupazione continua ad essere tanta in questo senso perché sia Draghi che Gelmini hanno detto che l’agenda dipende dall’andamento del
virus e che una data a oggi non la si può dare.
Se in periodo invernale lo si poteva forse comprendere anche a causa della tempesta generata dalle varianti, in questo periodo di
primavera non è più accettabile. Vero che la
curva è in evoluzione, nervosa, imprevedibile, ma l’esperienza dello scorso anno e le evidenze scientifiche che dicono come il caldo uccida il
Covid, non si può più fare la parte di chi brancola nel buio. Troppo poco, come ha detto Gelmini, fare vanto della riapertura di una parte delle
scuole e della volontà di riaprirne ancora di più già ad aprile (con l’anno scolastico agli sgoccioli e ormai compromesso), troppo poco dire che «
a maggio toccherà alle attività economiche». E, offensivo nei confronti della categoria, sentire il ministro al Turismo
Massimo Garavaglia che butta lì un 2 giugno come data per far ripartire il turismo, con annessa nota di Draghi che dice «spero anche prima».
I programmi per i ristoranti
Per quanto riguarda i ristoranti l’indicazione è di poter aprire anche già ad aprile, ma a condizioni molto stringenti. L’ipotesi che dovrebbe essere sottoposta agli esperti del
Comitato tecnico scientifico dopo il 20 aprile è quella di consentire l’apertura a pranzo ma con un orario ridotto che potrebbe terminare alle 15 o alle 16. In questo modo si eviterebbe l’ora dell’aperitivo e la possibilità di assembramenti fuori dai locali. Si pensa anche di rinnovare l’
esenzione dalla tassa per chi ha spazi all’aperto. Da questa ipotesi potrebbero essere esclusi, almeno nella prima fase, i
bar.
Possibile la ripresa - anche in questo caso con regole strette - per
cinema e teatri, musei e mostre. I protocolli sono già stati predisposti e il via libera del Cts è arrivato a fine febbraio, quando era stato previsto il via libera per il 27 marzo. Poi la situazione si è aggravata e tutto è stato rinviato. Ora si torna a sperare.
Il vertice di Fipe, ci sarà anche Bottura
Cavalcando la necessità di
programmare e per ribadire quanto sia importante (nonostante i primi stop di Draghi in persona)
Fipe-Confcommercio torna in piazza il 13 aprile (
piazza San Silvestro, Roma) e lo fa con un’assemblea straordinaria alla quale parteciperanno le sigle di tutte le componenti della galassia dei
Pubblici esercizi: titolari di bar e ristoranti, ovviamente, ma anche il mondo del catering e del banqueting, la ristorazione commerciale e collettiva, le discoteche, le imprese balneari e gli imprenditori del gioco legale e dell’intrattenimento. Tutti insieme per chiedere al governo proprio un programma per la riapertura definitiva delle loro attività, alcune delle quali sistematicamente chiuse da
14 mesi, e una data certa per avviarlo.
L’
assemblea, ordinata, pacifica e allo stesso tempo determinata come è nello stile della Federazione nazionale dei Pubblici esercizi, vedrà gli interventi di tanti piccoli imprenditori provenienti dalle diverse parti di Italia e che avranno modo di raccontare le loro storie di quotidiana disperazione. Sono inoltre previsti interventi del presidente di Confcommercio,
Carlo Sangalli, del presidente di Fipe,
Lino Enrico Stoppani e dello chef
Massimo Bottura, patron dell’Osteria Francescana di Modena.