I ristoranti riaprano il 18 maggio La Fipe lo chiede con una petizione
Migliaia di firme sono state già raccolte dalla Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, che vuole anticipare di due settimane la riapertura prevista il 1° giugno
29 aprile 2020 | 12:42
di Sergio Cotti
La richiesta di Fipe di riaprire i ristoranti il 18 maggio
Le 300mila imprese di pubblico esercizio, delle quali 50mila, secondo il presidente Fipe Lino Stoppani rischiano la chiusura, contano 1,2 milioni di addetti e producono 46 miliardi di valore aggiunto. Quel che chiedono, oggi, è di poter riprendere l’attività e lo fanno anche a nome di una filiera fatta di allevatori, agricoltori, pescatori, casari, trasportatori, e poi enologi, vignaioli, imbottigliatori, magazzinieri, trasformatori artigianali e industriali, che lavorano in gran parte anche con la ristorazione.
«Forse non è chiaro che così si mettono a rischio migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro – si legge nella petizione – Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti. Sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi mentre non è noto quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto delle stesse indicazioni che vengono dall’Inail secondo cui i pubblici esercizi sono attività a basso rischio e del serio protocollo che la categoria ha messo a punto per riaprire in sicurezza».
Gaetano Callà
Sul tema si è espresso anche Gaetano Callà, presidente di Fipe – Confcommercio della provincia di Rimini: «La data del 1° giugno annunciata per la riapertura dei pubblici esercizi – ha detto – è la condanna alla chiusura del settore. Il paravento della sicurezza sanitaria non regge più davanti a queste scelte. Le aziende del turismo e dei servizi, come quelle del commercio, sono pronte ad aprire in piena sicurezza, rispettando le norme del Protocollo sottoscritto il 24 aprile dalle parti sociali: ogni giorno di riapertura rinviato determina un ulteriore insostenibile aggravio per le nostre imprese, già vicine al collasso».
«Si conferma – ha aggiunto Callà – la mancata attenzione verso i bisogni delle nostre imprese da parte di un governo incapace di pianificare una “Fase 2” equa e coerente rispetto alle esigenze di tenuta sociale ed economica del Paese. Si ritiene sicuro far ripartire industrie con migliaia di lavoratori ma non le nostre attività, a dispetto anche delle indicazioni che vengono dall’Inail secondo cui i pubblici esercizi sono attività a basso rischio, e del serio protocollo che la categoria ha messo a punto per riaprire in sicurezza. Non possiamo più accettare lo squilibrio evidente di trattamento fra settori economici».
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Alberto Lupini