Ristoranti nel mirino dei criminali Anche a Firenze scatta l'allarme
Nel capoluogo toscano i ristoratori sono in crisi e le offerte di rilevamento fioccano. Alcune sono in malafede, altre sono più affidabili ma propongono pezzi stracciati. Le perdite arrivano fino all'80%
17 novembre 2020 | 11:30
Da mesi l’allarme è scattato e tuttora continua a tenere in apprensione il mondo della ristorazione e degli alberghi. È quello relativo alle proposte di acquisto di locali o strutture d’accoglienza che arrivando da soggetti o società non sempre chiare ed affidabili oppure da professionisti reali del settore, ma che tentano di approfittare della situazione di instabilità - economica e psicologica - per strappare un affare a cifre ridicole.
Allarme mafie in ristoranti e hotel: in primavera coinvolta Venezia
La preoccupazione circolava a Venezia (che ha perso 80 milioni di euro di fatturato con l’assenza dei turisti nel 2020) poco dopo lo sblocco della prima quarantena e riguardava gli alberghi; oggi invece il grido di aiuto arriva da un'altra città storica come Firenze e riguarda i ristoranti che, come in quasi tutti i centri storici, non lavorano praticamente più che siano in zona gialla, rossa o che possano aprire regolarmente, in settimana o nel weekend.
Cursano: Il Governo non lasci sole le imprese
Questi “tentatori” sono già stati ribattezzati “gli sciacalli del covid” e il presidente di Confcommercio Firenze, Aldo Cursano non usa mezze misure per inquadrare la situazione.
«Stiamo mettendo in guardia le nostre aziende - dice - da questo tipo di predatori, non tutti sono in buona fede. Purtroppo anche se le persone hanno paura di esporsi, ci sono stati casi di imprenditori che hanno ricevuto offerto di acquisto. Si tratta di singoli o si società che vorrebbero approfittare del periodo di disperazione che stiamo vivendo; a volte dicono che insieme all’azienda rileverebbero anche i debiti ma non sempre è così. Bisogna fare molta attenzione. Al Governo chiediamo di non lasciare sole le imprese, soprattutto nei centri storici siamo in terapia intensiva ed è più facile che imprenditori, oramai con debiti fino al collo, cedano».
L'agromafia vale 24,5 miliardi di euro
Un problema che riguarda tutta la filiera dell’agroalimentare e che ormai riguarda anche (e soprattutto) le attività del nord Italia. Proprio perché i tentacoli si allungano su più snodi riguardano tutto il sistema dell’Horeca che continua a fare gola dal momento che produce fatturati da miliardi di euro in condizioni “normali”. Il business criminale solo a tavola vale 24,5 miliardi di euro secondo la Direzione investigativa antimafia che stima in 5mila i ristoranti coinvolti in questo giro d'affari.
I ristoratori toscani hanno ottenuto da Conte una promessa d'aiuto
Gli fa eco Pasquale Naccari, presidente di Ristoratori Toscana, che nei giorni scorsi ha guidato la marcia dei cuochi da Firenze e a Roma per parlare con il premier Giuseppe Conte, ottenendo da lui l’impegno a fare tutto ciò che è necessario per uscire da questo periodo.
Stando ai numeri della Camera di Commercio di Firenze, sono 7mila le attività in sospeso in questo periodo con 30.650 dipendenti che dunque non riescono a lavorare. E chi si è affidato all’asporto almeno per tenere aperto registra perdite attorno all’80%. Secondo alcuni i fatturati di questo periodo si sono dimezzati del 50% rispetto al primo lockdown di marzo che già faceva segnare picchi in basso spaventosi.
Firenze nella morsa delle proposte indecenti
Allarme mafie in ristoranti e hotel: in primavera coinvolta Venezia
La preoccupazione circolava a Venezia (che ha perso 80 milioni di euro di fatturato con l’assenza dei turisti nel 2020) poco dopo lo sblocco della prima quarantena e riguardava gli alberghi; oggi invece il grido di aiuto arriva da un'altra città storica come Firenze e riguarda i ristoranti che, come in quasi tutti i centri storici, non lavorano praticamente più che siano in zona gialla, rossa o che possano aprire regolarmente, in settimana o nel weekend.
Cursano: Il Governo non lasci sole le imprese
Questi “tentatori” sono già stati ribattezzati “gli sciacalli del covid” e il presidente di Confcommercio Firenze, Aldo Cursano non usa mezze misure per inquadrare la situazione.
«Stiamo mettendo in guardia le nostre aziende - dice - da questo tipo di predatori, non tutti sono in buona fede. Purtroppo anche se le persone hanno paura di esporsi, ci sono stati casi di imprenditori che hanno ricevuto offerto di acquisto. Si tratta di singoli o si società che vorrebbero approfittare del periodo di disperazione che stiamo vivendo; a volte dicono che insieme all’azienda rileverebbero anche i debiti ma non sempre è così. Bisogna fare molta attenzione. Al Governo chiediamo di non lasciare sole le imprese, soprattutto nei centri storici siamo in terapia intensiva ed è più facile che imprenditori, oramai con debiti fino al collo, cedano».
L'agromafia vale 24,5 miliardi di euro
Un problema che riguarda tutta la filiera dell’agroalimentare e che ormai riguarda anche (e soprattutto) le attività del nord Italia. Proprio perché i tentacoli si allungano su più snodi riguardano tutto il sistema dell’Horeca che continua a fare gola dal momento che produce fatturati da miliardi di euro in condizioni “normali”. Il business criminale solo a tavola vale 24,5 miliardi di euro secondo la Direzione investigativa antimafia che stima in 5mila i ristoranti coinvolti in questo giro d'affari.
I ristoratori toscani hanno ottenuto da Conte una promessa d'aiuto
Gli fa eco Pasquale Naccari, presidente di Ristoratori Toscana, che nei giorni scorsi ha guidato la marcia dei cuochi da Firenze e a Roma per parlare con il premier Giuseppe Conte, ottenendo da lui l’impegno a fare tutto ciò che è necessario per uscire da questo periodo.
Stando ai numeri della Camera di Commercio di Firenze, sono 7mila le attività in sospeso in questo periodo con 30.650 dipendenti che dunque non riescono a lavorare. E chi si è affidato all’asporto almeno per tenere aperto registra perdite attorno all’80%. Secondo alcuni i fatturati di questo periodo si sono dimezzati del 50% rispetto al primo lockdown di marzo che già faceva segnare picchi in basso spaventosi.
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Alberto Lupini
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