Ristoranti e hotel strangolati dalle app. Pagamenti in ritardo e commissioni da usura

Sono circa 58.092 le imprese del turismo, della ristorazione e dei trasporti che utilizzano in Italia le piattaforme digitali per vendere prodotti e servizi. Molti problemi svelati da una ricerca su 40mila aziende con meno di tre addetti. Un problema già denunciato da Italia a Tavola e dalle associazioni di categoria

18 maggio 2023 | 18:16
di Nicholas Reitano

Con l'avvento di internet e il successivo boom di piattaforme digitali volte a migliorare i servizi di prenotazione per gli hotel, i proprietari si aspettavano di abbassare notevolmente la commissione da dover pagare ai tour operator e alle agenzie di viaggio (percentuale intorno al 10). Ma non è stato così. Anzi, la "tassa" si è raddoppiata, arrivando a toccare punte superiori al 20%. Certo, la tecnologia ha permesso a tutti di velocizzare e agevolare il sistema di prenotazione, ma dall'altro lato della medaglia continua a far registrare (molto) meno utile ai gestori. Per questo, più volte, nel corso degli ultimi anni, non sono mancati gli appelli dei principali difensori del settore, come Federalberghi e Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), e le denunce di Italia a Tavola. E ad oggi, come riferito da una ricerca condotta dall'Inap (Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche) su un campione di circa 40mila imprese con meno di tre addetti, pubblicata dal Corriere della Sera, sono circa 58.092 (pari al 19,4%) le imprese del turismo, della ristorazione e dei trasporti terrestri che utilizzano in Italia le piattaforme digitali per vendere i loro prodotti e servizi - tra commissioni stellari e pagamenti in ritardo.

Piattaforme digitali, il turismo è il settore che se ne avvale di più

Come riferito dalla ricerca, e come d'altronde ci si poteva attendere, il settore che si avvale più di ogni altro delle piattaforme digitali è il turismo, con il 42,1% delle imprese (38.615), con la penetrazione che è particolarmente accentuata tra gli affittacamere e bed&breakfast (76,9%) e alberghi (74,6%). E su questo tema, in inverno, in vista della stagione natalizia, Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, aveva denunciato e analizzato proprio questo strapotere delle piattaforme online: «Il livello delle commissioni che gli alberghi devono pagare su queste prenotazioni è molto alto. Sicuramente nessuna struttura alberghiera può fare a meno di queste piattaforme. Ma quando è arrivato Internet noi speravamo in un abbassamento dei costi di prenotazione, dal 10 per cento che noi pagavamo alle agenzie di viaggio speravamo che questa percentuale potesse scendere. Oggi invece ci troviamo di fronte a commissioni che vanno dal 20 al 30 per cento. Ecco perché noi incentiviamo i nostri turisti e i nostri clienti a contattare direttamente la struttura alberghiera, perchè sicuramente potranno trovare delle condizioni migliori».

Piattaforme digitali, la continua sofferenza del turismo

La situazione, rispetto a qualche mese fa, purtroppo non è cambiata. Ma come vi dicevamo questo problema sussiste da anni: infatti, il 14% si era legato contrattualmente a una piattaforma prima del 2014, probabilmente con l'auspicio di vedere miglioramenti negli anni a seguire. Missione fallita. Il rapporto di fatto continua e continuerà a favorire le piattaforme: lo dimostra il fatto che nel 70,3% dei casi sono loro a imporre clausole unilaterali. «Il potere di mercato delle piattaforme risulta particolarmente sbilanciato a sfavore degli operatori turistici e dei ristoratori che dichiarano, rispettivamente nel 73,6% e 64,5% dei casi, che le clausole “sono state stabilite unilateralmente dalla piattaforma”», si legge nel dossier dell'Inap.

Piattaforme digitali, pagamenti in ritardo a hotel e ristoranti

Nonostante la diffusione del ricorso alle piattaforme (app) nel settore della ristorazione sia «più omogenea» (sono oltre 13mila gli esercenti, 13%, che pur effettuando la somministrazione in loco prevedono l’asporto di cibo), bisogna registrare un problema di grande importanza per hotel e ristoranti ossia la questione degli incassi, con le app che trattengono i soldi a lungo, non rendendoli così fruibili ai proprietari sin da subito per investimenti e mantenimento del locale/impresa e pagamento del personale - nella ristorazione nel 92,4% dei casi gli incassi sono differiti nel tempo, dove anche più di due imprese su tre (il 68,2% del totale) sono costrette dalle norme contrattuali a canalizzare gli incassi attraverso le piattaforme digitali.

Insomma, il danno economico - con commissioni da usura e pagamenti in notevole ritardo - è decisamente alto per hotel e ristoranti, con gli addetti ai lavori che da anni alzano - a quanto pare, inutilmente - la voce nei confronti delle istituzioni, che, però, continuano a fare orecchie da mercante. La situazione già è tragica, ma se non verranno effettuati interventi nel breve si rischia di compiere un grandissimo e memorabilissimo bagno di sangue.

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Alberto Lupini


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