Ristoranti di Genova, dopo le proteste arriva il presidio anti-chiusure
Dopo la manifestazione in piazza Corvetto a Genova del 15 febbraio, i ristoratori puntano a creare un network regionale che coinvolga anche altre categorie, a partire dagli operatori dello spettacolo, contro le chiusure
17 febbraio 2021 | 15:27
Ieri la protesta. Oggi la consapevolezza. I ristoratori genovesi scesi in piazza per protestare contro la chiusura dei locali dovuta al passaggio in zona arancione comunicato solo poche ore prima di San Valentino, hanno deciso di non fermarsi qui. Al via un presidio settimanale e la costruzione di una rete che possa coinvolgere altre città e categorie.
L'evoluzione della protesta
Ogni lunedì, finché le regole del gioco non cambieranno, i titolari di bar, ristoranti e pubblici esercizi in genere si ritroveranno nella centrale piazza Corvetto, a due passi dalla prefettura. Un appuntamento che, nella giornata del 22 febbraio, coinvolgerà anche la città di Savona. Mentre il giorno dopo, il 23, sempre a Genova saranno i lavoratori dello spettacolo ad alimentare la protesta. E da questo intreccio potrebbe presto nascere una rete di supporto e solidarietà fra i professionisti di diverse categorie legati dalle conseguenze della pandemia sulla propria attività.
L’alleanza, però, deve tener conto della realtà che, volenti o nolenti, passa dal ritmo di propagazione del virus. Un rischio a cui i 500 partecipanti della manifestazione del 15 febbraio potrebbero dover rispondere con il pagamento di una multa per la violazione degli accordi sulla tipologia di manifestazione messa in atto (che doveva essere statica ma ben presto si è trasformata in un corteo).
«Non siamo balck bloc – ha affermato Enrico Vinelli, titolare dell’Hostaria Ducale e neo-responsabile regionale del Movimento imprese ospitalità (Mio), a Il Giornale del Piemonte e della Liguria – Pensiamo di organizzare un presidio. O forse un evento che non crei disagio ma che sia ugualmente di effetto, per farci sentire e vedere, senza disturbare e rispettando le regole». Obiettivo: non alienarsi il supporto della città.
La manifestazione del 15 febbraio
La protesta del 15, infatti, iniziata in piazza Corvetto si è poi spostata verso la vicina sopraelevata, una delle principali arterie della città, bloccandola. Un’azione che, tuttavia, non ha innescato le proteste della cittadinanza. Nemmeno nei due momenti di maggiore tensione. Il primo quando un’auto con a bordo un medico ha cercato di forzare il blocco. Il secondo quando un’altra auto, in via XX Settembre, ha urtato una manifestate (illesa). In entrambi i casi, a calmare gli animi è intervenuta la Digos.
Le richieste del settore
Avvenimenti che non hanno comunque silenziato le richieste dei manifestanti, ascoltati dal presidente della Regione, Giovanni Toti, e dal prefetto di Genova, Carmen Perrotta. A loro è stato consegnato un documento unitario firmato dai Ristoratori uniti della Liguria, Fipe-Confcommercio, Fiepet-Confesercenti, Federazione cuochi Genova e Tigullio in cui sono riassunte le richieste del settore:
Piazza Corvetto a Genova, sede della protesta dei ristoranti
L'evoluzione della protesta
Ogni lunedì, finché le regole del gioco non cambieranno, i titolari di bar, ristoranti e pubblici esercizi in genere si ritroveranno nella centrale piazza Corvetto, a due passi dalla prefettura. Un appuntamento che, nella giornata del 22 febbraio, coinvolgerà anche la città di Savona. Mentre il giorno dopo, il 23, sempre a Genova saranno i lavoratori dello spettacolo ad alimentare la protesta. E da questo intreccio potrebbe presto nascere una rete di supporto e solidarietà fra i professionisti di diverse categorie legati dalle conseguenze della pandemia sulla propria attività.
L’alleanza, però, deve tener conto della realtà che, volenti o nolenti, passa dal ritmo di propagazione del virus. Un rischio a cui i 500 partecipanti della manifestazione del 15 febbraio potrebbero dover rispondere con il pagamento di una multa per la violazione degli accordi sulla tipologia di manifestazione messa in atto (che doveva essere statica ma ben presto si è trasformata in un corteo).
«Non siamo balck bloc – ha affermato Enrico Vinelli, titolare dell’Hostaria Ducale e neo-responsabile regionale del Movimento imprese ospitalità (Mio), a Il Giornale del Piemonte e della Liguria – Pensiamo di organizzare un presidio. O forse un evento che non crei disagio ma che sia ugualmente di effetto, per farci sentire e vedere, senza disturbare e rispettando le regole». Obiettivo: non alienarsi il supporto della città.
La manifestazione del 15 febbraio
La protesta del 15, infatti, iniziata in piazza Corvetto si è poi spostata verso la vicina sopraelevata, una delle principali arterie della città, bloccandola. Un’azione che, tuttavia, non ha innescato le proteste della cittadinanza. Nemmeno nei due momenti di maggiore tensione. Il primo quando un’auto con a bordo un medico ha cercato di forzare il blocco. Il secondo quando un’altra auto, in via XX Settembre, ha urtato una manifestate (illesa). In entrambi i casi, a calmare gli animi è intervenuta la Digos.
Le richieste del settore
Avvenimenti che non hanno comunque silenziato le richieste dei manifestanti, ascoltati dal presidente della Regione, Giovanni Toti, e dal prefetto di Genova, Carmen Perrotta. A loro è stato consegnato un documento unitario firmato dai Ristoratori uniti della Liguria, Fipe-Confcommercio, Fiepet-Confesercenti, Federazione cuochi Genova e Tigullio in cui sono riassunte le richieste del settore:
- superamento del criterio di calcolo per l’assegnazione degli aiuti economici;
- contributi a fondo perduto parametrati su base annua;
- chiusura dei locali solo in zona rossa e apertura serale in zona gialla fino alle 22;
- decontribuzione dell’occupazione;
- prolungamento degli ammortizzatori sociali;
- azzeramento dell’Iva sulla somministrazione durante il periodo di crisi;
- esenzione del Canone unico e della Tari;
- prosecuzione del credito d’imposta sugli affitti commerciali per il 2021.
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Alberto Lupini
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