Ristoranti del Buon Ricordo: «Riaprire? Ma per chi?»
L'Unione dei ristoratori che lavorano per promuovere la tradizione gastronomica italiana lanciano un terzo allarme riflettendo sulla Fase 2 della ristorazione
19 maggio 2020 | 12:47
Dopo due allarmi già lanciati quando si stava decidendo come riaprire i ristoranti di tutta Italia, ora l'Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo ne lancia un terzo, commentando negatviamente quanto deciso.
«Il nostro mondo - si legge in una nota - il mondo della ristorazione italiana ancora si interroga e vaga senza certezze. La cassa integrazione per i nostri dipendenti, ancora non si è monetizzata. Il palleggio di decisioni tra governo centrale e regioni ha portato, last minute, a dare la possibilità di aprire le nostre attività per oggi lunedì 18 maggio. Peccato che il Dpcm e le varie ordinanze regionali contenenti il famoso protocollo con le regole da seguire sia arrivato solo qualche ora prima. Una barzelletta!».
Critiche neanche tanto velate anche alle tempistiche scelte per annunciare come ridisegnare i locali: «Il 18 maggio la ristorazione italiana è stata invitata ad riaprire di corsa, rischiando di non riuscire a essere pronta dal punto di vista della sicurezza sanitaria, senza aver visto monetizzarsi praticamente ancora nessun aiuto economico, con pesanti dubbi legati al rinnovo delle 9 settimane di cassa integrazione, con la scure della responsabilità penale sulla testa e con norme regolamentari che, unite al clima negativo diffuso, porteranno ad un calo di fatturato previsto attorno all’80%».
Tanta la voglia di riaprire, tornare a i fornelli e servire i propri clienti ai tavoli: «Noi dell’Unione Ristoranti del Buon Ricordo, che da 56 anni difendiamo la cucina della tradizione e che abbiamo sempre avuto come focus il turismo enogastronomico, non possiamo tradire la nostra storia. Tutti quanti vorremmo aprire. I nostri associati fremono ma sono combattuti. Tutti quanti sappiamo che sarà impossibile fare profitto. Noi siamo abituati a saldare fornitori e dipendenti. Non possiamo rinnegare il nostro passato».
Tanta incertezza su cosa accadrà nelle prossime settimane: «Alcuni di noi apriranno lo stesso nei prossimi giorni per assicurare un servizio di ristorazione, necessario in alcune zone, ma come Unione Ristoranti del Buon Ricordo, al momento, non siamo messi nelle condizioni di svolgere la nostra missione legata al Turismo Enogastronomico. Confini regionali ed europei sono chiusi. In tantissimi aspetteremo quindi tempi migliori».
Infine, l'appello: «Il nostro appello è rivolto quindi alle istituzioni: aprite l’Italia. Torniamo alla libera circolazione, al turismo. Regaliamo positività agli italiani. Abbiate fiducia di noi imprenditori. Tutto il mondo ci invidia. Se davvero ci sarà da dover continuare a lottare con questo virus, lo faremo ma con il sorriso. Il clima di paura che tutte queste limitazioni instaurano non porterà a nulla di buono. Noi non siamo per le proteste eclatanti ma il settore è davvero con i nervi tesi».
Altro allarme dei ristoratori
«Il nostro mondo - si legge in una nota - il mondo della ristorazione italiana ancora si interroga e vaga senza certezze. La cassa integrazione per i nostri dipendenti, ancora non si è monetizzata. Il palleggio di decisioni tra governo centrale e regioni ha portato, last minute, a dare la possibilità di aprire le nostre attività per oggi lunedì 18 maggio. Peccato che il Dpcm e le varie ordinanze regionali contenenti il famoso protocollo con le regole da seguire sia arrivato solo qualche ora prima. Una barzelletta!».
Critiche neanche tanto velate anche alle tempistiche scelte per annunciare come ridisegnare i locali: «Il 18 maggio la ristorazione italiana è stata invitata ad riaprire di corsa, rischiando di non riuscire a essere pronta dal punto di vista della sicurezza sanitaria, senza aver visto monetizzarsi praticamente ancora nessun aiuto economico, con pesanti dubbi legati al rinnovo delle 9 settimane di cassa integrazione, con la scure della responsabilità penale sulla testa e con norme regolamentari che, unite al clima negativo diffuso, porteranno ad un calo di fatturato previsto attorno all’80%».
Tanta la voglia di riaprire, tornare a i fornelli e servire i propri clienti ai tavoli: «Noi dell’Unione Ristoranti del Buon Ricordo, che da 56 anni difendiamo la cucina della tradizione e che abbiamo sempre avuto come focus il turismo enogastronomico, non possiamo tradire la nostra storia. Tutti quanti vorremmo aprire. I nostri associati fremono ma sono combattuti. Tutti quanti sappiamo che sarà impossibile fare profitto. Noi siamo abituati a saldare fornitori e dipendenti. Non possiamo rinnegare il nostro passato».
Tanta incertezza su cosa accadrà nelle prossime settimane: «Alcuni di noi apriranno lo stesso nei prossimi giorni per assicurare un servizio di ristorazione, necessario in alcune zone, ma come Unione Ristoranti del Buon Ricordo, al momento, non siamo messi nelle condizioni di svolgere la nostra missione legata al Turismo Enogastronomico. Confini regionali ed europei sono chiusi. In tantissimi aspetteremo quindi tempi migliori».
Infine, l'appello: «Il nostro appello è rivolto quindi alle istituzioni: aprite l’Italia. Torniamo alla libera circolazione, al turismo. Regaliamo positività agli italiani. Abbiate fiducia di noi imprenditori. Tutto il mondo ci invidia. Se davvero ci sarà da dover continuare a lottare con questo virus, lo faremo ma con il sorriso. Il clima di paura che tutte queste limitazioni instaurano non porterà a nulla di buono. Noi non siamo per le proteste eclatanti ma il settore è davvero con i nervi tesi».
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Alberto Lupini
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