Ristoranti de L’Espresso, è caos Ma le guide hanno ancora senso?
Con una lettera pubblicata sul proprio profilo Facebook, Nino Aiello (ex capoarea e ispettore per la Sicilia della Guida dei Ristoranti de L’Espresso) ha raccontato del suo licenziamento avvenuto ad ottobre
22 gennaio 2020 | 18:20
Tutto via social a quanto pare, tutto virtuale, tutto fatuo e quindi discutibile. Così come discutibile e reo di prestare il fianco a tante controversie è ormai il mondo delle guide. A riaccendere la questione - già emersa in occasione della pubblicazione della Michelin Italia - è Nino Aiello (capoarea e ispettore per la Sicilia della Guida dei Ristoranti de L’Espresso) che con una lettera pubblicata sul proprio profilo Facebook ha raccontato del licenziamento che ha subito da parte del direttore Enzo Vizzari ad ottobre.
Così Aiello ha contatto il ristorante spiegandogli i fatti, chiedendo di farsi mandare alcuni piatti e una ricevuta come se fosse stato a pranzare da loro. Il ristorante gli ha concesso il “favore”, ma una volta aperta la guida e visto che Aiello non gli aveva assegnato nessun Cappello (il simbolo con il quale la guida giudica i ristoranti) ha denunciato il tutto su Facebook.
Il direttore Vizzari ha letto e ha licenziato in tronco Aiello. Il quale, però, oltre a non digerire la scelta, non ha mandato giù nemmeno il fatto che tutto sia avvenuto via social. Non è chiaro cosa intenda per “via social” visto che non risultano post di Vizzari che “licenziano” Aiello.
Cronachedigusto, che ha ricevuto per primo la lettera di Aiello, l’ha pubblicata. Vizzari ha subito commentato a margine del pezzo dando la sua versione dei fatti, che noi riportiamo di seguito:
«Nino Aiello ha redatto e inserito in Guida una scheda relativa a un ristorante da lui non visitato, con tanto di data della visita; ha allegato alla scheda una ricevuta fiscale “falsa”, non avendo lui visitato il ristorante; non ha in alcun modo informato la direzione della Guida della vicenda che ora rivela con profusione di dettagli. Tutto ciò ha rappresentato una violazione del contratto che regola i rapporti fra l’Editore e i collaboratori della Guida e, prima ancora, un'inaccettabile, oggettiva caduta etico-professionale».
Si può discutere a lungo su chi abbia ragione, ma è chiaro che questa lite - con tanto di dettagli - apre un’altra voragine all’interno della credibilità che le guide enogastronomiche possano avere di questi tempi. Forse un po’ più di pensieri alla soddisfazione del cliente piuttosto che a quella dei critici gioverebbe a tutto il settore.
Nino Aiello e Enzo Vizzari
Per Aiello si tratta di mistificazione della realtà. Stando alla sua versione i fatti sono questi: lui, per impegni personali, non è riuscito a visitare il ristorante il “Consiglio di Sicilia” di Scicli, a Donnalucata, in provincia di Ragusa. Lo ha visitato però la collega Eleonora Cozzella per scriverne un pezzo da pubblicare su Repubblica Sapori. Successivamente Aiello ha contatto Cozzella per farsi dare un giudizio del locale. Raccontatogli il tutto si è trovato d’accordo con lei, ma non sul giudizio finale.Così Aiello ha contatto il ristorante spiegandogli i fatti, chiedendo di farsi mandare alcuni piatti e una ricevuta come se fosse stato a pranzare da loro. Il ristorante gli ha concesso il “favore”, ma una volta aperta la guida e visto che Aiello non gli aveva assegnato nessun Cappello (il simbolo con il quale la guida giudica i ristoranti) ha denunciato il tutto su Facebook.
Il direttore Vizzari ha letto e ha licenziato in tronco Aiello. Il quale, però, oltre a non digerire la scelta, non ha mandato giù nemmeno il fatto che tutto sia avvenuto via social. Non è chiaro cosa intenda per “via social” visto che non risultano post di Vizzari che “licenziano” Aiello.
Cronachedigusto, che ha ricevuto per primo la lettera di Aiello, l’ha pubblicata. Vizzari ha subito commentato a margine del pezzo dando la sua versione dei fatti, che noi riportiamo di seguito:
«Nino Aiello ha redatto e inserito in Guida una scheda relativa a un ristorante da lui non visitato, con tanto di data della visita; ha allegato alla scheda una ricevuta fiscale “falsa”, non avendo lui visitato il ristorante; non ha in alcun modo informato la direzione della Guida della vicenda che ora rivela con profusione di dettagli. Tutto ciò ha rappresentato una violazione del contratto che regola i rapporti fra l’Editore e i collaboratori della Guida e, prima ancora, un'inaccettabile, oggettiva caduta etico-professionale».
Si può discutere a lungo su chi abbia ragione, ma è chiaro che questa lite - con tanto di dettagli - apre un’altra voragine all’interno della credibilità che le guide enogastronomiche possano avere di questi tempi. Forse un po’ più di pensieri alla soddisfazione del cliente piuttosto che a quella dei critici gioverebbe a tutto il settore.
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