Ristoranti, a dicembre crisi nera. -66,8% di consumi rispetto a dicembre 2019
Secondo i dati dell'Osservatorio sui consumi, l'ultimo mese dell'anno conferma la sofferenza dei ristoranti. In leggero recupero abbigliamento e non food, che rimangono negativi. Stabile la crescita dell'e-commerce
19 gennaio 2021 | 16:11
Il 2020 si è chiuso con un calo drammatico dei consumi. Il confronto dell’Osservatorio Confimprese-EY fra dicembre 2019 e 2020 non lascia spazio a interpretazioni: -46,6% nei settori della ristorazione, abbigliamento e non food. Il crollo maggiore si registra fra i ristoranti che scontano un -66,8% dovuto soprattutto alle chiusure nel weekend.
Maglia nera di una classifica a tinte fosche, il food non è riuscito a giovare nemmeno della chiusura dei centri commerciali che hanno lasciato campo libero alle vie dello shopping cittadine (con performance comunque in calo del -32,2%).
Le evidenze dell’Osservatorio
Sebbene il mese di dicembre 2020 abbia rappresentato un recupero su novembre (quando Confimprese-EY registravano un -67,1% di consumi), il protrarsi delle restrizioni ha impattato negativamente sulla chiusura dell’anno. A livello merceologico, oltre alla ristorazione, soffrono anche l’abbigliamento (che si ferma a -45%) e il non food (-29,3%).
Leggendo i dati per aree geografiche, e rispetto alle rilevazioni dei mesi precedenti, si osserva una maggiore omogeneità dei trend. La flessione più marcata si registra nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) con -52,5%, seguita dall’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -47,1%, dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -45,9% per finire con l’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che chiude il mese a -43,7%.
Stabile anche l’e-commerce che, a differenza dell’exploit registrato a novembre (+92,6%), cresce “solo” del +54,9% rispetto al dicembre 2019. A incidere, i primi passi del cashback che, almeno in parte, hanno favorito il ritorno nei punti vendita fisici.
Le prospettive
«Il totale anno a -38,9%, con punte -46,8% per la ristorazione e -59,7% per il canale travel, preannuncia pesantissimi effetti sui bilanci delle aziende del settore con conseguenti presumibili ricadute su occupazione e investimenti. Le indicazioni sui primi 10 giorni di gennaio, con un calo di traffico nei centri commerciali intorno al -50%, non danno segnali di miglioramento nel breve periodo», afferma Mario Maiocchi, direttore del Centro studi retail di Confimprese.
Una situazione in cui risultano «sempre più necessari e urgenti interventi di supporto al settore con particolare riferimento alla tematica degli affitti che, con cali di fatturato di tale entità, non possono e non devono rimanere un costo fisso», conclude Maiocchi.
Più ottimista Paolo Lobetti Bodoni, med business consulting leader di EY: «Facciamo il bilancio di un anno molto difficile. Tuttavia, si registra uno scenario diverso rispetto al fisiologico +40% raggiunto usualmente nel mese di dicembre su novembre. Quest’anno le vendite nei negozi fisici sono più che raddoppiate (+110%), mentre le vendite online in valore assoluto sono rimaste simili (+2% vs novembre 2020). Da ciò possiamo ritenere che il consumatore tornerà ad acquistare nei negozi fisici, non appena le restrizioni si allenteranno».
La ristorazione maglia nera dei consumi: -66,8% a dicembre 2020 (vs. dicembre 2019)
Maglia nera di una classifica a tinte fosche, il food non è riuscito a giovare nemmeno della chiusura dei centri commerciali che hanno lasciato campo libero alle vie dello shopping cittadine (con performance comunque in calo del -32,2%).
Le evidenze dell’Osservatorio
Sebbene il mese di dicembre 2020 abbia rappresentato un recupero su novembre (quando Confimprese-EY registravano un -67,1% di consumi), il protrarsi delle restrizioni ha impattato negativamente sulla chiusura dell’anno. A livello merceologico, oltre alla ristorazione, soffrono anche l’abbigliamento (che si ferma a -45%) e il non food (-29,3%).
Leggendo i dati per aree geografiche, e rispetto alle rilevazioni dei mesi precedenti, si osserva una maggiore omogeneità dei trend. La flessione più marcata si registra nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) con -52,5%, seguita dall’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -47,1%, dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -45,9% per finire con l’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che chiude il mese a -43,7%.
Stabile anche l’e-commerce che, a differenza dell’exploit registrato a novembre (+92,6%), cresce “solo” del +54,9% rispetto al dicembre 2019. A incidere, i primi passi del cashback che, almeno in parte, hanno favorito il ritorno nei punti vendita fisici.
Le prospettive
«Il totale anno a -38,9%, con punte -46,8% per la ristorazione e -59,7% per il canale travel, preannuncia pesantissimi effetti sui bilanci delle aziende del settore con conseguenti presumibili ricadute su occupazione e investimenti. Le indicazioni sui primi 10 giorni di gennaio, con un calo di traffico nei centri commerciali intorno al -50%, non danno segnali di miglioramento nel breve periodo», afferma Mario Maiocchi, direttore del Centro studi retail di Confimprese.
Una situazione in cui risultano «sempre più necessari e urgenti interventi di supporto al settore con particolare riferimento alla tematica degli affitti che, con cali di fatturato di tale entità, non possono e non devono rimanere un costo fisso», conclude Maiocchi.
Più ottimista Paolo Lobetti Bodoni, med business consulting leader di EY: «Facciamo il bilancio di un anno molto difficile. Tuttavia, si registra uno scenario diverso rispetto al fisiologico +40% raggiunto usualmente nel mese di dicembre su novembre. Quest’anno le vendite nei negozi fisici sono più che raddoppiate (+110%), mentre le vendite online in valore assoluto sono rimaste simili (+2% vs novembre 2020). Da ciò possiamo ritenere che il consumatore tornerà ad acquistare nei negozi fisici, non appena le restrizioni si allenteranno».
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Alberto Lupini
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