Ristorante stellato obbliga i bambini a restare seduti a tavola: scoppia la polemica

Il tam-tam sui social è rimbalzato quando un padre di famiglia ha denunciato su Twitter la richiesta del ristorante Ó Fragón a Fisterra (in provincia di La Coruña, in Galizia, nella zona nord-ovest del Paese) esprimendo il proprio disappunto per l'obbligo, visto come una grave discriminazione nei confronti dei bambini

10 maggio 2023 | 11:31

Ha fatto il giro del web la notizia che riguarda il ristorante stellato spagnolo Ó Fragón a Fisterra (in provincia di La Coruña, in Galizia, nella zona nord-occidentale del Paese) e la decisione di obbligare i bambini a restare seduti a tavola per tutta la durata del pasto, aprendo così tanti dibattiti sui social. La polemica è divampata dopo che un padre di famiglia ha espresso il suo disappunto per l'obbligo, vissuto come una discriminazione.

Bambini obbligati a restare seduti al ristorante, la denuncia di un padre

La “denuncia” è arrivata su Twitter, dove un padre, che voleva prenotare per i suoi bambini, ha espresso tutta la propria rabbia e amarezza per la richiesta del ristorante: «Ho due figli – ha affermato - sono andato a prenotare in un noto ristorante della Costa da Morte. Leggo sul web: “I bambini sotto i 12 anni devono rimanere seduti durante tutto il pasto. Se venite con i bambini chiamate prima di prenotare”. Ditemi voi, dissuasivo, intimidatorio o discriminatorio?». Naturale il boom di reazioni e commenti sotto il tweet, di cui la maggior parte a favore del ristorante.

Il ristorante stellato Ó Fragón giustifica la scelta di obbligare i bambini a restare seduti

Come riferito dal giornale iberico El Español, i titolari del locale, hanno rivelato che le indicazioni rivolte ai bambini compaiono «sul sito per il bene dei clienti: il ristorante è circondato da vetrate, in passato sono già accaduti incidenti e alcuni bambini si sono persi in una zona di montagna non lontana». Insomma, la linea del ristorante è ferrea e si appella ad alcuni episodi recenti che hanno costretto il Ó Fragón a prendere - per quanto sia poco etica - questa scelta.

Bambini obbligati a restare seduti al ristorante, le reazioni sui social

Come dicevamo prima, sono numerosi gli user sui social che hanno mostrato la loro propensione alla scelta del ristorante. Per diversi utenti, infatti, «clienti e lavoratori non devono sopportare i figli degli altri. Se non ti piace il divieto di correre e schiamazzare nel locale, portali a fare un picnic». E ancora: «Penso che sia perfetto per il ristoratore che intende fornire un buon servizio al resto dei commensali che non devono sopportare la poca educazione di tanti papà e mamme. Se ne fregano dei figli e non solo al ristorante». Infine: «Sono totalmente d'accordo con il ristoratore, se i figli non sono educati non portarli fuori a mangiare, gli altri non devono sopportare i bambini che corrono e urlano tra i tavoli».

Bambini al ristorante, una situazione delicata di lunga data

Il tema non è nuovo. E ci sono stati casi ben diversi - e più forti. Nel corso degli anni, infatti, sono stati diversi gli episodi di ristoranti che non hanno permesso l'ingresso di bambini all'interno dei locali. Una scelta, giudicata non discriminatoria da parte dei gestori, per mantenere un clima sereno e di pace in un momento di relax per i clienti. Ne va, poi, in un certo senso, anche l'immagine del locale, che rischierebbe di avere recensioni negative dopo episodi imbarazzanti e disagianti.

Ovviamente il segnale, come aveva dichiarato il proprietario del ristorante Oasi Marina nel quartiere di Villa Gordiani, è diretto principalmente a quei genitori che «non hanno rispetto per gli altri», ma ciò è bastato a sollevare la polemica, con vere e proprie accuse di razzismo «che trovo davvero assurde - dice il ristoratore -, ed è evidente che non sanno che persona sono. La cosa che mi fa specie è che chi si è indignato e ha montato la polemica non ci conosce nemmeno, non è mai venuto a mangiare qui. Il ristorante è, e sempre sarà, aperto a tutte le persone educate. E non ho intenzione di fare alcun passo indietro».

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Alberto Lupini


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