Rissa per il bagno in un bar. La Fipe: «Mancato buon senso da entrambe le parti»

Spiacevole situazione registrata sulla laguna. In un bar del centro scoppia un parapiglia tra camerieri e turisti che volevano usufruire del bagno senza effettuare nessuna consumazione. La Fipe condanna la mancanza di buon senso da entrambe le parti, ma specifica: «Consumazione obbligatoria per usare i servizi igienici» E la legge in merito è chiara

26 settembre 2023 | 12:19
di Alessandro Creta

Si erano recati in un bar non per concedersi un caffè o uno spuntino, non per una consumazione ma per usufruire del servizio toilette. La situazione è però subito degenerata, con una rissa scoppiata tra un gruppo di turisti asiatici e i camerieri del locale sulla laguna. Il tutto immortalato dai passanti in video che in pochi giorni hanno fatto il giro del web. Un parapiglia scatenatosi tra quattro stranieri e sette camerieri del Gran Caffè Chioggia di piazza San Marco a Venezia. Il motivo dei disordini? Per l’appunto, stando almeno a quanto riferisce La Nuova Venezia, il rifiuto da parte del personale del bar ai turisti di poter utilizzare il bagno senza aver consumato nulla. Per commentare la spiacevole vicenda, inutilmente degenerata in violenza, abbiamo contattato Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi).

Rissa dopo la toilette negata, Fipe: «C’è stata mancanza di buon senso» 

«Mantenere un bagno significa costi di manutenzione, quindi delle spese – dice Stoppani – Detto ciò sarebbe preferibile fare affidamento sempre sul buon senso delle persone, i motivi per litigare devono essere altri e non di certo l’uso di un bagno». 

«Detto ciò – continua il presidente della Fipe – da rappresentante di categoria ribadisco come l’uso dei bagni nelle attività di pubblico esercizio sia riservata ai clienti. Sul tema c’è una sentenza del Tar di Firenze di poco pi di 10 di anni fa che ribadisce questa posizione, riferita a tutti i costi necessari per mantenere in servizio e agibile il bagno in un esercizio pubblico. Allestire un bagno per chiunque, turisti, passanti o chicchessia, non è compito dei pubblici esercizi che legittimamente riservano tale possibilità limitatamente ai propri clienti. La gestione di una toilette dopotutto rappresenta un costo per il titolare, che deve mantenere sempre pulito, in ordine e igienizzato il bagno. Quindi è un’attività che impone delle spese. Per questo l’uso della toilette è da ritenere un servizio allargato rispetto a quello di pubblico esercizio». 

Rissa per il mancato utilizzo del bagno, Fipe: «Nata da un pregiudizio di fondo»

«Ribadisco quindi – continua Stoppani – come l’uso del bagno sia riservato ai clienti del bar. Ma d’altra parte in alcune circostanze si può anche permetterne l’utilizzo a persone esterne: sta tutto nel buon senso e nell’elasticità dell’esercente, aspetti che sono evidentemente mancati a Venezia. Ciò però non deve alimentare quel pregiudizio di fondo per il quale tutto deve essere dovuto per cortesia e gentilezza. È giusto che qualsiasi cosa aggiuntiva all’attività principale venga pagata, ma ciò difficilmente riesce ad essere capito nell’ambito dei pubblici esercizi, per i quali la considerazione comune è che i servizi ‘extra’ come il bagno possano essere gratuiti, a disposizione senza un minimo di rispetto verso queste attività. Ci vuole buon senso anche dei clienti che, nel caso specifico di Venezia, avrebbero potuto effettuare una consumazione minima per poter usufruire del bagno».

Tariffa extra per il bagno senza consumazione? Fipe: «Svalorizza il nostro lavoro» 

E se, per evitare situazioni simili, venisse istituita una tariffa per usufruire dei servizi? «Come pubblico esercizio – chiarisce Stoppani – l’attività principale rimane la somministrazione di cibi e bevande, mettere un ticket per il bagno è svalorizzare il nostro mestiere. L’obbligo di dotarsi di un bagno è riservato ai pubblici esercizi e la battaglia che come Federazione stiamo portando avanti è quella di far omologare anche attività di somministrazione non assistita, come i mini market o gastronomie, che oggi non hanno l’obbligo dei pubblici esercizi. Questa mi sembra una disparità di trattamento. Se ci fosse anche per queste attività l’obbligo di avere dei bagni, forse disordini come quello di Venezia non accadrebbero». 

Usufruire del bagno di un bar senza consumazione? La legge lo nega

A questo proposito, ci fa sapere il team di Cena con Diritto (pagina curata da giuristi appassionati di diritto della ristorazione), la sentenza del Tar Toscana 691/2010 dispone come «Il bagno di un pubblico esercizio e’ un servizio privato fornito al cliente e non un servizio pubblico a disposizione dei passanti. Quindi se entri al bar o al ristorante ed effettui una consumazione hai diritto al l’uso del bagno. Diversamente se sei un passante non ne hai diritto e l’esercente può lecitamente negare l’accesso».

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Alberto Lupini


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