Il mondo degli
eventi è uno dei più colpiti dalla crisi generata dal Covid, perché raggruppa una serie di settori che si sono congelati dal febbraio scorso:
viaggi, ristorazione, incontri di lavoro, congressi. È per questo che le associazioni che operano in questo mondo riunite sotto l’egida di
#Italialive, hanno inviato una lettera aperta al nuovo Esecutivo chiedendo
rispetto, attenzione e sostegno. E
possibilità di programmare, un elemento determinante anche per questo settore eppure tremendamente complicato da garantire di questi tempi.
Eventi e matrimoni annullati
«Quello che chiediamo al nuovo esecutivo guidato da
Mario Draghi - ha detto
Paolo Capurro, presidente di
Anbc, Associazione nazionale banqueting e catering - è un cambio di passo importante.
Sostegno, e non semplice assistenza, per migliaia di aziende ridotte sul lastrico a causa di uno stop che dura ormai da un anno. È necessario che le Istituzioni ci diano finalmente ascolto. Il nostro mondo, unito nel grido d’aiuto, non potrà sopportare ancora per molto di vedere ignorate le proprie richieste. Certo, la ricostituzione del ministero del Turismo, con portafoglio, assegnato a
Massimo Garavaglia, è un segnale positivo che ci fa ben sperare per il nuovo corso. Ci auguriamo di ricevere finalmente l’attenzione che il nostro comparto merita».
Uno stop che, come premesso, è stato prolungato e profondo perché sono state pochissime le concessioni sulle riaperture. Ecco perché la preoccupazione è grande, perché bisogna ripartire praticamente da zero, con bilanci in rosso che di certo non potranno trovare ristoro nel giro di poco tempo, anche considerando la paura degli italiani a vivere in luoghi chiusi.
«Nonostante l’
impegno e la resilienza di tutte le maestranze - commenta
Salvatore Sagone, presidente del Club degli eventi e della Live Communication e portavoce nei rapporti con i media di #Italialive - il nostro è l’unico settore che dall’inizio dell’emergenza Covid19 è sempre rimasto sostanzialmente chiuso e che non ha avuto attenzioni concrete da parte del Governo se non solo briciole rispetto ai ristori necessari e in parte già stanziati. In questa fase politica così importante per il Paese la voce della
event industry e filiere connesse esprime tutta la propria preoccupazione perché rischia, ancora una volta, di essere dimenticata, e intende continuare il
confronto col nuovo Governo sui temi della ripartenza e del sostegno alle imprese».
La riapertura al momento non si può far altro che guardarla con il cannocchiale: «Poiché anche dopo la riapertura, che ci auguriamo avvenga in tempi brevi, il settore avrà bisogno di almeno 18 mesi per tornare a un livello minimo di regime - dichiara
Alessandra Albarelli, presidente di
Federcongressi&eventi - è necessario deliberare
ristori per tutta la filiera che è stata esclusa dall’uso erroneo dei codici Ateco come sistema per individuare le categorie danneggiate, ammortizzatori sociali ad hoc e alternativi allo strumento della Cig, di cui è necessaria la proroga, ma non sufficiente. Prevedere quindi strumenti che garantiscano alle imprese di non depauperare il capitale sociale costituito in anni di attività, ad esempio con l’ammortamento delle perdite degli esercizi 2020 e 2021 in 5 anni. È poi necessario mettere in campo
misure a sostegno della domanda prevedendo sgravi fiscali per chi investe in eventi per fare sviluppo di impresa, formazione aziendale, promozione del Made in Italy e valorizzazione della ricerca. Il settore dei congressi e degli eventi, filiere connesse e delle imprese creative, cui apparteniamo, deve avere un riconoscimento unitario e una centralità nella ripartenza»,
Paolo Capurro, Alessandra Albarelli e Salvatore Sagona
Dal punto di vista degli imprenditori il problema centrale è, come accennato, l’
impossibilità di programmare. «Necessitiamo di una mappa fatta bene per capire cosa potremo e non potremo fare a distanza di mesi - spiega
Andrea Azzarone de Le Voilà Banqueting - altrimenti non lavoriamo. Abbiamo tantissime richieste, per matrimoni o eventi, ma che si fermano a qualche informazione dato che tutti sono in balia delle scelte del Governo. Vivere alla giornata è impossibile, non possiamo certo sopravvivere con qualche incontro fatto in streaming».
Sul tema aiuti,
Luca Legnani di Papillon, avanza un’altra problematica: «Purtroppo - spiega -
non basta che il Governo paghi la Cig ai nostri dipendenti perché l’impresa poi ha ben altre spese, come la 13ª, la 14ª e il Tfr. Noi abbiamo circa 40 dipendenti fissi e
quest’anno abbiamo perso il 97% del lavoro; le prospettive sono nere, a giudicare dalle sensazioni che circolano, non ripartiremo prima della fine dell’estate».