Riaperture, è assalto al plateatico. Per un dehors, costi fino a settemila euro

Il servizio all'esterno rischia di lasciare a boccasciutta molti ristoratori senza area di pertinenza. Sui progetti per i dehors, però, c'è ancora confusione. Albanese: «Il costo si aggira sui 5-7mila euro» Al di là delle autorizzazioni, la questione è la sospensione della Cosap, la tassa per l’occupazione del suolo

20 aprile 2021 | 14:22
di Nicola Grolla
Le possibilità di riaprire i ristoranti al pubblico dal 26 aprile, in zona gialla, all’aperto sia a cena che a pranzo ha fatto scattare la corsa all’occupazione del suolo pubblico da parte di ristoranti, bar e locali pubblici che offrono il servizio di somministrazione. Peccato che, dall’altra parte, si debbano attendere le decisioni delle singole amministrazioni comunali. Nonostante il rodaggio dello scorso anno, tempistiche e modalità sono ancora da mettere a punto. E nel frattempo aumentano le richieste per mettere tavolini, sedie e ombrelloni pure sulle strisce blu. Con ristoratori pronti a pagare anche settemila euro per uno spazio all'aperto (nella speranza che poi rimanga a fine pandemia).


Che si fa della Cosap? L'Anci propone la sospensione

Al centro della questione, al di là delle procedure autorizzative che possono risultare più o meno lunghe da Comune a Comune, ma sono comunque state di molto semplificate rispetto al periodo pre-Covid, la questione principale è la sospensione della Cosap, ossia la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Su questo tema, gli enti locali sono andati finora in ordine sparso. L’idea dell’Anci è quella di esentare le attività in riapertura fino a fine anno. E un provvedimento che sarà inserito nel prossimo decreto legge sulle misure anti-Covid dovrebbe prevedere questa facoltà.

Albanese (Studio Gad): «Gli spazi esterni non si imbruttiscono con persone che mangiano»

D’altronde, se, come riportato dalla Fipe, circa il 46,6% dei bar e dei ristoranti della penisola infatti non è dotato di spazi all'aperto, molti vorrebbero sfruttare questo spiraglio per dotarsi di uno strumento in più da utilizzare per spingere la ripresa dell’attività economica. Soprattutto laddove, come nei centri storici, certe deroghe sono una rarità. «La statua del Bernini a Piazza Navona se ne farà una ragione se ai suoi piedi ci sono due persone che mangiano a un tavolino», commenta l’architetto Nicodemo Albanese dello Studio Gad con sede a Roma.



Detto diversamente, «non riteniamo che uno spazio si imbruttisca con delle persone che mangiano all’esterno. Anzi, per assurdo, può diventare uno modo per rendere più vivaci quei centri storici svuotati dalla pandemia che, altrimenti, senza persone, resterebbero solo delle belle cartoline da postare sui social», continua Albanese. Diversa, invece, sarebbe la prospettiva di una piazza in cui, con regole e linee guida per rispettare il contesto urbano, si possono aprire ombrelloni, appoggiare sedie e tavolini e attivare il servizio al tavolo, «aspetti che, una volta regolati, potrebbero mettere fine anche al problema dei tavolini selvaggi», sottolinea Albanese.

Ma quanto costa realizzare un dehors? «Dipende dalla metratura e dagli arredi scelti, ma posso dire che per una pedana con le dimensioni adeguate a ospitare 30 coperti, si va dai 5 ai 7mila euro», rispende Albanese. Investimenti tutto sommato contenuti ma che, dopo oltre un anno di difficoltà economica, diventano dei macigni in termini economici. «Abbiamo iniziato a lavorare speditamente su progetti di dehors e spazi all’aperto a partire da fine febbraio. Diversamente dalle richieste pre-Covid ora il ristoratore non viene più da noi con un’idea che noi dobbiamo sviluppare, rendere concreta ma arriva con un budget entro il quale rimanere. I lavori avviati a inizio primavera saranno poi consegnati chiavi in mano a fine maggio giugno. Giusto in tempo per la stagione estiva», racconta Albanese. Insomma, il problema, a bene vedere, non è la propensione all’investimento degli operatori del foodservice, quanto la difficoltà ad avviare la pratica e ottenere un riscontro positivo.

Fipe Roma: creare nuove isole pedonali

Nella Capitale, per esempio, saranno circa 6mila le attività che non potranno sfruttare questa possibilità e continueranno a offrire il solo asporto anche dopo il 26 aprile. Una situazione che ha già portato alla creazione di un tavolo di confronto fra gli attori interessati e fatto scaturire le prime proposte. Come quella di Fipe-Confcommercio: «Attivare isole pedonali. In questo modo potranno servire ai tavoli anche quei piccoli locali del centro storico che ancora non hanno uno spazio esterno», ha suggerito Sergio Paolantoni, presidente della sezione di Roma.

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Alberto Lupini


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