Radisson Group investe in Italia puntando su cibo, tradizione e turismo esperienziale

Intervista a Chema Basterrechea, presidente per l'Europa di Radisson Group dopo un 2021 da protagonista nel mercato dell'ospitalità tricolore. Dalle ultime aperture ai progetti futuri ci spiega perché i grandi gruppi guardano al Belpaese: «L'Italia non è solo cibo, ogni regione possiede la propria individualità da scoprire».

13 dicembre 2021 | 05:00
di Nicola Grolla

Con sette nuove aggiunte al proprio portfolio di proprietà gestite nell'ultimo anno, Radisson Group è stato uno dei protagonisti dell'industria alberghiera italiana. Da Milano a Venezia, passando per Firenze, Napoli e la Sicilia il network internazionale ha dato fondo alla sua strategia di espansione nel Belpaese e nel 2021 chiuderà con 20 strutture attive o in corso di sviluppo per un totale di 1.300 camere a disposizione dei propri ospiti. Numeri che, in un periodo ancora contrassegnato dall'emergenza pandemica, fanno ben sperare per il futuro del turismo in Italia. Un orizzonte che Raddisson Group sta già iniziando a costruire oggi. Come testimoniano le parole di Chema Basterrechea, presidente area Europa, Medio Oriente e Africa di Radisson Group, intervistato da Italia a Tavola.

 

L'intervista a Chema Basterrechea, president Emea di Radisson Group

Ci può raccontare le ultime operazioni di Radisson sul mercato italiano?
Dopo il successo dell'apertura di Radisson Collection Hotel Palazzo Nani a Venezia e di Radisson Collection Hotel Palazzo Touring Club a Milano in agosto, ad oggi possiamo contare su quattro strutture appartenenti a questo circuito attive in Italia, compreso anche un albergo a Roma e uno a Cortina d'Ampezzo. A livello temporale, però, l'ultima aggiunta è il Radisson Blue Hotel di Firenze: un vero e proprio resort urbano con 329 fra stanze e suite oltre a due ristoranti, un bar e 1.500 mq di spazi per congressi che fanno dell'hotel il più grande centro convegnistico della città. L'apertura dovrebbe tenersi nell'ultimo trimestre del 2022 quando saranno completati anche gli spazi leisure come una piscina semi-olimpionica esterna da 25 metri, due campi da tennis e una palestra completamente equipaggiata.

 

Poi ci sono le strutture di Ferrara e Nola.
Dopo le operazioni di restyling che termineranno nel secondo trimestre del 2022, il Radisson Hotel di Ferrara ospiterà 80 stanze e 5 appartamenti, un lobby bar, un ristorante, tre meeting room e una palestra all'avanguardia. Per quanto riguarda l'hotel di Nola si tratta di una nuova struttura, la prima che apriremo in Italia. AL suo interno 75 camere doppie, 70 standard e 5 appartamenti che saranno serviti da un ristorante di design adiacente all'hotel. L'idea è quella di intercettare il traffico generato da una delle destinazioni economiche più strategiche del territorio.

A conti fatti, nei prossimi cinque anni Radisson raggiungerà le 30 strutture gestite in Italia.
Continueremo la nostra espansione sul mercato Italiano offrendo diversi tipi di soluzione ai nostri partner fra cui contratti di locazione, di gestione e di franchising con caratteristiche tagliate su misura in base ai loro asset immobiliari. Il nostro attuale portafoglio di 9 brand distintivi copre un ampio spettro di segmenti in modo da rispondere velocemente e con agilità alle esigenze del mercato. Un esempio in tal senso è l’espansione del nostro brand di appartamenti serviti che fornisce un’ulteriore opportunità di collaborazione ai nostri investitori all’interno di un mercato molto attrattivo e in forte crescita le cui performance superano la media del mercato.

 

Quali sono per lei le principali caratteristiche dell’Italia in quanto destinazione turistica? E che ruolo ha la gastronomia?
L’Italia è sempre stata caratterizzata per una forte connessione fra gastronomia e viaggi. Ma allo stesso tempo la bellezza del Paese non si riduce solo al cibo. Storia, tradizione, arte, design, sport e molto altro sono aspetti fortemente radicati in Italia; dal tempo degli antichi romani agli attuali eventi come il Festival del Cinema di Venezia o il Salone del Mobile di Milano. A ciò va aggiunto il fatto che ogni regione può vantare un distretto culinario con tradizioni uniche che si saldano in tutto e per tutto con la cultura locale come il Risotto per Milano o la Pizza napoletana per la Campania.

Il panorama dell’ospitalità italiana è da sempre legato a una maggioranza di strutture a gestione famigliare. Quali sono i punti di forza e di debolezza di questo sistema? E in che modo tutto ciò può influire sullo sviluppo degli investimenti da parte dei grandi gruppi internazionali?
Se storicamente le strutture a gestione famigliare hanno continuato a prosperare nel mercato italiano, negli ultimi due anni è cresciuto il desiderio, da parte degli hotel indipendenti, di unirsi a forti network internazionali alla ricerca di una maggiore visibilità, una maggiore garanzia per gli ospiti e un generale senso di sicurezza. Il tutto mantenendo sempre la propria identità individuale. Un fenomeno a cui abbiamo risposto dando vita alla collezione Radisson Individuals. Questo tipo di connessione è ciò a cui puntano i maggiori gruppi alberghieri internazionali anche nel prossimo futuro con l’intento di sfruttare l’appeal dell’Italia per aprire nuovi indirizzi e accogliere un crescente numero di turisti.

 

 

I clienti cercano sempre più dei viaggi esperienziali. Quali sono i driver per questo tipo di proposte?
Arte, cibo, storia, sport, wellness e design sono tutti fattori importanti per la crescita del turismo esperienziale a seconda della richiesta dei singoli visitatori. Più in particolare, per quanto riguarda il mercato italiano, questi driver del turismo esperienziale devono intersecarsi con le caratteristiche delle singole aree. I turisti in viaggio verso Firenze, per esempio, sono alla ricerca di un arricchimento culturale e l’opportunità di visitare dei veri e propri capolavori immergendosi allo stesso tempo nella cultura locale. Allo stesso modo, le Dolomiti e Cortina d’Ampezzo sono la meta ideale per gli sportivi, sia in inverno per lo sci che d’estate per le escursioni all’aria aperta. Attività che, contemporaneamente, portano i turisti a scoprire le eccellenze enogastronomiche della regione. Non sorprende, quindi, che siano i resort come Borgo Luce I Monasteri o Alagna Mountain Resort & Spa le strutture che negli ultimi anni hanno dimostrato una crescita più sostenuta mentre le città d’arte risentono delle difficoltà legate alla pandemia e il loro recupero è ancora lento.

 

 

A proposito di recuperi, dopo la fine dei vari lockdown, l’industria dell’ospitalità non è ancora riuscita a ritornare ai livelli di forza lavoro del periodo pre-Covid. Quali strategie avete messo in campo per affrontare questa criticità?
A livello globale, Radisson Hotel Group può contare su un team di oltre 100mila dipendenti. D’altronde per noi le persone rimangono l’asset principale come testimonia la nostra filosofia: “Noi cresciamo talenti e i talenti fanno crescere il nostro gruppo”. Per questo, nel mezzo di un momento in cui stiamo assistendo a una generalizzata mancanza di personale, siamo sempre alla ricerca di profili flessibili che abbiano la volontà di affrontare più sfide e imparare quanto più possibile sul mondo dell’ospitalità attraverso un processo di formazione sul campo. Questo è anche l’unico modo per dar forma a quei nuovi ruoli nati in seno alla crisi determinata dal Covid che necessitano sempre di più di un approccio trasversale rispetto alle diverse mansioni. Questo fa sì che, oggi come oggi, l’industria dell’ospitalità rappresenti una delle migliori opportunità per quei lavoratori che possiedono un’attitudine positiva al mettersi al servizio degli altri e pronti a mettersi in gioco in un ambiente in forte crescita.

 

Nel frattempo, a causa della variante Omicron, la pandemia è tornata a preoccupare. In che modo questa recrudescenza impatterà sulla voglia di mettersi in viaggio dei turisti internazionali?
Dobbiamo continuare a monitorare l’andamento della pandemia. Fortunatamente, rispetto a quanto successo lo scorso anno con l’emergere di altre varianti, i Governi internazionali hanno imparato a cooperare e mettere a fattor comune quanto appreso. Questo ha messo a disposizioni delle istituzioni una mappa che ora possiamo utilizzare per prendere decisioni rapide.

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Alberto Lupini


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