Questa non è una bistecca! Scontro sui nomi della carne veg

Un gruppo di organizzazioni europee del settore zootecnico lancia una mobilitazione contro l'uso di nomi come “hamburger vegano” o “salsiccia vegana”, considerati ingannevoli

09 ottobre 2020 | 11:35
di Piera Genta
A pochi giorni dalla riunione della Commissione europea che dovrebbe votare per la riforma della Pac, un gruppo di organizzazioni europee che rappresentano il settore zootecnico - precisamente Clitravi (Centro di collegamento per l’industria di trasformazione della carne nell’Unione europea), Effab (Forum europeo degli allevatori di specie zootecniche), Avec (Associazione europea dei trasformatori e negozianti di pollame dell’Ue), Copa-Cogeca (la voce unanime degli agricoltori europei e delle loro cooperative), Ibc (Confederazione internazionale dei bieticoltori europei), Uecbv (Unione europea del commercio del bestiame e delle carni) e Cia (Confederazione italiana agricoltori) - ha lanciato una campagna in Europa sui nomi di prodotti vegetariani che hanno forme e nomi simili ai lavorati di carne, ma non sono prodotti di carne. Vengono normalmente indicati in etichetta come “hamburger vegetariano” o “salsicce vegane”, perché hanno quella forma, nomi che confondono i consumatori e possono indurli a pensare che queste imitazioni siano sostituti “uguali’ agli originali.


La campagna di comunicazione si chiama “Ceci n’est pas un steak”

In Parlamento c’è una posizione a favore del riconoscimento legale di nomi come “hamburger vegani” e “salsicce vegane”. L’eurodeputato Eric Andrieu ha proposto di lasciare la questione critica delle denominazioni di carne nelle mani della Commissione europea sotto forma di atti delegati, a condizione che accetti il riconoscimento di nomi come “hamburger vegani” e “salsicce vegane”.

Jean-Pierre Fleury, presidente del gruppo di lavoro di Copa e Cogeca sulla carne bovina, ha commentato il lancio dell’iniziativa spiegando che «il settore zootecnico europeo non sta cercando di combattere questo sviluppo, chiediamo semplicemente che il lavoro di milioni di agricoltori e dei lavoratori del settore zootecnico siano riconosciuti e rispettati». Secondo Fleury questo è «un caso evidente di dirottamento culturale. Alcune agenzie di marketing lo utilizzano per confondere deliberatamente i consumatori promuovendo l’idea che la sostituzione di un prodotto con un altro non abbia alcun impatto sull’assunzione nutrizionale».

Secondo gli allevatori «questo percorso è lastricato di buone intenzioni, ma aprirà la porta al fatto che altre confusioni emergano a lungo termine. Stiamo per creare un nuovo mondo in cui il marketing è disconnesso dalla vera natura dei prodotti».

La campagna di comunicazione si chiama “Ceci n’est pas un steak” (Questa non è una bistecca) vuole “sollevare domande fondamentali sull’informazione dei consumatori, il nostro patrimonio culturale e il potere del marketing moderno, che amalgama allegramente gli interessi e i valori delle grandi aziende».

Un appello al giusto riconoscimento e al rispetto del lavoro di milioni di agricoltori e lavoratori del settore zootecnico europeo che invitano le aziende vegetariane e vegane «a risolvere il paradosso fondamentale dell’industria dell’imitazione vegetale. Un’industria che cerca di diventare mainstream non dovrebbe aver bisogno di costruire la propria reputazione concentrando i propri sforzi di marketing sui prodotti esistenti e su una lotta contro di essi».

In Italia Coldiretti e Confagricoltura hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione.

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