La quarantena cambia i consumi Nuove abitudini (non sempre sane)

Oltre al boom degli acquisti online, si registrano crescite elevate di burro e lieviti mentre calano i prodotti della Dieta Mediterranea. Ortofrutta da conservazione e drogheria e beauty fra i più acquistati

18 aprile 2020 | 09:00
di Vincenzo D’Antonio
Fra gli effetti del lockdown ci sono certamente modifiche nei consumi del food. È difficile valutarli nei dettagli perchè molti acquisti sono fatti on line o attraverso nuove forme di distribuzione, dal delivery ai prodotti consegnati direttamente dai contadini, ma già ora si avvertono alcune tendenze significative che probabilmente proseguiranno anche nel dopo coronavirus.



Dunque, nel merito sui consumi va detto, con amarezza, che nel Paese dove nacque la Dieta Mediterranea Patrimonio dell’Unesco, sono aumentati su base annua gli acquisti di burro (+86%), creme spalmabili (+73%), merendine (+13%) e zuccheri (+55%). L’incremento record, ben +226% del lievito di birra, correlato agli incrementi succitati di burro e di zucchero lascia intendere quanto ci si stia dando da fare in cucina per approntare torte e dolci fatte in casa. Gli acquisti di pizza surgelata, non casualmente, sono aumentati del 54% (negli USA di bel il 140%!). A parziale bilanciamento una buona notizia: sono aumentati anche gli acquisti di ortofrutta fresca, soprattutto quella a maggiore conservabilità. Significativi anche gli incrementi di acquisto di vini (+19%) e di birre (+9%).

Insomma, c’è un ritorno al cosiddetto comfort food ma non si perde comunque la sana abitudine del consumo di frutta fresca e di verdura fresca, prescelta ad alta conservabilità. È tipico dei periodi di incertezza, e questo oltre che di incertezze lo è anche di paure, che si tende a rifugiarsi in ciò che conosciamo e da cui perciò traiamo conforto, il comfort food appunto. Quel cibo che negli ultimi anni si stava abbandonando per andare verso stili di vita più salutistici e più consoni all’attenzione al wellness.

Tutto ciò è di certo la risultante delle restrizioni imposte dai vari decreti e dalle conseguenti abitudini reintrodottesi quando la vita quotidiana si svolge tra le mura domestiche e quando andare a fare la spesa diviene atto da compiere una volta a settimana.

Veniamo adesso al metodo di acquisto. La tendenza è netta. Ci si sposta dall’abitudine consolidata dello shopping fatto nel negozio fisico all’abitudine emergente dello shopping fatto a casa ordinando i prodotti in rete, orientandosi così verso quel commercio elettronico fino a due mesi fa in prevalenza appannaggio dei Millennials per acquisti, in gran parte, di tecnologia e di viaggi.



La riflessione che ci si poneva era su quanto incideranno, ad emergenza Covid-19 superata, gli effetti “subacquei” cagionati da questa emergenza.

Proviamo ad illustrare lo scenario prossimo venturo nel modo seguente. Ci siamo svegliati e dopo un sano poltrire di qualche minuto, ci si alza dal letto. Ecco, cominciamo a fare attenzione su quali oggetti di consumo impattiamo nel primo quarto d’ora della nostra giornata. Più siamo meticolosi e più questo esercizio ci agevola la comprensione di quanto andiamo ad illustrare.

Si va in bagno. Carta igienica, dentifricio, spazzolino da denti, sapone, rasoio, schiuma da barba, dopobarba, salvietta. Si va in cucina. Caffè, zucchero, latte, biscotti. È trascorso un quarto d’ora all’incirca e oggi come ieri e come domani si è fatto uso e consumo di ben specifici e particolari prodotti, food e non food (grocery e toiletry).

Sono prodotti la cui prevedibilità di consumo è altissima. Più o meno con meticolosità, più o meno agendo d’impulso con una sorta di orologio interiore, provvediamo all’acquisto dei suddetti prodotti secondo una nostra idea di livello di giacenza e di allerta da sotto scorta.

Ecco, ha senso procedere per acquisti di tali prodotti e di prodotti a codesti similari?

E qui ci deve essere consentita, in quanto necessaria, l’apertura di una parentesi di cui segnaleremo la chiusura.
In genere adoperiamo i termini “acquisto” ed “approvvigionamento” come se fossero sinonimi. Essi sinonimi non sono. Qui, in convenzione terminologica, indicheremo come acquisto il processo decisionale il cui atto finale è l’acquisizione di un bene. Nel flusso del processo di acquisto ci sono gli opportuni momenti di apprendimento sul bene indagato, le sue precipue caratteristiche, la vantaggiosità del rapporto prezzo/qualità, i benefici scaturenti dall’uso del bene, e tanto altro ancora. A valle del processo, ripetiamo, si acquisisce il bene. L’approvvigionamento è l’atto mediante il quale il suddetto bene, di cui ho carenza (sotto scorta) rientra nelle mie disponibilità. Chiudiamo la parentesi.

Questi momenti di convivenza con lo spettro del Covid-19 ci stanno abituando ad un maggior rispetto del tempo e ci aprono gli occhi su comodità di cui forse ignoravamo l’esistenza. Ecco, non è che nella nuova normalità sapremo e vorremo acquistare meglio, in ciò includendo anche la piacevolezza dell’acquisto inteso come scoperta di una novità, e sapremo e vorremo demandare gli approvvigionamenti ad una puntuale ricezione a casa della “magic box” contenente quanto è acclarato costituisca il mio fabbisogno per un determinato periodo di tempo? Nuove relazioni con i (nuovi) fornitori, nuove modalità di pagamento, nuova fruizione di tempo liberato, nuovi orizzonti di serenità.

E scopriremo così che il commercio elettronico, in tutte le sue sfaccettature, molte delle quali ancora ignote, ci abilita ad un modo migliore di fare acquisti e di fare approvvigionamenti. Quindi un commercio elettronico che da atto di necessità, sospinto dall’emergenza Covid-19, diviene atto volontario che entra nel novero dei nostri comportamenti abituali.

E se tutto ciò è auspicabile che avvenga nelle case, sarà mai possibile che non accada a maggior ragione nel mondo Horeca?!


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Alberto Lupini


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