Dopo gli anni bui della pandemia, il 2023 è l'anno della tanto attesa rinascita del turismo. Tutti gli indicatori parlano sia per l'Italia sia per il resto del mondo di numeri importanti, in alcuni casi anche superiori al 2019. Una boccata d'aria per un comparto che più di tutti ha sofferto il Covid e le sue conseguenze. Questa fase di ripartenza è, però, anche il momento giusto per una riflessione più ampia sulla sostenibilità del turismo.
Già con la prima ripresa del 2022, sono tornati a galla molti problemi legati al turismo o meglio all'overtourism, vale a dire quell'eccesso di turismo che modifica in maniera negativa il tessuto sociale e urbano dei territori che si trovano ad affrontarlo. Abbiamo parlato, in questo senso, della battaglia di Venezia contro l'invasione turistica o dell'effetto Airbnb sui centri storici di molte città d'arte italiane. C'è però un altro aspetto legato al turismo di massa, che colpisce nello stesso modo le comunità, ma è meno evidente: stiamo parlando del cosiddetto tourism leakage.
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Cos'è il tourism leakage?
Quando si parla di tourism leakage si intende il fenomeno per il quale il denaro speso dai turisti per il loro viaggio non finisce direttamente all'economia locale, ma la bypassa e finisce in circolo nell'economia di un altro Paese. Questo accade perché il viaggio viene realizzato appoggiandosi a realtà internazionali: si vola utilizzando la compagnia di un altro Paese, si dorme nell'hotel di una catena internazionale, si mangia nei ristoranti di catena internazionali, ci si è fatti organizzare il viaggio da un tour operator del proprio Paese e così via. Insomma, alla comunità locale restano soltanto le briciole. E, com'è naturale che sia, la situazione si acuisce in quei contesti che sono già vittime di sovraffollamento turistico poiché proprio la loro natura di destinazione turistica nota le rende più adatte agli investimenti e alle mire dei grandi gruppi internazionali. Discorso simile per le destinazioni in Paesi poveri o in via di sviluppo: l'assenza di infrastrutture adeguate rende più facile la presenza di gruppi stranieri e favorisce il tourism leakage.
I casi di Thailandia e Caraibi
Sul tema sono diversi gli studi effettuati. Uno di questi ha dimostrato come in Thailandia il 70% del denaro speso in ambito turistico non arrivi in nessun modo alla comunità locale. Una situazione addirittura peggiore la vivono i Paesi dei Caraibi, dove questa percentuale arriva a toccare l'80%. In India, invece, ci si ferma al 40%. Come detto, quindi, il tourism leakage colpisce soprattutto i Paesi più poveri, ma non è materia esclusivamente loro. Un esempio lo fornisce, in questo senso, l'Australia, che deve fare i conti con la scarsa "redditività" del turismo proveniente dal Giappone. Il turista giapponese, infatti, utilizza tour operator del Sol Levante, così come hotel e ristoranti giapponesi, lasciando poco all'economia locale.
Come viaggiare in maniera sostenibile?
Ora che il quadro è completo, arriva il momento di farsi una domanda: come possiamo viaggiare in maniera sostenibile ed evitare che alla comunità che ci ospita non resti nulla? I nostri consigli sono questi:
1- Viaggiare informati
Prima di partire è opportuno conoscere il posto che si andrà a visitare. Leggere qualcosa della sua cultura, conoscerne i piatti tradizionali, scoprire qualche azienda o qualche marchio sono tutte buone abitudini che permetteranno, una volta arrivati in loco, di sapersi muovere al meglio e in maniera più rispettosa.
2- Mangiare e dormire locale
Sì, il consiglio forse è scontato, ma non sempre viene messo in pratica. Privilegiate ristoranti locali o che utilizzano nella loro proposta prodotti a Km0. Lo stesso vale per il posto dove dormire: hotel a gestione famigliare o b&b. Oltre al supporto economico alla comunità locale potrete contare su persone che il territorio lo vivono e sapranno quindi darvi i migliori consigli per scoprirlo.
3- Viaggiare in bassa stagione
Per molti viaggiare in alta stagione non è una scelta, ma un obbligo. Per chi, invece, ha maggiore elasticità, il consiglio è di scegliere i momenti di bassa stagione per partire. In questo modo si andrà a sostenere l'economia locale in un momento di scarse entrate e si avrà la possibilità di conoscere e scoprire il territorio senza il caos che caratterizza alcuni momenti dell'anno.
4- Viaggiare in luoghi inusuali
La rivoluzione dei trasporti aerei ha cambiato il modo di viaggiare e avvicinato luoghi che in precedenza potevano sembrare lontanissimi. Internet ha permesso a tutti di scoprire angoli di mondo altrimenti preclusi e svelato luoghi lontani dal turismo tradizionale. Insomma, non ci sono scuse per non sperimentare e cercare destinazioni alternative. Farlo, oltre ad arricchire il viaggiatore, permette di sostenere in maniera concreta la comunità locale.
5- Parlare con le persone
Fino ad ora abbiamo parlato di economia e, sia chiaro, si tratta di un aspetto molto importante. Allo stesso tempo, però, i viaggi sono fatti di incontri e di emozioni. Spesso viaggiare senza toccare con mano il tessuto sociale del territorio che si visita porta a vivere un'esperienza di facciata, costruita più sulla narrazione turistica di quella destinazione che sulla sua reale anima. Il consiglio finale, quindi, è di mettere in pratica tutti i quattro punti precedenti e aggiungerne uno, forse il più importante: parlare con le persone. Soltanto così si potrà conoscere a fondo un'altra cultura e il risultato, per noi e per chi ci ospita, sarà lo stesso, ci si sentirà più ricchi.
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Alberto Lupini
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