Pubblici esercizi: Paura del domani 1ª settimana, insoddisfatti 7 su 10

Hanno riaperto il 18 poco meno della metà, tanti hanno scalato di qualche giorno, alcuni non riapriranno. E i bilanci per chi apre non sono positivi. Unica bella notizia: i clienti rispettano le normative

27 maggio 2020 | 18:04
Non è stata una ripartenza affatto facile per i pubblici esercizi. Secondo un'indagine condotta dal Centro Studi della Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi per l'80% degli imprenditori intervistati lavorare con il distanziamento e le altre misure anti covid-19 ha creato diverse difficoltà. Lo scopo dell'analisi è stato quello di capire l'andamento della prima settimana di lavoro. Una settimana che noi di Italia a Tavola abbiamo già riportato come insoddisfacente, secondo un sondaggio condotto da Swg con Confesercenti.


Del 45% dei locali che hanno aperto, più del 70% si dice insoddisfatto del bilancio generale

Secondo questa analisi, le aperture sono cominciate il 18 maggio ma non poche hanno deciso di scalare, spingendosi fino alla scelta di non riaprire proprio, a causa delle condizioni imposte, ritenute economicamente svantaggiose. 
  • Il 48% ha riaperto il 18 maggio
  • Il 35% qualche giorno più tardi
  • Il 10,8% riaprirà il primo giugno
  • Il 5,6%, ha rinunciato del tutto a riaprire
Riferendosi a questa prima settimana, trascorsa, di attività risulta essere nel suo complesso negativo o molto negativo l'indice di soddisfazione del 74,5% degli intervistati, con incassi ridotti di circa il 70%. Non va meglio se si guarda ai giorni a seguire: sette su dieci si dicono pessimisti anche sulla settimana in corso e non prevedono miglioramenti significativi.

Unica nota lieta dal comportamento virtuoso dei clienti che non hanno fatto particolare fatica a rispettare le regole anti covid-19. Secondo i dati l’aspetto a cui i clienti fanno più attenzione e l’igiene delle mani molto curata nell’88% dei casi. Ottime percentuali anche per quanto riguarda l’uso della mascherina (85%). Qualche difficoltà in più sulle regole di distanziamento sociale seguite in poco meno dell’80% dei casi.


Aldo Cursano

I dati Istat
A conferma delle grandi difficoltà di uno dei comparti più colpiti dall’emergenza Covid-19 gli ultimi dati Istat sull’andamento del primo trimestre 2020 che ha visto una flessione del fatturato per le imprese della ristorazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 23,8%. Sui primi tre mesi ha influito pesantemente il mese di marzo e preoccupa pensare a cosa succederà nel secondo trimestre con i periodi di chiusura più lunghi, tutto aprile e parte di maggio, e con la ripartenza lenta di giugno.

«I dati emersi dall’analisi di questa prima settimana di lavoro purtroppo parlano chiaro - dichiara Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe - Sapevamo che sarebbe stata una ripartenza lenta e che il processo di ripresa non sarà breve, a causa dei pochi clienti e della quasi totale assenza dei flussi turistici, linfa vitale per tutto il comparto. Per questo motivo siamo sempre più convinti che la vera sfida sarà riportare le persone nei locali, anche attraverso attività promozionali e di comunicazione che invoglino i clienti a tornare a consumare, anche facendo leva sul vantaggio economico. Si dimostra tuttavia che senza nuove ed efficaci azioni di sostegno molte imprese rischiano di non farcela. Ulteriore riflessione andrebbe poi fatta sui fenomeni di mala movida al centro delle cronache di questi giorni. Da subito abbiamo parlato di ripartire in sicurezza e con responsabilità ma questo è un obiettivo che deve essere condiviso da tutti a partire dai consumatori. Resta evidente che chiedere sacrifici enormi alle imprese per assicurare il distanziamento ed assistere poi a scene del passato come se nulla fosse accaduto dimostra che qualcosa non funziona. Bisogna favorire modalità di consumo che garantiscano il rispetto del divieto di assembramenti perché il nostro unico obiettivo resta la Fase 3 e non il ritorno alla Fase 1».
 
Aldo Cursano ha commentato già nei giorni scorsi ad Italia a Tavola la situazione drastica in cui versa il settore. Sia per questo contesto difficile di riapertura che per i costi che verranno. «Un bilancio sulla prima settimana di apertura? Tragico». Questo il suo commento.

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