Prodotti italiani cancerogeni? Polemica per la decisione europea

Scatta la polemica sul documento per la salute dei cittadini eruopei e la lotta al cancro che rischia di danneggiare la produzione enogastronomica italiana. Dopo le proteste, la precisazione della Commissione

03 febbraio 2021 | 17:09
di Nicola Grolla
Nel mezzo della pandemia e della crisi economica indotta dall’emergenza sanitaria, arriva un duro colpo all’agroalimentare italiano. La Commissione Europea ha presentato il piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei (Europe's Beating Cancer Plan – let's strive for more). Un passo verso una maggiore cooperazione sanitaria che rischia di bollare come cancerogeni molti dei prodotti enogastronomici del Belpaese.
Polemica per le linee guida del documento europeo sul miglioramento della salute dei cittadini

Da dove nasce la polemica?
Il documento, elaborato dalla Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della commissione, si concentra su tre postulati: prevenzione, promozione di stili di vita salutari e sensibilizzazione verso i fattori di rischio. Ma, ha fatto notare Coldiretti, propone anche «di introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche prima del 2023, oltre alla volontà di eliminare dai programmi di promozione i prodotti agroalimentari associati ai rischi di tumore, come le carni rosse e trasformate».

Oltre alla questione sanitaria, infatti, a preoccupare maggiormente è il tema fiscale. A tal riguardo, il documento è esplicito e propone la revisione della normativa Ue sulle tasse sulle bevande alcoliche e sulle compravendite internazionali, anche tra privati; la riduzione della pubblicità on line; lo stop allo «stimolo al consumo di alcol attraverso i programmi di promozione dei prodotti agricoli Ue».

Uiv: consumo di vino e funo non sono la stessa cosa
Ad essere maggiormente colpiti, quindi, sembrano essere gli alcolici. «Troviamo forviante il principio per il quale il consumo di alcol sia considerato dannoso a prescindere da quantità e tipologia della bevanda. Ancora più inique di questa premessa sono le proposte del piano che vedono assimilare il consumo di vino al fumo, con la conseguenza di azzerare un settore che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti e una leadership mondiale delle esportazioni a volume», ha fatto sapere l’Uiv (Unione italiana vini).

Secondo Sandro Sartor, responsabile tavolo vino e salute Uiv e presidente di Wine in Moderation, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile la notizia è una sorpresa: «Siamo del tutto convinti che il consumo moderato e responsabile del vino, in particolare all’interno della dieta mediterranea e combinata con un sano stile di vita, sia del tutto compatibile con una vita sana e, come confermato da numerose evidenze scientifiche a tutti disponibili e accessibili, non sembra far aumentare il rischio di cancro».

Federvini: ok lotta all’abuso, no strette fiscali
Reazione simile arriva anche da Federvini che, pur plaudendo all’iniziativa europea, mette i puntini sulle “i”. «Riteniamo utile - ha spiegato Sandro Boscaini, presidente di Federvini - che all’interno di un documento così ampio sia stato dedicato un paragrafo al consumo dannoso di alcol, un fenomeno che Federvini, insieme a tutti i suoi associati e alle sue associazioni europee, ha da sempre condannato e sul quale intende collaborare con le autorità nazionali e comunitarie per contribuire al suo contrasto. L’abuso di alcol va combattuto con la prevenzione e l’educazione mentre il consumo moderato di bevande alcoliche non va demonizzato in quanto rappresenta una componente importante delle nostre tradizioni millenarie, basate sullo stile di vita mediterraneo, oltreché di dieta, pienamente riconosciuto non in contrasto con la salute».

Più dura invece la posizione sulla questione fiscale: «Sono da respingere misure fiscali e regolamentari che tendono a demonizzare la nostra cultura del bere e della socialità e che, lungi dal contrastare efficacemente l’abuso, colpiscono, oltre che l’intera filiera vitivinicola, la stragrande maggioranza dei consumatori che si rapportano in maniera corretta e responsabile al mondo dei vini, degli aperitivi, degli amari, dei liquori e dei distillati», ha concluso Boscaini.

Dietrofront immediato
Un polverone che ha costretto la Commissione a fare i conti con le associazioni del comparto e rivedere i contenuti del documento. Tanto che un dietrofront, o per lo meno una precisazione, sembrano d’obbligo anche da parte di Bruxelles. La vicepresidente dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas ha affermato che «l’Unione Europea non ha alcuna intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica». Sollievo per Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi che avevano fatto sentire la propria voce tramite una lettera unitaria.

Nella missiva, presente anche il riferimento al lavoro che la filiera vitivinicola ha già iniziato da tempo «con un approccio assolutamente volontario, sulla strada dell’autoregolamentazione in merito a calorie e ingredienti. L’indicazione del valore energetico e dell’elenco degli ingredienti, su cui siamo assolutamente d’accordo è ora in via di realizzazione e presto verrà inquadrata a livello normativo nell’ambito della riforma della Politica Agricola Comune-PAC».

Coldiretti tiene il punto
Nonostante le rassicurazioni, è Coldiretti a tenere il punto chiedendo alla Commissione di tradurre le parole in atti concreti. Il rischio è che il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini possa tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. «L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti – va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di settori già duramente colpiti dall’emergenza Covid che ha costretto alla chiusura di osterie e ristoranti che rappresentano un luogo privilegiato di consumo di carne, salumi e vini di qualità».

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Alberto Lupini


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