Il premio "Eleganza Gino Pozzan" va al ristorante Da Vittorio
Per la prima volta la commissione selezionatrice ha inteso scegliere non un singolo protagonista ma una intera famiglia, i Cerea, il cui capostipite Vittorio con la moglie Bruna diede vita nel 1966 al primo locale a Bergamo
Serata speciale, quella dello scorso 14 marzo, all’Antica Trattoria Due Spade di Sandrigo (Vi). Anzi più speciale di sempre. In quell’occasione è stato consegnato alla famiglia Cerea del ristorante tristellato “Da Vittorio” di Brusaporto (Bg) il premio “Eleganza Gino Pozzan”, un’iniziativa istituita e fortemente voluta da Giovanni Pozzan nel 2009, dopo la scomparsa del padre Gino, patron e chef di Due Spade, quarta generazione di “osti Pozzan”, che da sempre sanno coniugare l’arte della cucina e del vivere bene. L’eleganza era il suo vero punto di forza e la esprimeva in tutto il suo atteggiamento. Per questo motivo la sua famiglia, in primis il figlio Giovanni che ne ha raccolto l’eredità, ha voluto ricordarne l’insegnamento attraverso il premio a cadenza triennale, che si rivolge a tutti coloro che, cuochi o maître, vignaioli o giornalisti, comunque addetti del settore, si sanno distinguere nel mondo della enogastronomia.
Un riconoscimento che negli anni è stato assegnato da una selezionata giuria di esperti, presieduta dall’avvocato Claudio Pasqualin, accademico della Cucina Italiana, a diverse figure di spicco del comparto, come il produttore vitivinicolo Fausto Maculan, il giornalista enogastronomo Antonio Di Lorenzo e gli chef Carlo Cracco, Moreno Cedroni e Massimiliano Alajmo, fino ad Enrico (Chicco) Cerea premiato in questi giorni. Per la prima volta quest’anno la commissione selezionatrice ha inteso scegliere non un singolo protagonista ma una intera famiglia, i Cerea, il cui capostipite Vittorio assieme alla moglie Bruna diede vita nel 1966 al primo locale nel cuore di Bergamo. «Abbiamo ritenuto gratificante unire la filosofia di questi due Casati - spiega Pasqualin - poiché a modo loro fanno la storia della cucina locale e internazionale, unendo lo sguardo sul futuro a una radicata tradizione».
Pozzan: «Alle spalle abbiamo degli insegnamenti da seguire»
Semplicità, passione e lavoro, sono le cifre stilistiche dei Pozzan e dei Cerea, due realtà che rappresentano delle eccellenze italiane dalle radici semplici, ma profonde, espresse nel lavoro di un’intera famiglia. Tracce che ricordano come anche la famiglia Pozzan, che ha ospitato la serata di gala, sia attiva dal 1880 con una idea di ristorazione legata al territorio e alle tradizioni culinarie vicentine e venete, evoluta negli anni fino a diventare l’Antica Trattoria Due Spade che tutti conoscono. «Alle spalle abbiamo insegnamenti ed esempi da seguire - ricorda Giovanni Pozzan - ma siamo pronti ad affrontare il futuro con serenità e impegno, come sempre». Ad affiancarlo nella conduzione del locale, la moglie Patrizia, con i figli Luigi, in cucina con il padre, Gaetano che segue sale e cantina, e Federica all’accoglienza. Dal canto suo, Chicco Cerea racconta di «essere caduto bambino nelle pentole di famiglia», un po’ come successe a Obelix, caduto neonato nella pozione magica che lo ha reso fortissimo. In questo caso, la pozione magica si chiama passione, che è entrata così in profondità nell’animo e nel cuore del primogenito di Vittorio e Bruna, al punto che ogni momento libero, a cominciare dalle vacanze scolastiche, diventava pretesto per curiosare, studiare e carpire i segreti delle cucine più importanti di tutto il mondo.
Sostenuto da un talento vero e dotato comunque di innata modestia, lo chef Cerea ha acquisito un proprio personalissimo stile, fatto di intuizione, rigore e creatività, poiché «Se vuoi essere te stesso non devi seguire la moda». Un insegnamento e un monito che gli arrivano dal padre Vittorio, assieme alla continua ricerca di sperimentazione e di osservazione, che ha messo a frutto creando e gestendo con la mamma e i quattro fratelli (Roberto, anche lui chef, Francesco che si occupa di cantina e catering, Rossella dell’ospitalità e Barbara del Caffè Cavour 1880) un impero da 230 dipendenti e un fatturato di 25 milioni di euro stando alle cifre del 2021.
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Alberto Lupini