L'INDAGINE: QUESTIONARI E INTERVISTE NEL MONDO DELL'HORECA
Grazie a questionari e interviste l'indagine si è concentrata sul consumo di sostanze stupefacenti fra le brigate dei locali italiani, grazie alla collaborazione di Occca, una community che raccoglie oltre 160mila addetti ai lavori del comparto Horeca, che fa cioè riferimento a hotellerie, restaurant e catering.
IL CAMPIONE: 3.471 PERSONE DI ENTRAMBI I SESSI
E la fotografia che emerge è piuttosto eloquente. Per dirla come aveva efficacemente sintetizzato un intervistato in un'altra ricerca di RestWorld, «nei ristoranti "nevica" peggio che a Courmayeur in alta stagione». Fuor di metafora, iniziamo con i dati: il campione raccolto conta 3.471 persone di entrambi i sessi, di cui il 77% è composto da addetti ai lavori e il 12% da titolari di imprese della ristorazione, mentre un restante 11% dichiara di non lavorare nel settore.
I CONSUMATORI: CUOCHI, CAMERIERI E REPARTO BAR
Quali sarebbero quindi i mestieri più colpiti dal vizietto? Quelli che dichiarano di essere consumatori di cocaina, saltuari o abituali, si suddividono in maniera abbastanza omogenea fra personale di cucina (36%), operatori di sala (35,3%) e reparto bar (28%): insomma non dipenderebbe dalle mansioni, quanto probabilmente dalla mole di lavoro.
LE FASCE D'ETÀ: POCA COCAINA TRA GIOVANISSIMI E OVER 40
Grande disparità, invece, sulle fasce d'età coinvolte. Tra gli appartenenti alla Generazione Z (18-24 anni) dice di sniffare soltanto il 7% degli interpellati, percentuale che cresce di poco (8,5%) per gli over 40. Saliamo invece fino all'84,5% con la fascia intermedia, quella dei Millennial (25-39 anni), che sembrano dunque essere dei consumatori assidui.
I consumatori più assidui sarebbero quelli tra i 25 e i 39 anni
DISPARITÀ DI GENERE: MOLTA PIÙ DROGA TRA GLI UOMINI
Altro dato di grande rilevanza è il sesso di chi si fa dare una mano dalla coca. Il 78,5% degli uomini interpellati ammette di averne fatto uso, contro solamente il 12,4% delle donne.
A fare uso di cocaina sarebbero prevalentemente gli uomini
QUALI SOLUZIONI? PROVVEDIMENTO O COMPRENSIONE
E se foste voi i titolari dell’attività, cosa fareste per fermare la droga durante l’orario lavorativo? È stato chiesto anche questo agli intervistati. Ed essenzialmente sono due le opzioni considerate: un 45% circa procederebbe con un’ammonizione che, in caso di reiterazione del comportamento, si trasformerebbe in un provvedimento disciplinare di qualche tipo; mentre un altro 45%, maggiormente empatico, sarebbe più propenso a comprendere quali siano le reali motivazioni alla base del consumo di cocaina: problemi legati alla vita privata, semplice "sballo" o eccessivo stress da lavoro?
COME USCIRNE: AIUTO ESTERNO E ANALISI DELLE CONDIZIONI DI LAVORO
Proprio l'ultimo punto diventa cruciale e coinvolge tutto il sistema della ristorazione nei suoi meccanismi e nelle sue dinamiche interne: tra gli interpellati dalla ricerca RestWorld infatti c'è anche chi non farebbe nulla, chi cercherebbe un aiuto esterno (come per esempio un supporto psicologico) e chi vorrebbe valutare approfonditamente le condizioni di lavoro per comprendere se queste siano o meno - e, se sì, in che misura - la causa scatenante del consumo di cocaina. Perché in qualche brigata l'unica soluzione per restare in piedi e reggere il colpo sembrerebbe quella di rifugiarsi nella polvere bianca.
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Alberto Lupini
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