Una pizza più "trasparente", per così dire? Attraverso l'indicazione nei menu della provenienza degli ingredienti utilizzati. Tanto le farine quanto i prodotti con i quali si realizzano farciture e topping. È la proposta lanciata da Ettore Prandini in occasione del Villaggio Coldiretti in scena a Napoli sino al prossimo 9 dicembre. Per render ancor più fruibile e customer-oriented un prodotto tanto popolare quanto amato e consumato, tanto da valere oggi in Italia 15 miliardi di fatturato. Per parlare di questi temi abbiamo contattato il pizzaiolo forse più mediatico in Italia, sicuramente tra i più noti (per la sua massiccia presenza social e qualche comparsata in televisione), Gino Sorbillo. Con lui per capire in che modo, nel prossimo futuro, il mondo pizza possa ancora crescere, sempre al servizio e a fianco dei clienti.
Indicazione dell’origine degli ingredienti, Sorbillo: «Importantissimo»
Per combattere gli inganni, per contrastare la diffusione dei tentativi di imitazione, l’Italian sounding e prodotti contraffatti, la strada percorribile sembra essere quella legata all’indicazione in menu della provenienza degli ingredienti. A chiederlo è il 92% degli italiani, secondo l’Indagine Coldiretti/Ipsos, per evitare che senza saperlo vengano serviti piatti in cui si utilizzano cagliate congelate dalla Lituania per mozzarella, concentrato di pomodoro cinese, ma anche olio tunisino e farina di grano canadese. Una soluzione, quella dell’indicazione della provenienza delle materie prime, ipotesi condivisa da Gino Sorbillo.
«Sarebbe importantissimo. Per migliorare ulteriormente il comparto in primis noi pizzaioli dobbiamo essere curiosi e meticolosi nello scegliere le materie prime, fondamentali nell’alta ristorazione così come nella pizzeria, e comunicarle adeguatamente e correttamente a chi viene a mangiare nel nostro locale. Prodotti tipici, ingredienti locali, poco conosciuti, grazie alla pizza sono diventati più noti, famosi, sono stati presentati e raccontati alle persone, e questo è molto importante. Il mondo pizza non è solo la pizza in quanto tale, il disco di acqua e farina e il forno, ma tutto ciò che le ruota intorno, ingredienti compresi. Ed ecco che, se facciamo al meglio il nostro lavoro, questi fatturati che oggi sono di 15 miliardi di euro possono solo crescere. Con il gioco di squadra e la trasparenza massima, la correttezza, si migliora tutti insieme, e ne sapremo beneficiare tutti. Pizzaioli e clienti».
Pizza, in Italia un mercato da 15 miliardi
Un comparto, quello della pizza, che oggi in Italia vale 15 miliardi di euro. Una cifra enorme, se consideriamo soprattutto come sia legata a un alimento così semplice, popolare e (perlomeno nelle sue origini) povero come la pizza. Ad affermarlo è la Coldiretti, con i numeri snocciolati nel report “2023, la pizza italiana vince la sfida dei prezzi” diffuso in occasione del Villaggio organizzato a Napoli in piazza Municipio.
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Non solo patrimonio Unesco e simbolo di italianità, la pizza è anche la colonna portante di un sistema economico costituto da 121mila locali in Italia dove si prepara e si serve grazie ad una occupazione (stimata dalla Coldiretti) in 100.000 addetti a tempo pieno e altrettanti 100.000 nel weekend. In Italia si sfornano 2,7 miliardi di pizze all’anno che in termini di ingredienti (o perlomeno gli ingredienti più associati e associabili alla pizza) significano durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
Coldiretti: «Pizza, un valore storico e culturale»
«La pizza è il simbolo dell’immenso valore storico e culturale del patrimonio enogastronomico nazionale dalla cui valorizzazione dipendono molte delle opportunità di sviluppo economico ed occupazionale» ha detto in occasione della giornata napoletana il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. 15 miliardi, e l’intero comparso si augura che la crescita non si arresti qui, anzi che questa cifra possa essere un punto di partenza verso un miglioramento costante. Lo afferma anche Gino Sorbillo, lo storico pizzaiolo napoletano ha commentato con noi questa notizia che conferma quanto la pizza sia centrale nelle abitudini di consumo degli italiani.
La pizza vale 15 miliardi di fatturato. Sorbillo: «Spinta per guardare al futuro»
«È sicuramente una bella notizia, il tempo ci ha dato ragione riguardo l’importanza che hanno le pizzerie nella galassia della ristorazione a 360 gradi. Fa pensare alla grande crescita che ha conosciuto la pizzeria, locale nato dai quartieri più popolari, che ha sfamato in momenti difficilissimi comprese le guerre, centinaia di migliaia di persone. Oltre a questo, in particolar modo negli ultimi anni, oltre alle pizze sono stati sfornati grandi talenti che hanno supportato e aiutato a crescere l’intero comparto, supportandone la cultura e dando continuità al lavoro che era stato intrapreso. Fino a una mescolanza, in alcuni casi, anche con la ristorazione stellata, quindi è arrivata ad assumere una rilevanza che secondo me poteva e doveva avere anche anni fa».
«Noi pizzaioli stiamo dando una grande accelerazione al comparto cercando di migliorare sempre di più ciò che già da sempre facciamo, dimostrando come nonostante tutto il buono ancora c’è da lavorare, migliorare, guardare ancor di più al futuro, per dimostrare che la pizza può collocarsi lì dove la vogliamo collocare. Anche in termini di strumenti usati, come per esempio i forni ecologici, a ridotto impatto ambientale».
Pizza, piatto “salva tasche” per gli italiani
Nell’ultimo anno sono aumentati del 14% i consumi di pizza degli italiani. Un piatto salva tasche anche nei giorni più bui del caro prezzi al dettaglio. Pizza comfort food per eccellenza insomma? Sì, grazie anche, se non soprattutto, a ragioni prettamente economiche e di risparmio. La passione degli italiani è stata alimentata anche dal contenimento dei prezzi della pizza che sono aumentati 1/3 in meno rispetto alla media dei prodotti alimentari in commercio, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. L’aumento medio della pizza è stato, nei primi undici mesi del 2023, del 7% contro il 10,5% del carrello alimentare che ha portato molti consumatori a privilegiare questo prodotto. Il risultato è che il 65% degli italiani – spiega l’indagine Coldiretti/Ipsos – ha mangiato la pizza almeno una volta alla settimana nell’ultimo anno, mentre 1 italiano su 5 (20%) l’ha messa in tavola due volte alla settimana, l’8% per 3 volte alla settimana, il 3% quattro volte e il 2% quasi tutti i giorni. Appena un 2% dichiara di non averla mangiarla mai.
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Alberto Lupini
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