Se ne era già parlato negli scorsi mesi ma ora è tutto ufficiale. Il progetto "Aggiungi un posto a tavola che c’è un bambino in più" si configura come un'importante iniziativa interdisciplinare, in grado di coinvolgere diversi settori e attori chiave. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha lanciato un ambizioso progetto che coinvolge diversi ministeri e associazioni del settore, mira a sostenere le famiglie italiane, promuove la convivialità nei pubblici esercizi e contribuisce alla crescita del settore turistico locale. Il tutto attraverso la promozione di menu dedicati ai bambini e prezzi accessibili. La firma del protocollo d'intesa segna un passo significativo verso una visione più olistica delle politiche a sostegno delle famiglie in Italia.
Il settore della ristorazione coinvolto nel progetto
Il progetto ha ottenuto il supporto della principale associazione della ristorazione, Fipe-Confcommercio, che si impegna a implementare il protocollo d'intesa nei suoi pubblici esercizi. In occasione della firma del protocollo tra le parti, avvenuta oggi nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio ha dichiarato: «Partecipiamo responsabilmente a questo progetto al fianco del ministero delle Imprese e del Made In Italy, di tutti gli altri ministeri interessati e di altre associazioni del comparto. La nostra presenza riflette la visione di ristorazione che da sempre la federazione sostiene, incentrata sulruolo sociale dei pubblici esercizi come luoghi di convivialità e ospitalità».
«Con questo progetto, vogliamo condividere l’impegno a contenere gli effetti dell’inflazione, offrire opportunità di socializzazione alle famiglie con bimbi minori, prevenire e correggere scorrette abitudini commerciali, sostenere i prodotti dei nostri territori e rafforzare l’indotto sul turismo locale».
Con "Aggiungi un posto a tavola" menu a 10€ per i bambini
La proposta chiave della federazione è l'adozione di un menù dedicato ai bambini di età inferiore a 10 anni nei pubblici esercizi aderenti a Fipe-Confcommercio, con un prezzo massimo di 10 euro. Questa iniziativa, che sarà attuata fino al 30 giugno 2024, si propone di contenere gli effetti dell'inflazione, offrire opportunità di socializzazione alle famiglie con bambini, prevenire pratiche commerciali scorrette, sostenere i prodotti locali e potenziare l'indotto turistico a livello locale.
«Inaccettabili i ristoranti child-free»
Il presidente del Forum associazioni familiari, Adriano Bordignon, ha accolto con soddisfazione il progetto, sottolineando come fare famiglia in Italia oggi sia una sfida complessa. Una sfida non certo supportata dalle politiche di alcuni ristoranti di interdire l'accesso ai bambini: «Fare famiglia in Italia oggi è complicato ed è per questo motivo che aderiamo con soddisfazione alla proposta del ministro Urso che coinvolge altri quattro ministeri e numerose associazioni di categoria, per il contenimento dei prezzi dei servizi della ristorazione a favore delle famiglie, nel periodo dal 1° febbraio al 30 giugno 2024 - ha dichiarato - non esiste una politica neutra per la famiglia. Che si parli di alimentazione, risorse energetiche, lavoro oppure fisco la famiglia può essere gravata o sostenuta. Questo progetto oltre ad esiti pratici su portafoglio, tempo libero e salute delle famiglie attiva un bene immateriale che riguarda un’alleanza per la famiglia, urgente e necessaria, se si vogliono cambiare i destini della denatalità e si vuole supportare il compito sociale ed educativo delle famiglie».
«Va - conclude - inoltre sempre più favorita una ristorazione che sia capace di accogliere le famiglie con menù dedicati, prezzi accessibili, alimenti sani e attinenti alla filiera italiana. Sono inaccettabili le derive di alcuni locali che precludono l’accesso ai minori o non garantiscono standard di salubrità adeguati in particolare per i più piccoli».
"Aggiungi un posto a tavola": la risposta ai ristoranti che non accettano i bambini?
Se ne è parlato molto nei mesi passati e l'argomento torna d'attualità con la promozione del progetto Aggiungi un posto a tavola. I ristoranti child-free, quelli che per politica interna non accettano i bambini al ristorante, sono stati al centro delle attenzioni mediatiche specialmente la scorsa estate.
Un argomento, questo, particolarmente divisivo, capace di spaccare in due l'opinione pubblica. Non pochi i clienti che prediligono questa tipologia di locali per garantirsi pace e tranquillità in sala. Peccato, però, che ristoranti di questo tipo per la legge italiana siano del tutto illegittimi. Nonostante sia un fenomeno in indubbia diffusione, va detto come i ristoranti childfree (così come tutti gli altri esercizi pubblici che condividono tale politica) non siano legittimi, e se il caso dovesse venire accertato il titolare rischierebbe anche una sanzione amministrativa. Il tutto è regolato da una fonte normativa che espressamente vieta una tale pratica e si tratta del Regio Decreto n. 635 del 1940, vale a dire il ‘Regolamento per l’esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza' (conosciuto anche come Tulps). In particolare, l’art. 187 di questo regolamento prevede testualmente: «Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo». E tra i legittimi motivi, ovviamente, non compare l'età anagrafica dei clienti del locale.
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Alberto Lupini
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