Il peso del caro prezzi: si compra di meno, ma si spende uguale. E volano i discount
L'Istat ha pubblicato i dati relativi al commercio al dettaglio per il mese di aprile: vendite stazionarie in valore, ma in calo per volume. L'inflazione incide sui consumi, con la spesa nei discount che aumenta del 10,1%
L'estrema sintesti dei dati forniti da Istat sul commercio al dettaglio ad aprile 2022 potrebbe essere questa: si compra meno, ma si spende uguale. Il motivo? L'inflazione. Emblematico in questo senso il dato delle vendite al dettaglio su base annua: crescono del 4,4% come quantità, ma dell'8,4% in valore.
Commercio al dettaglio: cosa dice l'Istat
L'Istat nei suoi dati sul commercio al dettaglio ad aprile parla di una stazionarietà delle vendite al dettaglio in valore rispetto al mese precedente e un calo dello 0,4% in volume. Sono in diminuzione le vendite dei beni non alimentari (-0,6% in valore e -0,8% in volume) mentre crescono quelle dei beni alimentari (rispettivamente +0,7% in valore e +0,2% in volume).
Nel trimestre febbraio-aprile 2022, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio crescono in valore (+0,3%) e calano in volume (-0,8%). Le vendite dei beni non alimentari sono in aumento (+0,3% in valore e +0,1% in volume), mentre quelle dei beni alimentari aumentano in valore (+0,2%) e diminuiscono in volume (-1,9%).
Su base tendenziale, ad aprile 2022, le vendite al dettaglio aumentano dell’8,4% in valore e del 4,4% in volume. Sono in crescita le vendite dei beni non alimentari (+11,2% in valore e +9,3% in volume) mentre quelle dei beni alimentari registrano un aumento in valore (+5,5%) e una diminuzione in volume (-0,8%).
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Crescono tutte le forme di vendita
Rispetto ad aprile 2021, il valore delle vendite al dettaglio cresce per tutte le forme di vendita: la grande distribuzione (+7,7%), le imprese operanti su piccole superfici (+10,1%), le vendite al di fuori dei negozi (+4,2%) e il commercio elettronico (+1,9%).
La crescita maggiore è per i mobili
Tra i beni non alimentari, si registra una crescita tendenziale per tutti i gruppi di prodotti. Gli aumenti maggiori riguardano Mobili, articoli tessili, arredamento (+26,0%), Abbigliamento e pellicceria (+20,8%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+18,4%), mentre Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia vede l’aumento minore (+3,4%).
I discount e l'allarme di Coldiretti
Tra gli effetti del caro prezzi emersi dall'indagine Istat c'è l'aumento degli acquisti nei discount alimentari. Il cibo a costi ridotti ha infatti fatto registrare un balzo delle vendite del 10,1%, valore più elevato tra tutte le tipologie distributive alimentari.
A sottolinearlo è la Coldiretti. «Si registra un aumento del 5,5% degli acquisti alimentari rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Si tratta però - sottolineano dall'associazione - di un risultato dovuto esclusivamente al caro prezzi con le quantità di prodotti alimentari acquistati che si riducono dello 0,8%. Il balzo dei discount evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo, nel tempo della guerra. Gli aumenti record delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflettono, infatti, sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi».
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Alberto Lupini
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