Il pesce d'aprile per gli stagionali, un danno che dura pure a novembre

Gli aiuti in base alla perdita di fatturato su aprile 2019 penalizzano le strutture del mare che lavorano da maggio a settembre. E quelle della montagna private delle settimane bianche di marzo . Ora la distorsione si ripresenta col dl ristori. Eppure Federalberghi aveva proposto: calcoliamo il contributo sul mese col danno peggiore

10 novembre 2020 | 08:30
di Marcello Pirovano
Nella sempre antipatica classifica dei più penalizzati da questa crisi portata dalla marea del coronavirus, che ondata dopo ondata tramortisce i settori dell’ospitalità e della ristorazione, c’è una categoria in particolare che rischia di essere, oltre che danneggiata dalla chiusura, pure beffata dal sistema degli aiuti di Stato: quella degli albergatori stagionali.

Imprenditori cioè che riescono a lavorare solo d’estate, se gestiscono attività in località marittime, o d’inverno per ciò che riguarda il mondo della montagna e degli impianti sciistici. Si capisce già quindi a occhio nudo che il mese preso come parametro per calcolare i ristori governativi sulla base dei fatturati del 2019, cioè aprile, scontenta un po’ tutti.



Per gli albergatori stagionali poche tutele dal decreto ristori

Resta tagliato fuori chi lavora da maggio a settembre
In tanti lo hanno fatto presente e qualcuno è riuscito anche a far arrivare la sua voce al Corriere della sera, come nel caso di Gianluca Caldironi, titolare del Residence Marinella a Bellaria-Igea Marina, provincia di Rimini: «Il decreto chiede di documentare il fatturato di aprile 2019 rispetto all’aprile 2020. Bisogna certificare il crollo di almeno un terzo dei ricavi per avere dei soldi. Ma noi stagionali che siamo aperti da maggio a settembre come possiamo presentare un fatturato di aprile che è ovviamente uguale a zero?».

Un appunto legittimo, anche se poi è arrivata la stoccata alle associazioni di categoria: «Non ci hanno dedicato tempo e attenzione. Nelle audizioni alla commissione Bilancio per il nostro settore, Federalberghi e Federturismo hanno speso per noi poche righe e poche parole».

Federalberghi E-R: «Una lotta tra emendamenti e pressioni»
Qui i diretti interessati hanno respinto al mittente l’accusa. Anche perché un conto è non essere riusciti a ottenere risultati concreti o la migliore soluzione per tutti, un altro è non averci provato. Alessandro Giorgetti, presidente di Federalberghi Emilia-Romagna, spiega a Italia a Tavola: «Abbiamo combattuto fino alla morte, presentando emendamenti e facendo pressioni. La scelta finale però spetta al ministero dell’Economia. Io ho rotto sempre le scatole sia in Regione sia al governo. Siamo stati travolti da una decisione, ma di certo nessuno ha fatto spallucce».

Sulla carta c’erano strade diverse per rendere il sostegno meno iniquo: «Bastava aggiungere due mesi al periodo considerato, includendo maggio e giugno, per conteggiare gli aiuti e venire incontro alle imprese delle località balneari», è una delle proposte portate avanti da Giorgetti. Oppure, ancora meglio, «valutare l’anno nella sua totalità e confrontare il bilancio del 31 dicembre del 2019 con quello stimato del 2020: su quella differenza di fatturato andava decisa la percentuale di sussidi da erogare, in base alle disponibilità statali».

Invece la coperta è perennemente corta, e così il budget necessario si sarebbe dilatato troppo. «Credo che alla fine il governo abbia pensato di attutire in parte le perdite degli stagionali puri col mancato pagamento dell’Imu», conclude il numero uno degli albergatori emiliano-romagnoli.

Nucara: «Chiesto un calcolo sul mese con il danno peggiore»
Per qualcuno restano comunque noccioline. Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, ricorda come già in primavera il provvedimento si portava dietro delle distorsioni: «Prendendo come riferimento solo aprile sono state penalizzate anche tutte le aziende di montagna che hanno perso le settimane bianche di marzo, quando già era scattato il lockdown».

Una delle idee ragionevoli messe sul tavolo era dunque quella di «concedere a ciascuna impresa, balneare o della montagna, di poter calcolare il contributo che le spettava in base al mese peggiore in termini di perdite», come richiesto ufficialmente da Federalberghi in commissione al Senato.

Il governo però ha tirato dritto, non correggendo la rotta nemmeno tramite il decreto ristori che dovrebbe tamponare i danni della seconda ondata. Col risultato però che quello che era già ingiusto ad aprile rischia di diventare assurdo a novembre: «Capisco che ci sia l’esigenza di pagare subito, direttamente sui conti correnti», commenta Nucara, «ma se si riutilizza ancora il valore di aprile paradossalmente ci sarà qualcuno che ora prenderà dei soldi pur non avendo nessuna perdita e viceversa». Il nostro albergatore di Bellaria, per esempio, a novembre sarebbe rimasto chiuso a prescindere.

Confcommercio Rimini: «Guai anche su contratti e Naspi»
Anche Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, si è detto «insoddisfatto di come è stata concepita la norma sull’indennità per i lavoratori stagionali del turismo». E non solo per il “metodo aprile”. Per esempio «inserendo come requisiti per ottenere l’indennità una tantum la mancanza di un contratto di lavoro e di Naspi alla data di entrata in vigore del decreto, si tagliano fuori i lavoratori che sono riusciti ad allungare un po’ questa mini stagione e anche tutti quelli che avendo lavorato per un periodo in estate hanno già fatto richiesta della Naspi e ne risultano titolari».

I numeri poi, tremendi, sono i soliti: un calo del 62,5% delle presenze turistiche che l’Istat ha stimato in Italia nel periodo da gennaio a luglio 2020, con aggravamento in vista dovuto alle nuove misure restrittive di fine anno. E se il lockdown sarà simile a quello primaverile, gli esercizi ricettivi andranno incontro a un’altra contrazione del 91% delle prenotazioni. Quasi un azzeramento. Ecco perché le misure di sostegno, in un momento così nero, devono essere estremamente mirate.

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Alberto Lupini


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