Per un pasto fuori casa gli italiani scelgono l’apericena

Apericena sì, ma in enoteca, piuttosto che al bar. È questa la tendenza rilevata dal report dell’Ufficio Studi di Foodiestrip, l’applicazione dedicata al mangiare fuori casa in Italia, relativa al secondo bimestre 2019

21 maggio 2019 | 11:57
Più che un pranzo o una cena vera e propria, la maggioranza dei 15mila intervistati mettono al primo posto l’apericena. Preferita dalle donne (per il 55%) che confermano la loro emancipazione dal ruolo di “angeli della cucina”, soprattutto al centro (63%) e in area millennial (67%). «Quando abbiamo rilevato questo dato abbiamo subito indagato le motivazioni di tale preferenza - ha commentato Fabrizio Doremi, ceo e founder di Foodiestrip - e il successo di questa formula ibrida è dovuto a vari fattori. Il primo è quello economico. È primavera e tutti amiamo uscire di più la sera: l’apericena ci consente di farlo più spesso senza dare fondo alle nostre casse. Inoltre è una soluzione pratica: ci si nutre subito dopo l’ufficio approfittando di pre-serate ormai gradevoli e senza dover passare da casa. Infine, e questo è il dato più interessante, la serata - soprattutto in quota millennial - si passa in casa e davanti alla televisione. Marzo e aprile sono infatti i mesi d’oro per le nuove stagioni delle serie televisive più amate e imperdibili».



Sono molti i locali che, accanto ai classici menu serali, hanno adottato la tradizione iberica delle “tapas”, ovvero finger food o mini porzioni da godere abbinati a un bicchiere di vino o a una birra fresca. E gli italiani hanno colto l’opportunità al volo. Preferendo winebar ed enoteche (per il 47% al nord/centro e per il 49% al sud) ad altre soluzioni come il pub, il bar o i chioschi di street-food.
 
Per quanto riguarda i Millennials della cucina in casa potrebbero tranquillamente farne a meno. Il 75% degli intervistati in età compresa fra i 25 e i 40 anni a fare la spesa, cucinare e lavare i piatti non ci pensa proprio. E la percentuale sfiora l’80% al Sud. «Di sicuro questo dato è influenzato dal fattore stagionale, che quest’anno dopo la prima metà di Aprile ha visto un periodo abbastanza lungo di ponti e vacanze - commenta Doremi - Ma al di là della contingenza “ferie”, la comparazione con i dati del bimestre precedente rivela un trend in costante crescita. Soprattutto tra le “foodies” donne che, per oltre il 65% a tornare a casa per la pausa pranzo non ci pensa proprio.

Le motivazioni? Principalmente il tentativo di far quadrare il work-life balance. Ma oltre a ciò influisce, e non poco, la dinamica famigliare. Con il tempo pieno i figli mangiano a scuola, la figura della “casalinga” è in caduta libera e con un’ora o poco più di pausa pranzo diventa davvero difficile riunirsi attorno al tavolo di casa. A questo si aggiunge il fatto che molti ristoranti, avendo metabolizzato questo trend, propongono menu di qualità che permettono comunque di mangiare bene, anche tutti i giorni, con una spesa media intorno ai 12-15 euro. A conti fatti, quindi, l’eating-out della pausa pranzo, se si sommano i costi della spesa, dei trasporti per rientrare a casa e tutto il resto, risultano più convenienti rispetto al pasto domestico».

Anche per il secondo bimestre 2019, il mondo dell’eating out è dominato dalla tradizione gastronomica italiana e, possibilmente, “gourmet”. L’etnico vede il suo massimo successo (6% degli interpellati) al sud, ma anche street food, piadine e panini arrivano a sfiorare e a mala pena il 10% del gusto italiano. Regge la pizza a quota 20%, ma gli italiani, con quote che superano il 40% e senza variazioni di rilievo tra nord e sud, sia che si tratti di un piatto al volo, sia di un pasto con tutti i crismi scelgono grandi classici della tradizione gastronomica italiana.

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Alberto Lupini


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