Dare il permesso di soggiorno a chi ha il contratto firmato. È questa la proposta avanzata dalla Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) in occasione del click day di dicembre, che cade oggi lunedì 4 dicembre. Grazie al decreto flussi 2023, infatti, circa 136mila lavoratori non comunitari potranno entrare regolarmente in Italia: 52.770 ingressi per lavoro subordinato non stagionale, 680 ingressi per lavoro autonomo e 82.550 ingressi per lavoro subordinato stagionale - ma le domande in arrivo sono molte di più. «Oggi ci sono i permessi di soggiorno correlati ai flussi migratori, se tu ottieni il permesso di soggiorno, io ti posso fare il contratto. Ma non sarebbe più opportuno garantire il permesso di soggiorno quasi in automatico a chi invece ha un contratto di lavoro?» si interroga il presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani, in un'intervista a La Repubblica.
Bar e ristoranti: emergenza personale rientrata, ma la richiesta è ancora alta
La proposta della Federazione è praticamente una richiesta d'urgente perché è difficile dire su quanti lavoratori extracomunitari potrà contare il comparto, considerato che ci sono già le consistenti quote riservate a turismo e agricoltura. I ristoratori, infatti, dovranno accontentarsi di quello che rimane.
Fortunatamente, oggi l'emergenza personale è di fatto rientrata (tranne a Milano, dove mancano circa 10mila operatori tra cuochi e camerieri), tornando ai livelli del 2019. In questo momento ci sono 987mila occupati - media annua - contro i 989mila di 3 anni fa. Ovviamente la richiesta è ancora alta e per questo il comparto vuole fare affidamento su chi arriva fuori dall'Unione europea.
Bar e ristoranti, servono 155mila lavoratori entro gennaio
Come ricordato dall'ultimo report di Excelsior-Uniocamere, di fatto, solo la ristorazione avrà bisogno di altri 155mila lavoratori da qui a gennaio. «Con il Covid abbiamo perso circa 250mila lavoratori, che siamo riusciti in parte a recuperare».
Le cause? «Pensionamenti e lavoratori che scelgono di andarsene perché il nostro settore non risulta particolarmente attrattivo». Tra demografia (invecchiamento della popolazione) e orari (si lavora di notte e nei festivi), sempre più persone preferiscono virare su altri lavori che garantiscono un maggiore equilibrio con la vita privata.
Bar e ristoranti, il decreto flussi non basta: ecco perché
Per tutto questo, il contratto di lavoro a extracomunitari, sottolinea la Fipe, dà la possibilità alla persona di dimostrare che ha un rapporto di lavoro che mantiene la stessa e che quindi soddisfa le esigenze di sicurezza: «Se vengo per lavorare non andrò a cercare opportunità di delinquere» ricorda Stoppani.
«La scelta del governo di riaprire il decreto flussi e di aumentare il numero degli ingressi è da apprezzare e da condividere, ma non basta». Infatti, quando arrivano i lavoratori c'è un altro problema legato ai percorsi di formazione e di inserimento, di cui i pubblici esercizi si fanno carico volentieri, ma che forse, conclude Stoppani, «sarebbe meglio collegare alle politiche per l'immigrazione».
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Alberto Lupini
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