Per ora resta un'estate da weekend E gli hotel sono ancora semivuoti
Clima torrido, atmosfera rilassata e gli italiani iniziano a spostarsi. Il target è gita, weekend e spostamento di prossimità. E gli hotel restano a secco in settimana. Stabilimenti balneari, bar e ristoranti sorridono
29 giugno 2020 | 11:23
Qualcosa, si muove. Il boom dell’estate segnato sia dal calendario che, finalmente, anche dai 40 gradi sta convincendo gli italiani a muoversi verso le località turistiche. La paura sta svanendo sopraffatta dalle buone notizie sull’andamento dei contagi, ma forse ancor di più dal reale bisogno di spiaggia, mare, sole, spensieratezza. Certo, sempre con un’attenzione particolare alla salute e mettendosi a tavolino per fare i conti con le disponibilità economiche, ma turismo e ristorazione possono iniziare ad accennare ad un sorriso. Come prevedibile sono i weekend e i le mini vacanze di prossimità a conquistare gli italiani in questo primo scorcio d’estate, il che vuol dire buoni affari per stabilimenti balneari, bar e ristoranti e sofferenza ulteriore per gli alberghi.
La cartina di tornasole di questa situazione è l’Emilia Romagna che ha vissuto l’ultimo weekend di giugno da tutto esaurito sulle spiagge e nei locali del divertimento che erano partiti con il freno a mano tirato. Una situazione normale pensando agli anni passati, eccezionale e sorprendente in questo 2020. Tanto movimento in spiaggia e nei locali. «Noi abbiamo stralavorato al Tortuga, di giorno e di sera, così come tanti colleghi», spiega al Resto del Carlino Maurizio Bronzetti, il titolare dello stablimento. Pienone al Rose & Crown, al Bounty, al Giardino e negli altri locali della zona mare. «Vero, è stato un fine settimana decisamente positivo, e si è visto anche qualche turista», conferma “Chicco” Brigidi, uno dei soci del Barrumba. Anche a Riccione stabilimenti, locali e ristoranti hanno lavorato a pieno ritmo. E nell’ultimo fine settimana - altra piacevole sorpresa - quasi tutti gli hotel riccionesi erano aperti. «Su 414, sono appena una trentina quelli ancora chiusi - precisa il presidente dell’Aia riccionese, Bruno Bianchini - è un dato che ci ha sorpreso. Diversi alberghi tra l’altro hanno riaperto proprio in questi giorni».
Ma, come detto, la situazione alberghi non è così positiva dappertutto. A Rimini ad esempio si fa ancora molta fatica. Patrizia Rinaldis, la presidente dell’Associazione albergatori osserva: «Abbiamo poco più di 500 strutture aperte in questo momento, poco più della metà. Ma diversi hotel riapriranno nei prossimi giorni, giusto in tempo per il primo weekend di luglio». Tutto, naturalmente, è relazionato ai numeri che Rimini era abituata a fare in passato: «Sono mancati fin qui completamente i gruppi - ribadisce la Rinaldis - a giugno non abbiamo avuto le comitive degli anziani, il turismo sociale. Non arrivano i gruppi di giovani organizzati dai tour operator». Ma Rimini in questo momento sconta anche l’assenza degli eventi, cancellati (e non poteva essere altrimenti) per l’emergenza sanitaria. Gli eventi di danza e ginnastica in Fiera «riempivano tanti hotel». L’Aia - stando a quello che riporta il Resto del Carlino - stima che saranno almeno un centinaio gli alberghi che quest’estate non apriranno affatto. Parecchi hotel restano chiusi anche perché i gestori non sono riusciti a rinegoziare gli affitti. Ma non mancano soltanto gli hotel all’appello. Restano ancora chiusi tanti bar, ristoranti, negozi.
Lo sguardo va a luglio, sperando che gli orizzonti siano più rosei. «Noi siamo abbastanza fiduciosi - riprendre Bianchini - i telefoni sono tornati a squillare come prima, c’è voglia di vacanza e adesso dovremo essere bravi a tradurre i tanti contatti che riceviamo in prenotazioni». Giugno intanto se ne è andato però e un mese in più di calo a picco è stato segnato nei bilanci. E l’Emilia Romagna, ovviamente, non è l’unica regione ad avere sofferto.
In Italia infatti si contano più di 10 milioni di turisti italiani e stranieri in meno nel mese di giugno con un impatto drammatico su economia ed occupazione per il settore della vacanza Made in Italy in cui operano 612mila imprese con 2,7 milioni di lavoratori. Con un calo del 54% rispetto allo scorso anno quasi 4 milioni di italiani hanno rinunciato a prendere le ferie a giugno per le incertezze, le preoccupazioni e le difficoltà economiche generate dal coronavirus che ha bloccato anche gli arrivi della gran parte degli oltre 6 milioni di turisti stranieri che scelgono questo mese per pernottare lungo la Penisola. Completamente bloccati gli arrivi dei turisti provenienti da Paesi extracomunitari come Giappone, Cina e Stati Uniti mentre segnali ancora troppo deboli arrivano da Germania e Nord Europa con la riapertura delle frontiere avvenuta da appena quindi giorni.
Indicazioni più incoraggianti ci sono per i prossimi mesi estivi sia per gli italiani tranquillizzati dall’andamento positivo della pandemia che per gli stranieri con la riapertura parziale delle frontiere a molti Paesi extracomunitari dal 1 di luglio con l’esclusione tra gli altri degli Usa. Una assenza pesante con i viaggiatori provenienti dagli Usa che sono i turisti fuori dai confini europei i più affezionati all’Italia con ben 12,4 milioni di pernottamenti per una spesa di 1,8 miliardi nel terzo trimestre del 2019 secondo Bankitalia. Un buco che non sarà colmato dai 34 milioni di italiani che hanno deciso di andare in vacanza nell’estate 2020 con un calo del 13% rispetto allo scorso anno secondo l’analisi Coldiretti/Ixe’.
L’Italia è di gran lunga la destinazione preferita che è scelta come meta dal 93% rispetto all’86%% dello scorso anno. La novità di quest’estate sta anche nel fatto che 1 italiano su 4 (25%) ha scelto una destinazione vicino casa, all’interno della propria regione di residenza. Se la spiaggia resta la meta preferita, cresce il turismo di prossimità con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane, in alternativa alle destinazioni turistiche più battute, mentre crollano le presenze nelle città. La stragrande maggioranza degli italiani in viaggio ha scelto di alloggiare in case di proprietà, di parenti e amici o in affitto mentre in difficoltà sono gli alberghi e i 24mila agriturismi che spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.
In Emilia Romagna le spiagge tornano ad affollarsi
La cartina di tornasole di questa situazione è l’Emilia Romagna che ha vissuto l’ultimo weekend di giugno da tutto esaurito sulle spiagge e nei locali del divertimento che erano partiti con il freno a mano tirato. Una situazione normale pensando agli anni passati, eccezionale e sorprendente in questo 2020. Tanto movimento in spiaggia e nei locali. «Noi abbiamo stralavorato al Tortuga, di giorno e di sera, così come tanti colleghi», spiega al Resto del Carlino Maurizio Bronzetti, il titolare dello stablimento. Pienone al Rose & Crown, al Bounty, al Giardino e negli altri locali della zona mare. «Vero, è stato un fine settimana decisamente positivo, e si è visto anche qualche turista», conferma “Chicco” Brigidi, uno dei soci del Barrumba. Anche a Riccione stabilimenti, locali e ristoranti hanno lavorato a pieno ritmo. E nell’ultimo fine settimana - altra piacevole sorpresa - quasi tutti gli hotel riccionesi erano aperti. «Su 414, sono appena una trentina quelli ancora chiusi - precisa il presidente dell’Aia riccionese, Bruno Bianchini - è un dato che ci ha sorpreso. Diversi alberghi tra l’altro hanno riaperto proprio in questi giorni».
Ma, come detto, la situazione alberghi non è così positiva dappertutto. A Rimini ad esempio si fa ancora molta fatica. Patrizia Rinaldis, la presidente dell’Associazione albergatori osserva: «Abbiamo poco più di 500 strutture aperte in questo momento, poco più della metà. Ma diversi hotel riapriranno nei prossimi giorni, giusto in tempo per il primo weekend di luglio». Tutto, naturalmente, è relazionato ai numeri che Rimini era abituata a fare in passato: «Sono mancati fin qui completamente i gruppi - ribadisce la Rinaldis - a giugno non abbiamo avuto le comitive degli anziani, il turismo sociale. Non arrivano i gruppi di giovani organizzati dai tour operator». Ma Rimini in questo momento sconta anche l’assenza degli eventi, cancellati (e non poteva essere altrimenti) per l’emergenza sanitaria. Gli eventi di danza e ginnastica in Fiera «riempivano tanti hotel». L’Aia - stando a quello che riporta il Resto del Carlino - stima che saranno almeno un centinaio gli alberghi che quest’estate non apriranno affatto. Parecchi hotel restano chiusi anche perché i gestori non sono riusciti a rinegoziare gli affitti. Ma non mancano soltanto gli hotel all’appello. Restano ancora chiusi tanti bar, ristoranti, negozi.
Lo sguardo va a luglio, sperando che gli orizzonti siano più rosei. «Noi siamo abbastanza fiduciosi - riprendre Bianchini - i telefoni sono tornati a squillare come prima, c’è voglia di vacanza e adesso dovremo essere bravi a tradurre i tanti contatti che riceviamo in prenotazioni». Giugno intanto se ne è andato però e un mese in più di calo a picco è stato segnato nei bilanci. E l’Emilia Romagna, ovviamente, non è l’unica regione ad avere sofferto.
Le ricerche per il viaggio iniziano
In Italia infatti si contano più di 10 milioni di turisti italiani e stranieri in meno nel mese di giugno con un impatto drammatico su economia ed occupazione per il settore della vacanza Made in Italy in cui operano 612mila imprese con 2,7 milioni di lavoratori. Con un calo del 54% rispetto allo scorso anno quasi 4 milioni di italiani hanno rinunciato a prendere le ferie a giugno per le incertezze, le preoccupazioni e le difficoltà economiche generate dal coronavirus che ha bloccato anche gli arrivi della gran parte degli oltre 6 milioni di turisti stranieri che scelgono questo mese per pernottare lungo la Penisola. Completamente bloccati gli arrivi dei turisti provenienti da Paesi extracomunitari come Giappone, Cina e Stati Uniti mentre segnali ancora troppo deboli arrivano da Germania e Nord Europa con la riapertura delle frontiere avvenuta da appena quindi giorni.
Indicazioni più incoraggianti ci sono per i prossimi mesi estivi sia per gli italiani tranquillizzati dall’andamento positivo della pandemia che per gli stranieri con la riapertura parziale delle frontiere a molti Paesi extracomunitari dal 1 di luglio con l’esclusione tra gli altri degli Usa. Una assenza pesante con i viaggiatori provenienti dagli Usa che sono i turisti fuori dai confini europei i più affezionati all’Italia con ben 12,4 milioni di pernottamenti per una spesa di 1,8 miliardi nel terzo trimestre del 2019 secondo Bankitalia. Un buco che non sarà colmato dai 34 milioni di italiani che hanno deciso di andare in vacanza nell’estate 2020 con un calo del 13% rispetto allo scorso anno secondo l’analisi Coldiretti/Ixe’.
L’Italia è di gran lunga la destinazione preferita che è scelta come meta dal 93% rispetto all’86%% dello scorso anno. La novità di quest’estate sta anche nel fatto che 1 italiano su 4 (25%) ha scelto una destinazione vicino casa, all’interno della propria regione di residenza. Se la spiaggia resta la meta preferita, cresce il turismo di prossimità con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane, in alternativa alle destinazioni turistiche più battute, mentre crollano le presenze nelle città. La stragrande maggioranza degli italiani in viaggio ha scelto di alloggiare in case di proprietà, di parenti e amici o in affitto mentre in difficoltà sono gli alberghi e i 24mila agriturismi che spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.
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Alberto Lupini
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