Per l'Epifania, pochi italiani in partenza. Città d'arte al minimo storico di presenze

Qualcosa si muove, ma senza alcun record di presenze. La montagna “resiste” sino al 9 gennaio (si tratta di un tasso di occupazione mediamente del 60%) ma per i periodi successivi ci sono pochissime prenotazioni

05 gennaio 2022 | 12:19

Sta calando il buio davanti al mondo del turismo. Se le vacanze natalizie sono state positive e la loroa onda arriverà fino al 9 gennaio, dal 10 in poi non c’è alcun dato che faccia sperare in un andamento positivo. Da una parte, la variante Omicron del virus covid 19 che ha provocato la drammatica quarta ondata dei contagi proprio nel pieno delle festività natalizie. Dall’altra una crisi economica crescente che continua a penalizzare le aziende di tutta la filiera turistica. Uno scenario poco rassicurante che impedisce agli italiani di progettare grandi partenze nel fine settimana dell’Epifania.

Malgrado il calendario offra un’occasione ghiotta per programmare una vacanza, prevedendo la festività della Befana nella giornata di giovedì, non vi sarà quel gran pienone che in altra occasione ci si sarebbe potuti aspettare.

Le località preferite

Qualcosa si muove, ma senza alcun record di presenze. La montagna “resiste” sino al 9 gennaio (si tratta di un tasso di occupazione mediamente del 60%) ma per i periodi successivi ci sono pochissime prenotazioni. Nessuna località annuncia il “tutto esaurito”. Le città d’arte sono al minimo storico, mediamente sotto il 30%. Il turismo straniero è pressoché assente ed i prezzi stessi risultano essere in calo.

Al mare e ai laghi, molte delle strutture che solitamente venivano tenute aperte per le festività, sono state chiuse dopo Capodanno o addirittura non hanno aperto per nulla.

Bocca: Situazione drammatica

«La situazione è drammatica - afferma Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi - c’è grande preoccupazione. Il comparto non vive solo delle festività natalizie, un periodo peraltro che, già di suo, non ha potuto offrire grandi performance. Gli imprenditori del ricettivo sono estremamente allarmati per lo scenario che si presenterà da metà gennaio in poi. Oppressi dalle difficoltà causate dalla pandemia e dalle ulteriori misure restrittive imposte dal Governo che fanno da deterrente agli arrivi del turismo straniero, fanno fatica a vedere la luce in fondo al tunnel, essendo l’Italia un paese il cui turismo produce normalmente il 13% del Pil e vivendo per oltre il 50% di turismo proveniente dall’estero».

«La domanda dall’estero è ai minimi - prosegue Bocca - e la situazione si è aggravata in seguito all’impossibilità di accogliere in albergo coloro che sono stati vaccinati con un vaccino non riconosciuto dalla European Medicines Agency (Ema). Inoltre, la totale assenza di prenotazioni per i prossimi mesi rende impossibile qualunque programmazione per le attività aziendali: così abbiamo il buio davanti a noi».

Tante strutture a rischio chiusura

Non bisogna dimenticare, ricorda la Federalberghi, che molte strutture sono chiuse e molte torneranno a chiudere, anche in considerazione dell’aumento considerevole dei costi di gestione (in primis gas ed energia elettrica).

 

«Le imprese sono allo stremo delle forze anche a causa del venir meno del sostegno dello Stato - conclude Bocca - Già nel secondo semestre 2021 sono venuti a mancare il credito d’imposta sugli affitti e l’esonero dal pagamento dell’Imu, mentre il 31 dicembre hanno avuto termine la moratoria sui mutui e la cassa integrazione covid. Di questo passo sarà quasi impossibile per le nostre aziende immaginare un futuro».

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Alberto Lupini


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