Per far ripartire il turismo serve uno spirito imprenditoriale

Verso l'estero è ipotizzabile una vera e massiccia campagna promozionale facendo perno su ambasciate, consolati, Ice ed Enit e abbandonando spocchiose campagne campanilistiche

06 aprile 2021 | 10:07
di Renato Andreolassi
Superata arrancando e a fatica la Pasqua, sparito il bianco e il giallo, da oggi in Italia siamo (più o meno) metà rossi e metà arancio. Forse stiamo intravedendo una piccola luce in fondo al tunnel, anche se i dati su cui riflettere sono sempre da incubo: oltre 110mila morti in un anno causa Covid, su tutto il territorio nazionale (è come se fosse scomparsa Bergamo) di cui 31200 nella sola Lombardia. Le vaccinazioni sono partite con intoppi vari, ma adesso la macchina sembra piano piano rodare.


La svolta del 20 aprile

Uscirne è l'imperativo d'obbligo, con la massima prudenza. Domani riprendono le scuole in presenza fino alla prima media, a metà settimana la cabina di regia stabilirà se dal 20 in poi potranno ripartire molte attività. Certo, per il secondo anno consecutivo, quel che hanno perso nella stagione invernale e nelle festività pasquali ristoratori e operatori del mondo turistico è difficilmente quantificabile e non saranno certo i ristori a ricompensare settori che sono tutt'ora in ginocchio.

Per il turismo serve una visione da imprenditore

Serve, soprattutto a livello centrale. da parte del neo ministro Massimo Garavaglia una nuova politica, guardando alla ripresa con spirito imprenditoriale e non solo assistenziale.

Verso l'estero, ad esempio, è ipotizzabile una vera e massiccia campagna promozionale facendo perno su ambasciate, consolati, Ice ed Enit.

Unitariamente, abbandonando spocchiose campagne campanilistiche. Non solo spot e cartoline illustrate, è indispensabile lavorare tutti nella stessa direzione, anche perché fra due mesi arriva l'estate.

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Alberto Lupini


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