Patuanelli, Salvini e Bonaccini. Maxi alleanza inattesa a sostegno dell'apertura dei ristoranti a cena
Il ministro delle Politiche agricole: «Attraverso il Cts, stiamo lavorando a protocollo per consentire alla ristorazione la ripartenza». Il leader leghista ribadisce la sua idea di apertura, l'esponente del Pd è d'accordo
23 febbraio 2021 | 12:03
Dal Consiglio nazionale della Coldiretti arriva una buona notizia. Il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, intervenuto in streaming, ha annunciato: «Attraverso il Cts, comitato tecnico scientifico del ministero della Salute, stiamo lavorando a protocollo per consentire alla ristorazione la ripartenza».
L'impatto della pandemia sulla ristorazione, ha aggiunto, «è un tema che conosco bene. Il Fondo pensato a inizio anno è stato utile, ma ora dobbiamo avere la forza di garantire alle persone di poter tornare al ristorante. Anche perché ci sono comparti, come quello del vino in grande sofferenza».
Inattesa alleanza politica
Un appello che arriva da colui il quale si è mostrato tra i più aperti e disponibili a valutare le aperture già dal momento in cui Fipe e Fiepet gli avevano proposto le aperture a cena in zona gialla e a pranzo in quella arancione. Un appello che non è rimasto isolato quello lanciato oggi, anzi ha assunto la funzione di scintilla "politica" ravvivata da Matteo Salvini (Lega) e Stefano Bonaccini (Pd).
Senza quasi nemmeno accorgersene si è creato un asse politico tanto ampio quanto solido che trova il suo fulcro nell'idea che l'Italia debba ripartire nella complicata strada verso la normalità dall'apertura dei ristoranti. In totale sicurezza, ovviamente e calcolando la gravità della situazione sanitaria zona per zona. Un parere positivo quello del Pd che arriva l'indomani dell'uscita poco felice di Dario Franceschini, ministro della Cultura, che aveva citato i ristoranti come luoghi dove il contagio è più facile.
Il leader leghista già nei giorni scorsi si era esposto con un tweet che aveva scatenato la polemica social tra lui e l'opinionista Selvaggia Lucarelli. Poi ha rafforzato la sua considerazione appena uscito dal colloquio con Mario Draghi: «Ci vuole attenzione e cautela - ha detto - non si scherza con la salute della gente se ci sono le terapie intensive occupate. Ma c’è voglia di cambiamento e servono alcune norme di buon senso. Quelle sui ristoranti ad esempio mi sembrano palesi: se sono sicuri a pranzo, allora lo sono anche a cena. E poi alcune realtà iper controllate come le palestre piuttosto che i teatri, allora perché no?». Matteo Salvini è tornato dunque a chiedere all’esecutivo un cambio di passo rispetto al precedente guidato da Giuseppe Conte. Insomma, un mix tra «chiusure mirate e ritorno alla vita» sintetizza il leader leghista.
Il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini definisce «ragionevole» la proposta del leader leghista di riaprire i locali anche la sera nelle zone a minore rischio. E così «aperture» e «flessibilità nelle misure anti-Covid» diventano concetti comuni alle due forze che sostengono il governo Draghi e ai due esponenti politici che poco più di un anno fa si affrontavano a viso aperto nella campagna elettorale dell’Emilia Romagna.
Aperture mirate a seconda dei contagi
Bonaccini ha quindi ribadito che la proposta di tenere aperti i ristoranti anche a cena potrebbe essere possibile «laddove le cose vanno in modo migliore». Anche con «controlli più serrati» si può provare «a dare un po’ di ossigeno, dove ci sono meno rischi, alle attività economiche» più colpite dal virus. «Con il governo Draghi abbiamo già cominciato a lavorare insieme ed è quello che le Regioni chiedono» aggiunge. Dopo la riunione di domenica sera, la prossima tappa sarà un incontro sulle nuove misure. «Adesso credo cambierà qualcosa. Cioè, come si deve restringere dove ci sono problemi, si può pensare, dove le cose vanno meglio, di introdurre qualche elemento di flessibilità per alcune categorie», sono le aspettative di Bonaccini. In sintesi: chiusure dove è necessario, allentare le restrizioni dove è possibile, ristori adeguati e rapidi e un cambio passo sui vaccini. «Il governo deve battere i pugni sul tavolo insieme all’Unione europea», ribadisce.
E Salvini incassa e ringrazia: «Sono contento che sindaci e governatori di tutti i colori politici siano d’accordo con me che se puoi pranzare in tranquillità e a distanza puoi anche cenare in tranquillità e distanza. La riapertura di teatri, cinema, realtà sportive, palestre e piscine è un ritorno alla normalità». In una intervista al Corriere, era stato proprio il ministro della Cultura, Dario Franceschini, a definire cinema e teatri «luoghi sicuri» e a chiedere che «l’Italia sia il primo Paese a riaprirli».
Insomma, ora i ristoratori possono contare su una solida alleanza politica trasversale che non può più perdersi in parole e proclami, ma affondare il colpo con scelte concrete, decise e tempestive. L'aria sta cambiando, il gelo invernale sta lasciando posto alla brezza primaverile: che stia cambiando il vento anche attorno alla ristorazione?
Speranza forte che trova l'appoggio anche dei cittadini. Oltre 4 italiani su 10 (41%) infatti considerano la riapertura dei ristoranti una priorità seconda solo alla ripartenza della scuola. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ presentata al Consiglio Nazionale nel sottolineare un anno di aperture a singhiozzo ha messo in ginocchio l’intera filiera dei consumo fuori casa che vale 1/3 della spesa alimentare degli italiani per un importo annuale di 85 miliardi l’anno nei 360mila tra bar, mense, agriturismi e ristoranti.
«Anche alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione - ha detto il presidente Coldiretti, Ettore Prandini sarebbe importante consentire le aperture serali che valgono quasi l’80% del fatturato dei locali della ristorazione. Nei locali della ristorazione sono state adottate importanti misure di sicurezza, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso».
L'impatto della pandemia sulla ristorazione, ha aggiunto, «è un tema che conosco bene. Il Fondo pensato a inizio anno è stato utile, ma ora dobbiamo avere la forza di garantire alle persone di poter tornare al ristorante. Anche perché ci sono comparti, come quello del vino in grande sofferenza».
Matteo Salvini, Stefano Bonaccini e Stefano Patuanelli
Inattesa alleanza politica
Un appello che arriva da colui il quale si è mostrato tra i più aperti e disponibili a valutare le aperture già dal momento in cui Fipe e Fiepet gli avevano proposto le aperture a cena in zona gialla e a pranzo in quella arancione. Un appello che non è rimasto isolato quello lanciato oggi, anzi ha assunto la funzione di scintilla "politica" ravvivata da Matteo Salvini (Lega) e Stefano Bonaccini (Pd).
Senza quasi nemmeno accorgersene si è creato un asse politico tanto ampio quanto solido che trova il suo fulcro nell'idea che l'Italia debba ripartire nella complicata strada verso la normalità dall'apertura dei ristoranti. In totale sicurezza, ovviamente e calcolando la gravità della situazione sanitaria zona per zona. Un parere positivo quello del Pd che arriva l'indomani dell'uscita poco felice di Dario Franceschini, ministro della Cultura, che aveva citato i ristoranti come luoghi dove il contagio è più facile.
Il leader leghista già nei giorni scorsi si era esposto con un tweet che aveva scatenato la polemica social tra lui e l'opinionista Selvaggia Lucarelli. Poi ha rafforzato la sua considerazione appena uscito dal colloquio con Mario Draghi: «Ci vuole attenzione e cautela - ha detto - non si scherza con la salute della gente se ci sono le terapie intensive occupate. Ma c’è voglia di cambiamento e servono alcune norme di buon senso. Quelle sui ristoranti ad esempio mi sembrano palesi: se sono sicuri a pranzo, allora lo sono anche a cena. E poi alcune realtà iper controllate come le palestre piuttosto che i teatri, allora perché no?». Matteo Salvini è tornato dunque a chiedere all’esecutivo un cambio di passo rispetto al precedente guidato da Giuseppe Conte. Insomma, un mix tra «chiusure mirate e ritorno alla vita» sintetizza il leader leghista.
Il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini definisce «ragionevole» la proposta del leader leghista di riaprire i locali anche la sera nelle zone a minore rischio. E così «aperture» e «flessibilità nelle misure anti-Covid» diventano concetti comuni alle due forze che sostengono il governo Draghi e ai due esponenti politici che poco più di un anno fa si affrontavano a viso aperto nella campagna elettorale dell’Emilia Romagna.
Aperture mirate a seconda dei contagi
Bonaccini ha quindi ribadito che la proposta di tenere aperti i ristoranti anche a cena potrebbe essere possibile «laddove le cose vanno in modo migliore». Anche con «controlli più serrati» si può provare «a dare un po’ di ossigeno, dove ci sono meno rischi, alle attività economiche» più colpite dal virus. «Con il governo Draghi abbiamo già cominciato a lavorare insieme ed è quello che le Regioni chiedono» aggiunge. Dopo la riunione di domenica sera, la prossima tappa sarà un incontro sulle nuove misure. «Adesso credo cambierà qualcosa. Cioè, come si deve restringere dove ci sono problemi, si può pensare, dove le cose vanno meglio, di introdurre qualche elemento di flessibilità per alcune categorie», sono le aspettative di Bonaccini. In sintesi: chiusure dove è necessario, allentare le restrizioni dove è possibile, ristori adeguati e rapidi e un cambio passo sui vaccini. «Il governo deve battere i pugni sul tavolo insieme all’Unione europea», ribadisce.
E Salvini incassa e ringrazia: «Sono contento che sindaci e governatori di tutti i colori politici siano d’accordo con me che se puoi pranzare in tranquillità e a distanza puoi anche cenare in tranquillità e distanza. La riapertura di teatri, cinema, realtà sportive, palestre e piscine è un ritorno alla normalità». In una intervista al Corriere, era stato proprio il ministro della Cultura, Dario Franceschini, a definire cinema e teatri «luoghi sicuri» e a chiedere che «l’Italia sia il primo Paese a riaprirli».
Insomma, ora i ristoratori possono contare su una solida alleanza politica trasversale che non può più perdersi in parole e proclami, ma affondare il colpo con scelte concrete, decise e tempestive. L'aria sta cambiando, il gelo invernale sta lasciando posto alla brezza primaverile: che stia cambiando il vento anche attorno alla ristorazione?
Speranza forte che trova l'appoggio anche dei cittadini. Oltre 4 italiani su 10 (41%) infatti considerano la riapertura dei ristoranti una priorità seconda solo alla ripartenza della scuola. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ presentata al Consiglio Nazionale nel sottolineare un anno di aperture a singhiozzo ha messo in ginocchio l’intera filiera dei consumo fuori casa che vale 1/3 della spesa alimentare degli italiani per un importo annuale di 85 miliardi l’anno nei 360mila tra bar, mense, agriturismi e ristoranti.
«Anche alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione - ha detto il presidente Coldiretti, Ettore Prandini sarebbe importante consentire le aperture serali che valgono quasi l’80% del fatturato dei locali della ristorazione. Nei locali della ristorazione sono state adottate importanti misure di sicurezza, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso».
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Alberto Lupini
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