Pasqua al ristorante: attesi 5,7 milioni di clienti, ma manca chi spende
Nei giorni di Pasqua sono attesi dieci milioni di turisti, fra italiani e stranieri in tutta la Penisola, ma Fipe segnala che gli incassi saranno inferiori ai livelli pre Covid
Anche quest’anno, la piena ripresa è rimandata. Nei giorni di Pasqua, infatti, 10 milioni di turisti, tra italiani e stranieri, sono pronti a mettersi in moto lungo tutta la penisola, ma gli incassi attesi per i ristoranti sono in calo rispetto ai livelli pre crisi. Lo segnala la Fipe, la Federazione Italia pubblici esercenti. Ipotizza che al ristorante si siederanno 5,7 milioni di clienti, ma all'appello mancheranno quelli altospendenti.
Pasqua al ristorante: mancano i turisti altospendenti
Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, le persone che mangeranno al ristorante nella domenica di Pasqua sono complessivamente 5,7 milioni, il 10% in meno rispetto al 2019, l’anno del possibile confronto. Ciò nonostante, 9 locali su 10 sono pronti ad aprire i battenti per provare ad intercettare quanta più clientela possibile. La forma preferita sarà quella del menu degustazione al prezzo medio di circa 55 euro, bevande incluse, per un fatturato complessivo di 317 milioni di euro.
«La ripresa, seppur parziale dei flussi turistici internazionali, è un’ottima notizia che fa ben sperare anche per l’estate - sottolinea il vicepresidente di Fipe-Confcommercio, Aldo Cursano - Ciò che però è bene ricordare è che i turisti non si contano, ma si pesano. In questa primavera le nostre città d’arte si stanno riempiendo di giovani e di turisti provenienti dai Paesi europei vicini all’Italia. Manca il target altospendente, in particolare statunitensi, russi e giapponesi. Da qui il calo dei fatturati che stiamo già registrando».
Le imprese della ristorazione stanno tenendo i prezzi bloccati
Bar e ristoranti, nonostante la crisi sono disposti a tenere bloccati i prezzi. «Ancora una volta - aggiunge Cursano - le imprese della ristorazione dimostrano un senso di responsabilità che non appartiene ad altre realtà. Mentre l’industria alimentare, i fornitori di servizi di trasporto, i gestori di energia e carburante scaricano ogni loro extra costo a valle, con i titolari dei locali costretti ad acquistare prodotti a prezzi anche raddoppiati, questi ultimi continuano a tenere quanto più fermi possibile i listini. Una scelta dettata dallo stretto rapporto che ci lega alla nostra clientela che sappiamo essere in difficoltà economica in questo periodo, ma che vogliamo comunque possa godere della socialità e della professionalità del mondo del fuori casa. Il risultato è i prezzi del menu di Pasqua sono più o meno in linea con quelli di 3 anni fa. Ma non si può tirare troppo la corda: occorre un patto di filiera che veda tutti gli operatori impegnati a svolgere la funzione di ammortizzatori sociali per contenere i prezzi al consumo. Questo, in attesa di una vera ripresa per tutti».
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Alberto Lupini
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