Contro bar e ristoranti "apri e chiudi" arriva la stretta del Governo. Stiamo parlando di partite Iva corrispondenti ad attività fantasma, spesso presenti soltanto sulla carta e che fanno capo nella maggior parte dei casi a persone straniere. Vengono aperte e chiuse poco dopo con il solo intento di commettere illeciti. Così Palazzo Chigi, nella manovra varata dal Consiglio dei Ministri e che dovrà ora essere approvata dal Parlmento, ha deciso di intervenire in maniera netta, con l'obiettivo di contrastare il rischio evasione. Come? Analizzando le richieste di apertura di partita Iva per individuare le posizioni a rischio, sanzionando con 3mila euro le posizioni irregolari e chiedendo una fideiussione da 50mila euro per chi vuole riaprire una partita Iva chiusa per irregolarità.
A beneficiare di questa misura saranno i gestori onesti di bar e ristoranti, che a causa del meccanismo "apri e chiudi" si trovano colpiti dalla concorrenza sleale di chi apre soltanto per "pulire" denaro sporco per poi chiudere, lasciando debiti che non pagherà mai. Un meccanismo che, senza le opportune misure, si ripete in continuazione.
Partite Iva, contro l'evasione arriva la stretta del Governo
Nella legge di Bilancio, sul tema partite Iva, un ruolo centrale lo gioca l'Agenzia delle Entrate. A lei è demandata la gestione dei controlli per le nuove aperture. Come? Attraverso l'introduzione di indici di allerta per individuare i fenomeni "apri e chiudi". L'Agenzia, al fine di verificare l'effettivo svolgimento dell'attività, potrà invitare il contribuente a presentarsi in ufficio per esibire la documentazione probatoria per dimostrare l'assenza dei profili di rischio individuati. In caso di esito negativo o qualora il contribuente non risponda alla chiamata del fisco, scatterà il provvedimento di cessazione della partita Iva.
Non solo, oltre alla chiusura d'ufficio scatterà anche una sanzione da 3mila euro. A questa sanzione risponde in solido anche l'intermediario che ha trasmesso per conto del contribuente la dichiarazione di apertura della partita Iva.
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Fideiussione da 50mila euro per gli extracomunitari
L'altra novità inserita dal Governo nella legge di Bilancio riguarda l’obbligo di fideiussione per coloro i quali aprono una partita Iva in Italia dopo averne chiusa una ed essere stati richiamati dal Fisco. «La partita Iva - si legge nella bozza - può essere successivamente richiesta dal medesimo soggetto, come imprenditore individuale, lavoratore autonomo o rappresentante legale di società, associazione od ente, con o senza personalità giuridica, costituite successivamente al provvedimento di cessazione della partita Iva, solo previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo non inferiore a 50mila euro. In caso di eventuali violazioni fiscali commesse antecedentemente all’emanazione del provvedimento di chiusura, l’importo della fideiussione deve essere pari alle somme, se superiori a 50mila euro, dovute a seguito di dette violazioni fiscali».
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Alberto Lupini
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