Pandemia e turismo sportivo: in due anni persi 10 miliardi

Le restrizioni hanno causato una contrazione del 76% della spesa nel 2020 per un mercato che valeva da solo 7,6 miliardi. La ripresa nel 2021 c'è stata (+30%), ma la spesa si è fermata a 2,6 miliardi. A contribuire al crollo l'annullamento di numerosi eventi e soprattutto lo svolgimento di gare e partite a porte chiuse

05 aprile 2022 | 12:29
di Gianluca Pirovano

In due anni si sono persi 10,6 miliardi di euro. Questo è il tributo pagato dal turismo sportivo alla pandemia. Eventi annullati, partite a porte chiuse e, più in generale, le limitazioni imposte per evitare la diffusione del Covid hanno pesato su un settore che nel 2019 valeva 7,6 miliardi. Nel 2021 la situazione è migliorata, ma non è comunque riuscita a raggiungere l'epoca Pre Covid.

Turismo sportivo, un settore dalla diverse anime 

Prima di tutto serve comprendere cosa si intenda per turismo sportivo. Il settore ha infatti diverse anime che spesso si muovono però nella stessa direzione. Il turismo sportivo è infatti composto in primis da chi si sposta per praticare sport, sia a livello dilettantistico sia a livello agonistico. Non solo però: il turismo sportivo è anche composto da chi viaggia per seguire il proprio atleta preferito o per tifare la propria squadra o, più semplicemente, per stare accanto a un proprio caro impegnato in una competizione. C'è poi una fetta di turismo sportivo che è invece riconducibile a chi sceglie una destinazione per la sua offerta legata allo sport: trekking, ciclismo, surf e quant'altro

A rendere l'idea di come il turismo sportivo sia a suo modo difficilmente inquadrabile è un dato fornito nel 2019 da Isnart, l'Istituto nazionale di ricerche turistiche, che spiega come soltanto il 6,4% dei turisti metta lo sport come principale motivazione del viaggio. Questo perché chi parte per un evento sportivo spesso lo affianca a numerose altre attività: escursioni e gite (43,5%), visita ai centri storici (27,9%), attività di benessere presso appositi centri (12,6%), shopping (12,2%), degustazione di prodotti enogastronomici locali (9,5%). Un quadro che dipinge a pieno la forza del settore. 

 

 

Turismo sportivo in Italia: i numeri del 2019 

Nel 2019, dicevamo, la spesa per il turismo sportivo in Italia è stata di 7,6 miliardi di euro mentre le presenze sono state 32 milioni. Questo significa che il turismo sportivo nel 2019 rappresentava lo 0,42% del Pil italiano e il 7% del totale dei ricavi di tutto lo Sport System. 

Concentrandosi sulla spesa, la fetta maggiore del mercato è rappresentata da italiani non residenti nel luogo dell'evento (3,8 miliardi), ma un ruolo importante lo giocano anche gli stranieri (2,2 miliardi). A chiudere ci sono gli italiani residenti nel luogo dell'evento (1,6 miliardi). 

Se invece ci si concentra sulle presenze agli eventi, la fetta maggiore è rappresentata dagli italiani residenti nel luogo dell'evento (20 milioni), seguita dagli italiani non residenti nel luogo dell'evento (7,7 milioni) e dagli stranieri (4,3 milioni). 

Non solo sport: dove finisce la spesa 

Entrando ancor di più nel dettaglio, a contribuire ai 7,6 miliardi di spesa ci sono diverse voci. La più importante è per forza di cose legata agli alloggi, che si prendono il 33% del totale. A seguire c'è la ristorazione con il 16% e lo shopping con il 14%. Solo il 7% della spesa è il costo diretto dei biglietti per accedere all'evento sportivo mentre il 6% è dedicato ai trasporti. C'è poi una fetta di spese generiche legate comunque direttamente all'evento (10%) e una porzione di spese varie dovute al viaggio e alla permanenza (15%). 

L'impatto della pandemia sul settore 

Come anticipato, il Covid ha avuto un impatto durissimo sul turismo sportivo. In due anni di pandemia sono andati in fumo più di 10 miliardi di euro. Secondo i dati di Banca Ifis, nel 2020 la spesa per il turismo sportivo in Italia si è ridotta del 74%, arrivando a 2 miliardi. Le presenze legate agli eventi sportivi si sono ridotte del 76% e sono quindi state 7,6 milioni. 

Nel 2021 è andata meglio, ma i tempi pre Covid sono ancora molto lontani. A pesare è soprattutto la capienza limitata degli impianti, rimasta in media al 50%. Questa limitazione è stata in parte compensata a un incremento della spesa media, dettato in parte da un aumento generale dei prezzi e in parte dalla maggiore concentrazione di turisti altospendenti. In definitiva, le presenze si sono attestate a 10,1 milioni (+33% rispetto al 2020) e la spesa complessiva è stata di 2,6 miliardi (+30%). 

Il commento di Banca Ifis 

«Il 2020 è stato un anno molto duro, con un calo del 30% per lo sport in generale - ha sottolineato Carmelo Carbotti, responsabile dell'Ufficio studi di Banca Ifis - Il 2021 ha segnato una graduale ripresa ma è stato condizionato dall'assenza degli appassionati. Non è stata però una perdita legata al valore del settore ma alle limitazioni che sono rimaste in vigore. I numeri dicono però che nel turismo sportivo ci sono valori su cui investire e che contribuiscono in maniera importante ad attivare le economie locali: hospitality, ristorazione e promozione del territorio». 

 

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Alberto Lupini


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