Origin Italia continua la protesta: Vino e carni rosse non cancerogene

Nonostante le rassicurazioni da Bruxelles, l'associazione dei Consorzi Dop e Igp non abbassa la guardia e si allinea alla protesta sul documento per la lotta al cancro che demonizzerebbe l'enogastronomia italiana

05 febbraio 2021 | 17:56
Non sono bastate le rassicurazioni del vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas per calmare gli animi del mondo dell'agroalimentare. Il Piano europeo di lotta contro il cancro elaborato dalla Direzione generale per la Salute continua a far discutere. E da ultimo si è aggiunta anche Origin Italia al coro delle proteste.

Continua la protesta contro il documento europeo sulla lotta al cancro

Secondo Origin Italia, l'associazione che raggruppa tutti i Consorzi di tutela di prodotti Dop e Igp, il documento presentato a Bruxelles conterrebbe misure che vanno a scoraggiare su più fronti il consumo delle carni rosse e processate, oltre al vino, a partire dalla promozione dei prodotti fino all’obbligatorietà dell’etichettatura fronte-pacco, passando per strategie di marketing e misure fiscali sfavorevoli.

La protetsa di Origin Italia
«Il Piano Ue - sottolinea Cesare Baldrighi, presidente Origin Italia - rischia di colpire la promozione delle eccellenze gastronomiche del settore della norcineria e salumeria italiana che, oltre a rappresentare un patrimonio imprescindibile della tradizione culinaria Made in Italy noto in tutto il mondo, si trova già in forte difficoltà per la chiusura del canale Horeca a causa della pandemia da Covid-19». Per questo, Origin Italia ha subito attivato misure di monitoraggio, coordinamento e azioni attraverso la rete associativa Origin EU e Origin Mondo, «ma serve uno sforzo collettivo da parte di tutti – aggiunge Baldrighi -, soprattutto delle istituzioni politiche, affinché il patrimonio gastronomico e le tradizioni culinarie del nostro Paese non vengano prese di mira da politiche che sembrano basarsi più su approcci ideologici che su dati scientifici certi».

Sotto attacco, secondo Origin Italia, il concetto stesso di dieta mediterranea. Un controsenso se si pensa che solo 11 anni fa il regime alimentare della Penisola veniva inserito nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell'umanità da parte dell'Unesco (che a breve dovrebbe riconoscere la stessa tutela anche alla cucina italiana). Il rischio è che alcuni prodotti diffusi nell'enogastronomia italiana subiscano un attacco diretto finendo per rientrare nella black list degli alimenti cancerogeni.

«Un modello nutrizionale, quello della Dieta Mediterranea – conclude Baldrighi - che ha dimostrato di apportare notevoli benefici alla salute umana, e che si basa sull’apporto equilibrato di tutte le componenti nutritive fondamentali per garantire uno sviluppo sano degli esseri umani in ogni fase della vita, senza escludere un consumo moderato di carni rosse e processate in quanto fonte di elementi nutrizionali essenziali per una dieta sana, quali proteine, vitamine e minerali».

Le proteste del mondo vinicolo
A far sentire per primi la propria voce erano stati i produttori di vino. «Troviamo forviante il principio per il quale il consumo di alcol sia considerato dannoso a prescindere da quantità e tipologia della bevanda. Ancora più inique di questa premessa sono le proposte del piano che vedono assimilare il consumo di vino al fumo, con la conseguenza di azzerare un settore che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti e una leadership mondiale delle esportazioni a volume», ha fatto sapere l’Uiv (Unione italiana vini).

Una posizione simile è stata esposta anche da Federvini che, da un lato, ritene utile «che all’interno di un documento così ampio sia stato dedicato un paragrafo al consumo dannoso di alcol, un fenomeno che Federvini, insieme a tutti i suoi associati e alle sue associazioni europee, ha da sempre condannato e sul quale intende collaborare con le autorità nazionali e comunitarie per contribuire al suo contrasto», ha affermato Sandro Boscaini, presidente di Federvini. Dall'altro, però, c'è perplessità sui contraccolpi fiscali: ««Sono da respingere misure fiscali e regolamentari che tendono a demonizzare la nostra cultura del bere e della socialità e che, lungi dal contrastare efficacemente l’abuso, colpiscono, oltre che l’intera filiera vitivinicola, la stragrande maggioranza dei consumatori che si rapportano in maniera corretta e responsabile al mondo dei vini, degli aperitivi, degli amari, dei liquori e dei distillati», ha concluso Boscaini.

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Alberto Lupini


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