Organizzare festival non basta Tutto il sistema deve collaborare
A Cremona si è svolto il Festival della Mostarda. Un motivo per attirare turisti, ma è parso che i locali pubblici della città non fossero all'altezza di offrire un servizio adeguato
23 ottobre 2019 | 16:43

di Renato Andreolassi

Il celebre Torrazzo di Cremona
Tardo pomeriggio piacevole, temperatura mite e tanta gente a godersi gli ultimi scampoli di bel tempo. Sorprese. Arriva il tè con acqua calda e latte. Cerchiamo la bustina del tè, non la troviamo. Per evitare figuracce guardiamo attorno, nulla di nulla. Chiamiamo il cameriere per capire; breve ricerca del “filtro magico”, poi stupito conferma: «Sì, ci siamo dimenticati la bustina».Ritorna con calma, con una misera bustina senza involucro né tipo di marca. Ma non è finita. Arriva lo Spritz “nudo e crudo”, senza - come si suole in tutti i bar del mondo - patatine, olive, o un misero trancetto di pizza o le classiche noccioline. Ovviamente più ghiaccio e Selz che Aperol e vino bianco. Allibiti ci guardiamo in faccia e non proferiamo parola perché, in contemporanea, con il vassoio arriva il conto: 8,50 euro.
L'amico paga e commenta amaramente: «Questa è Cremona che accoglie i visitatori al Festival della Mostarda. Prepariamoci alle prossime Feste del Salame e del Torrone».
Ecco, forse varrebbe la pena che, fra tante sagre, festival e iniziative promozionali per lanciare i prodotti del territorio, gli operatori commerciali cominciassero anche a fare dei corsi per la dignitosa, professionale e onesta accoglienza dei turisti e degli amanti dei prodotti tipici.
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Alberto Lupini