Orari ridotti e cene al lume di candela: ecco come bar e ristoranti combattono il caro bollette

È un momento critico per la ristorazione: i costi dell'energia sono triplicati e le attività si trovano costrette a cercare soluzioni alternative per non chiudere. Da nord a sud divampa la protesta “Bollette in vetrina”, mentre in Gran Bretagna 100mila attività si rifiutano di pagare luce e gas

27 agosto 2022 | 18:18
di Luca Bassi

È un momento difficilissimo per il mondo della ristorazione. Il caro bollette si sta facendo sentire come mai prima di oggi e costringerà diversi ristoranti (quelli che non l’hanno ancora fatto) ad aumentare i prezzi per evitare il fallimento.

Uno studio di Confcommercio reso pubblico nei giorni scorsi ha messo in risalto gli aumenti effettivi a cui sono andati incontro i locali italiani in questa estate: nel confronto tra i mesi di luglio 2021 e luglio 2022, per le bollette della luce, un ristorante ha speso mediamente 8mila euro in più. Anche il caro gas si è fatto sentire: sempre il confronto tra luglio 2021 e luglio 2022 parla per i ristoranti di 6mila euro in più.

Negli ultimi giorni diversi casi eclatanti hanno disegnano uno scenario da brivido per tutto il settore del terziario, uno dei più colpiti dalla pandemia e forse quello peggio risarcito in quei due anni difficili. 

Confcommercio lancia “Bollette in vetrina”

Lo scoppio della guerra in Ucraina è stata la mazzata finale, anche se i rincari erano già iniziati, inesorabili, sul finire del 2021. E quegli aumenti, dopo due anni durissimi segnati dalla pandemia e dalla continue chiusure, sono stati una mazzata per gli imprenditori del mondo Ho.re.ca. Per questo la Confcommercio ha deciso di organizzare “Bollette in vetrina”, un’iniziativa che, più che una protesta, vuole essere una sorta di grido d’aiuto, un’operazione-trasparenza «a livello nazionale per mostrare ai cittadini e agli avventori di bar e ristoranti in quale situazione drammatica le imprese sono costrette ad operare - spiegano gli organizzatori -. Bollette monstre, triplicate rispetto a un anno fa a causa dell'impennata dei prezzi del gas. Una situazione che - si sottolinea - sta costringendo gli esercenti a dover scegliere tra gli aumenti dei listini, finora assai modesti, e la sospensione dell'attività in attesa di un intervento risolutivo da parte del governo».

Così, nei prossimi giorni i gestori dei pubblici esercizi associati a Fipe-Confcommercio riceveranno una cornice da appendere all’ingresso dei propri locali, per mettere in bella vista le ultime bollette del gas e dell'energia elettrica.

 

 

Proteste più dure in Gran Bretagna

Si fa ancora più sul serio in Gran Bretagna, dove i ristoratori hanno organizzato una protesta più strong. Parliamo di “Don't pay Uk”, un'iniziativa che ha già raccolto sul proprio sito internet 113.637 adesioni di inglesi che intendono non pagare più le bollette dell'energia. L'idea - si spiega sul sito - è quella di arrivare ad 1 milione di adesioni e a una grande manifestazione, una marcia, da fare prima del primo ottobre quando scatterà un'ondata di ulteriori rincari.

Proprio a inizio mese la Bank of England ha rivisto le stime sull'inflazione nel Regno Unito, facendole salire, per fine 2022, al 13%. A luglio l'inflazione è salita oltre le stime al 10,1%. 

Al Grand Hotel Mediterraneo di Firenze bolletta da 140mila euro

Intanto c’è chi resiste, in Italia, senza però poter far finta di niente. Come a Firenze, al Grand Hotel Mediterraneo, dove nei primi giorni di agosto è arrivata una bolletta che ha dell’incredibile: 140mila euro, riferita al solo mese di luglio. Nel 2019 era stata di 39mila euro e i consumi - beffa nella beffa - erano stati addirittura maggiori.

«Si tratta di cifre insostenibili - ha tuonato il ceo della struttura, Federico Isola -, noi siamo una grande azienda e siamo solidi. Ma i piccoli imprenditori? Chi ha fatto investimenti sbagliati? Bisogna fare assolutamente qualcosa».

Non è un caso se è partita proprio da Firenze l’iniziativa di Confcommercio che, nelle prossime settimane, porterà migliaia di ristoratori italiani ad appendere le ultime bollette in vetrina.

La Pasticceria Sieni pensa di chiudere

Firenze sembra essere l’epicentro di una crisi, quella della ristorazione, che sta comunque colpendo tutta l’Italia. E la storica pasticceria Sieni, nata nel 1909, sta pensando alla chiusura. La titolare Andreina Sieni, 69 anni, ha riunito i suoi otto dipendenti - il più giovane 20 anni, il più anziano 58 - per metterli al corrente della situazione critica. Quattro mesi fa ha ricevuto una bolletta da 1.198 euro, poi da 4.491 euro e da 6.500 euro, fino all'ultima stangata di luglio: 10.240 euro da pagare entro la fine del mese.

Nonostante gli aumenti, la pasticceria ha deciso di non applicare nessun aumento «Non ritoccherò i prezzi - ha dichiarato la titolare -. Il nostro locale è situato in un rione, io sono abituata a servire clienti fissi e a girare a testa alta, per questo non alzerò i prezzi. Il prossimo mese mi arriveranno 15mila euro? Contesterò quelle fatture, ho contattato un avvocato».

A Napoli il “contributo gas” sullo scontrino

A Napoli, invece, c’è chi ha deciso di optare per la trasparenza mettendo sullo scontrino, assieme a pizza e bevanda, la voce “contributo gas”. È stato il gesto provocatorio di Salvatore Grasso, titolare della Pizzeria Gorizia, storico e rinomato locale di via Bernini a Napoli. «L'anno scorso per l'energia e la luce al mese pagavo 2.500 euro, a luglio invece la cifra è salita a 8.300. Per forza ho dovuto ritoccare i prezzi delle mie pizze».

Lo scontrino che Salvatore Grasso ha postato sui social non ha alcun valore legale: «È soltanto una provocazione - ha spiegato il ristoratore - Altrimenti se inserissi quelle voci veramente sullo scontrino sarei poi costretto a pagarci l'Iva».

Grasso ha motivato il gesto perché qualcuno dei suoi clienti si è lamentato che nel corso dell'ultimo mese il prezzo delle pizze è aumentato. Nel suo locale, infatti, il prezzo della margherita d'asporto è salito da 4,5 a 5,5 euro, mentre in sala viene servita a 8 euro. «La differenza fra quella d'asporto e quella che viene servita nel ristorante è sostanzialmente dovuta al fatto che, sebbene di forma più grande la quantità di fior di latte è leggermente inferiore, pari a circa 30 grammi in meno rispetto a quella che serviamo al ristorante», ha spiegato Grasso.

A Roma si cena con le candele accese

La protesta per il caro bolletta prende una nota romantica, invece, a Roma, dove i ristoratori hanno deciso di spegnere le luci del locale e offrire ai clienti una cena a lume di candela. Romanticismo, sì, ma soprattutto voglia di risparmiare, anche se sullo sfondo, anche in questo caso, c’è solo ed esclusivamente un fine provocatorio per fare in modo che chi di dovere possa intervenire quanto prima. «Lo facciamo perché le bollette sono aumentate di tre-quattro volte rispetto a un anno fa» hanno commentato gli esercenti.

L’alternativa? Esiste: i ristoratori della Capitale sono stati invitati a chiudere il proprio locale un paio di ore prima dell’orario previsto. Ma in questo caso, ovviamente, ci sarebbe da mettere in conto il mancato guadagno. Sempre di danno di tratterebbe.

A Genova orari ridotti per bar e ristoranti

L’esplosione delle bollette, unita ai rincari sulle materie prime, ha stroncato quella che doveva essere l’estate della ripartenza dopo due anni di pandemia anche in Liguria. E a mali estremi, estremi rimedi: a Genova bar e ristoranti modificano gli orari di apertura. «È brutto dirlo - ha spiegato ai giornali locali Marina Porotto, vicepresidente nazionale di Fipe e presidente del gruppo giovani della Liguria -, ma molti di noi stanno decidendo di aprire solo negli orari in cui guadagnano di più. I costi ormai sono insostenibili e ognuno deve fare i suoi conti. Le bollette sono triplicate, se non quadruplicate. Tutte le materie prime costano di più. Non è più il momento di aprire h24 – prosegue Porotto, che gestisce un locale nel centro storico di Genova -. Noi ad esempio chiudiamo di giorno e apriamo dalle 17 in poi perché quello che consumiamo è più di quello che guadagniamo. Però dipende dalla tipologia di esercizio. Se uno al lunedì fa solo quattro coperti conviene chiudere».

 

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Alberto Lupini


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