Olio, perso il 22% della produzione E scendono anche i prezzi (-44%)
Raccolta di olive al via in tutta Italia, a causa del caldo anomalo di queste settimane. Si prevede una produzione di 287 milioni di chili a livello nazionale, mentre i prezzi ai produttori sono ai minimi dal 2014
18 settembre 2020 | 10:08
Crolla la produzione di olio in Italia: il caldo anomalo di queste settimane ha fatto scattare in anticipo la raccolta delle olive, con l’arrivo, in questi giorni, del primo olio nuovo Made in Italy del 2020, particolarmente atteso in un anno segnato dall’emergenza coronavirus. Ma le previsioni sulla produzione non sono positive: le anomalie del clima, oltre agli effetti della xylella che ha devastato gran parte degli uliveti del Salento, faranno calare la quantità di raccolto di oltre il 20%.
Le stime arrivano dalla Sicilia dove, a Chiaramonte Gulfi (Ragusa), nel Frantoio Cutrera dove è stato presentato il rapporto “L’olio italiano al tempo del Coronavirus”. Secondo un’analisi di Coldiretti, Unaprol e Ismea, la minore produzione di quest’anno si concentrerà nelle regioni del Sud Italia. Previsioni che parlano di una produzione nazionale di circa 287 milioni di chili rispetto ai 366 milioni di chili della campagna precedente.
La raccolta di quest'anno seguirà dunque il trend degli ultimi decenni: dal 1990 ad oggi, infatti, la produzione è calata del 36%. L'Italia resta il secondo produttore al mondo, nonostante l'approccio nelle tecniche di raccolta sia ancora in prevalenza tradizionale e poco meccanizzato, rispetto ad altri Paesi.
L’avvio della raccolta rappresenta un momento importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. Ma l’olio italiano è anche il simbolo della Dieta mediterranea che si è classificata come migliore dieta al mondo del 2020 su 35 regimi alimentari presi in considerazione da U.S. News & World’s Report’s, oltre che uno dei prodotti Made in Italy più conosciuti al mondo.
A livello mondiale il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) stima una produzione complessiva di poco più di 3 miliardi di chili, in leggero calo nel confronto con la campagna precedente. Ma se si guarda ai principali concorrenti dell’Italia, la situazione è variegata con la Spagna che dovrebbe produrre tra 1,4 e 1,5 miliardi di chili di olio d’oliva, in aumento rispetto agli 1,25 miliardi dello scorso anno, mentre la Grecia si collocherebbe sui 200 milioni di chili, in calo rispetto ai 300 mln di chili del 2019. In calo anche la produzione in Tunisia.
Il calo produttivo colpisce un settore che ha già pagato un conto salatissimo all’emergenza Covid. A pesare è stato soprattutto il crollo delle vendite per la chiusura del canale della ristorazione, che rappresenta uno sbocco importante per l’olio Made in Italy. Ma la pandemia fa sentire i suoi effetti anche con la necessità di garantire una raccolta sicura con il rispetto rigoroso delle norme anti contagio.
A incidere sulle imprese olivicole italiane è stato anche il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014. Un trend causato dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano a causa della mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009.
«Per sostenere la ripresa del settore servono provvedimenti immediati con massicci investimenti pubblici e privati - ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - a partire da un piano straordinario di comunicazione sull’olio che rappresenta da sempre all’estero un prodotto simbolo della dieta mediterranea».
«Un intervento importante sarebbe anche l’estensione del pegno rotativo dai soli prodotti Dop e Igp a tutto l’olio extravergine d’oliva 100% italiano - ha sottolineato il presidente di Unaprol David Granieri - Ma più in generale occorre promuovere la grande qualità dell’olio extravergine Made in Italy ed è in tale ottica che abbiamo promosso assieme a Coldiretti la Fondazione Evoo School, la prima scuola per diffondere la conoscenza e promuovere la cultura gastronomica dell’olio extravergine fra i consumatori e formare professionisti e imprese».
«Il settore dell’olio d’oliva ha evidenziato una buona capacità di tenuta alla crisi sanitaria - ha dichiarato Raffaele Borriello, direttore generale dell’Ismea - Alla maggior domanda da parte della Gdo si è aggiunto un export piuttosto dinamico che ha parzialmente mitigato le perdite dovute al fermo della ristorazione. Nei primi sei mesi del 2020, la maggior domanda estera di olio imbottigliato è arrivata soprattutto dagli Usa (+28) e dalla Francia (+42%) e, caso raro per il settore, abbiamo avuto una bilancia commerciale in attivo. Le previsioni per la campagna appena avviata sono di una flessione produttiva accompagnata però da un buon livello qualitativo del prodotto. La minore disponibilità di prodotto nazionale e la contrazione delle scorte stimata dalla Ue, potrebbero aiutare un recupero dei prezzi, fortemente penalizzati per tutta la campagna 2019-2020».
La raccolta di olive calerà quest'anno del 22%
Le stime arrivano dalla Sicilia dove, a Chiaramonte Gulfi (Ragusa), nel Frantoio Cutrera dove è stato presentato il rapporto “L’olio italiano al tempo del Coronavirus”. Secondo un’analisi di Coldiretti, Unaprol e Ismea, la minore produzione di quest’anno si concentrerà nelle regioni del Sud Italia. Previsioni che parlano di una produzione nazionale di circa 287 milioni di chili rispetto ai 366 milioni di chili della campagna precedente.
La raccolta di quest'anno seguirà dunque il trend degli ultimi decenni: dal 1990 ad oggi, infatti, la produzione è calata del 36%. L'Italia resta il secondo produttore al mondo, nonostante l'approccio nelle tecniche di raccolta sia ancora in prevalenza tradizionale e poco meccanizzato, rispetto ad altri Paesi.
L’avvio della raccolta rappresenta un momento importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. Ma l’olio italiano è anche il simbolo della Dieta mediterranea che si è classificata come migliore dieta al mondo del 2020 su 35 regimi alimentari presi in considerazione da U.S. News & World’s Report’s, oltre che uno dei prodotti Made in Italy più conosciuti al mondo.
A livello mondiale il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) stima una produzione complessiva di poco più di 3 miliardi di chili, in leggero calo nel confronto con la campagna precedente. Ma se si guarda ai principali concorrenti dell’Italia, la situazione è variegata con la Spagna che dovrebbe produrre tra 1,4 e 1,5 miliardi di chili di olio d’oliva, in aumento rispetto agli 1,25 miliardi dello scorso anno, mentre la Grecia si collocherebbe sui 200 milioni di chili, in calo rispetto ai 300 mln di chili del 2019. In calo anche la produzione in Tunisia.
Il calo produttivo colpisce un settore che ha già pagato un conto salatissimo all’emergenza Covid. A pesare è stato soprattutto il crollo delle vendite per la chiusura del canale della ristorazione, che rappresenta uno sbocco importante per l’olio Made in Italy. Ma la pandemia fa sentire i suoi effetti anche con la necessità di garantire una raccolta sicura con il rispetto rigoroso delle norme anti contagio.
A incidere sulle imprese olivicole italiane è stato anche il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014. Un trend causato dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano a causa della mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009.
«Per sostenere la ripresa del settore servono provvedimenti immediati con massicci investimenti pubblici e privati - ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - a partire da un piano straordinario di comunicazione sull’olio che rappresenta da sempre all’estero un prodotto simbolo della dieta mediterranea».
«Un intervento importante sarebbe anche l’estensione del pegno rotativo dai soli prodotti Dop e Igp a tutto l’olio extravergine d’oliva 100% italiano - ha sottolineato il presidente di Unaprol David Granieri - Ma più in generale occorre promuovere la grande qualità dell’olio extravergine Made in Italy ed è in tale ottica che abbiamo promosso assieme a Coldiretti la Fondazione Evoo School, la prima scuola per diffondere la conoscenza e promuovere la cultura gastronomica dell’olio extravergine fra i consumatori e formare professionisti e imprese».
«Il settore dell’olio d’oliva ha evidenziato una buona capacità di tenuta alla crisi sanitaria - ha dichiarato Raffaele Borriello, direttore generale dell’Ismea - Alla maggior domanda da parte della Gdo si è aggiunto un export piuttosto dinamico che ha parzialmente mitigato le perdite dovute al fermo della ristorazione. Nei primi sei mesi del 2020, la maggior domanda estera di olio imbottigliato è arrivata soprattutto dagli Usa (+28) e dalla Francia (+42%) e, caso raro per il settore, abbiamo avuto una bilancia commerciale in attivo. Le previsioni per la campagna appena avviata sono di una flessione produttiva accompagnata però da un buon livello qualitativo del prodotto. La minore disponibilità di prodotto nazionale e la contrazione delle scorte stimata dalla Ue, potrebbero aiutare un recupero dei prezzi, fortemente penalizzati per tutta la campagna 2019-2020».
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Alberto Lupini
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