Olio extravergine: dalla Tenuta Mennella in Cilento una nuova ruralità

Dai congressi medici ai percorsi nell’oiveto, l’impegno dell’olivocoltore Andrea Mennella, di terza generazione, per diffondere la conoscenza dei valori benefici e gustativi dell’oro verde

10 agosto 2023 | 08:30
di Mariella Morosi

Tutte le regioni d'Italia producono olio, re della tavola e nutrimento prezioso del corpo per le sue tante proprietà nutraceutiche, senza dimenticare il valore sacrale della pianta dell'olivo e del suo frutto. Siamo talmente abituati a vedere l'olio sulle nostre tavole da esserci dimenticati della storia millenaria di questo oro verde che non è solo un condimento ma un ingrediente che rivendica nel piatto il ruolo di comprimario. E se i nostri produttori anche medio-piccoli hanno intrapreso la via della qualità, c'è anche chi va oltre, impegnandosi a comunicarne i valori partecipando a congressi scientifici e nello stesso tempo accogliendo i visitatori negli oliveti e nei frantoi.

È il caso di Andrea Mennella, olivicoltore cilentano diventato ambasciatore di questa eccellenza e del suo territorio, impegnato a comunicarne le proprietà in importanti eventi sul tema della cardiologia. Precursore di una nuova ruralità, rispettosa delle tradizioni e dell’ambiente,  aderisce a varie iniziative che da Serre (SA) un borgo situato alle porte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, lo portano in giro per l'Italia in attività di divulgazione tecnico scientifiche.

Olio extravergine di oliva: buono e alleato della salute

L'obiettivo è comunicare gli effetti benefici dell'olio extravergine di oliva sulla salute, in particolare per i problemi cardiovascolari grazie ai suoi acidi grassi monoinsaturi responsabili dell’occlusione delle arterie. L'acido oleico e i polifenoli, poi - è noto- sono nemici dei nemici del corpo e della bellezza. La sua grande soddisfazione è scoprire che l'attenzione dei consumatori attualmente è maggiore, secondo tutti gli indicatori, perché è la loro scelta che conta davvero perché dà vita a un circuito virtuoso che coinvolge tutta la filiera. Sanno che gli oli non solo tutti uguali e che esistono regole e criteri di qualità. Se nelle aziende come questa si fa tesoro della tradizione, nello stesso tempo la si supera con lo studio e la ricerca, diffondendo una cultura che sfati i luoghi comuni, in linea con l'impegno trentennale dell'Associazione delle Città dell'Olio, nata proprio in un piccolo borgo collinare del molisano, proprio come Serre,  e che oggi comprende 350 comuni.

Ma anche dal punto di vista degustativo il frutto dell'olivo va promosso e il consumatore informato sulla qualità di quanto e come viene prodotto in un mercato spesso confuso, svincolandolo dalle insidiose promesse dello scaffale, prima tra tutte quella del low cost. Ma anche l'assaggio, ciò la scoperta delle sue  caratteristiche sensoriali, prima ancora del marchio, fanno emergere la sua qualità, a salvaguardia del sapore se il prodotto è naturale e ben accompagnato nel suo brevissimo percorso dall'albero alla bottiglia, In fondo l'olio Evo non è che puro succo da spremitura meccanica e nient'altro.

«Il divenire nel comparto olio d'oliva, per certi aspetti rivoluzionario, è già iniziato». Con queste parole Luigi Veronelli oltre 20 anni fa apriva il il suo "Manifesto in progress per una nuova cultura dell'olio",  anteponendo i territori e le realtà locali davanti alla standardizzazione del prodotto di massa.  

Tenuta Mennella: 3000 olivi e l'attività di recupero dall'abbandono

Quella di Andrea Mennella è una storia di famiglia, con una passione con radici antiche grazie al nonno Luigi che aveva appena 50 alberi, preziosa risorsa limitata al consumo domestico. Così avveniva in tutte le realtà contadine,  dipendenti dalla terra ma che nello stesso ne erano custodi. Oggi grazie al figlio Pompeo e ora ad Andrea, gli olivi sono diventati 3.000, dopo un paziente lavoro di ricerca di terreni olivetati nelle vicinanze, talvolta abbandonati perché poco remunerativi.

Ancora oggi il comparto non è abbastanza valorizzato e sostenuto anche se a far sperare in un cambiamento è la nuova attenzione delle istituzioni, perchè c'è anche un valore sociale e imprenditoriale da salvaguardare. Da non sottovalutare poi, negli ultimi anni, lo sviluppo dell'oleoturismo, un segnale forte ma ancora tutto da gestire per farlo evolvere in chiave sempre più attuale. E Mennella è impegnato anche in questo, pur non disponendo una struttura alloggiativa, incontrando gli ospiti che vengono a conoscere una realtà contadina che può sopravvivere anche nei terreni scoscesi delle colline del Cilento, ma favoriti dalle brezze marine che incontrano le correnti provenienti dai Monti Alburni. «L’olio - spiega Mennella- è legato al territorio e la sua valorizzazione tramite un evento contribuisce ad ampliare la dimensione turistica dell’area e nessun olivicoltore oggi  non può non guardare all’ambiente e alla sostenibilità. Nel nostro olio c'è una lunga esperienza maturata e rinnovata da una tradizione che ha visto tre generazioni alternarsi».

«L'olio extravergine è uguale e diverso - dice - anche nello stesso territorio, afferma la sua unicità con le sue cultivar in terre anche lontane da quelle vocate ai grandi numeri, come la Puglia e la Toscana. Raccogliamo a mano dalle 7 del mattino, quando il sole ha asciugato la brina, e fino alle 4 del pomeriggio. Poi mettiamo le olive in cassette perché restino integre e le portiamo al vicino frantoio cooperativo, dove vengono subito frante,  anche se in quantità modesta. Dopo l'estrazione è rigorosamente a freddo, portiamo l'olio in serbatoi d'acciaio con temperatura controllata con l'uso di azoto alimentare. Imbottigliamo solo al momento della vendita o della spedizione a garanzia dell'assoluta freschezza».

Nella moltiplicazione di quei famosi 50 olivi del nonno, in gran parte autoctoni, alla Tenuta Mennella si è  tenuto conto delle caratteristiche varietali più che della produttività. La prima etichetta bio è del 2019, data all'adesione al programma di conversione biologica dei terreni, ma presto verrà completata l'estensione a tutta l'area olivetata. Oggi le etichette prodotte sono tre, in diversi formati: Felix Bio, Desiderio, Radice. Il primo è un blend di cultivar quali Carpellese, Frantoiana e Rotondella, con la drupa rotonda molto produttiva, che dà il caratteristico sapore di carciofo. Desiderio è invece il monocultivar di Leccino dal sapore delicato mentre Radice un blend di Rotondella, Carpellese, Leccino e Frantoiana, dalle note più decise. Contemporaneità, promozione, territorialità sono i valori che guidano questa realtà e il percorso di questa azienda che ben contribuisce all'offerta enogastronomica della Campania Felix.

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Alberto Lupini


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