In Italia la pratica legata alla raccolta differenziata e al riciclo degli oli esausti, in particolare quelli vegetali utilizzati in cucina, è ancora poco diffusa. C'è scarsa informazione tra i consumatori che non sanno come smaltirli correttamente e poca organizzazione da parte dei Comuni che non si sono ancora attivati per creare un'efficace campagna di raccolta. Eppure l'olio che viene abitualmente utilizzato per friggere e per conservare i cibi, se opportunamente trattato può diventare biocombustibile, risorsa preziosa per l'energia, ma anche per l'ambiente. Grazie al riciclo infatti si impedisce che le sostanze finiscano nelle falde acquifere e nei condotti fognari delle abitazioni, evitando quindi di inquinare le prime e di danneggiare le seconde.
E così Tommaso Campanile, presidente del Conoe (Consorzio nazionale raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti), ha lanciato un accorato appello affinché le criticità legate al corretto smaltimento di questo rifiuto possano essere risolte.
Oli esausti, da rifiuto a risorsa energetica
L’olio vegetale esausto è un rifiuto altamente inquinante se non smaltito in maniera corretta. Basti pensare che solo 5 litri di olio vegetale esausto, versato nelle condutture fognarie, sono in grado di inquinare una superficie pari a un campo di calcio. Gli oli nelle reti fognarie possono formare ostruzioni che in caso di eventi meteorologici estremi possono favorire la tracimazione delle acque reflue. Ma non solo; nei corsi d’acqua questi rifiuti possono provocare danni agli ecosistemi e, se riescono a infiltrarsi fino alle falde, possono inquinarne le acque.
Se rigenerato, invece, l’olio vegetale si trasforma in biodiesel, con un evidente vantaggio per l’ambiente e per la bilancia energetica del nostro Paese. Ma gli oli potrebbero essere utilizzati anche per la produzione di bio-lubrificanti, per la co-generazione energetica e per la realizzazione di cosmetici.
I numeri del Consorzio adibito allo smaltimento degli oli esausti
Nel 2021 il Conoe ha raccolto 70 mila tonnellate di oli vegetali esausti, principalmente derivanti da attività professionali. Il 90% degli oli raccolti nell’ultimo anno è stato avviato al recupero nella filiera della produzione di biodiesel. Gli oli vegetali esausti prodotti provengono per il 38% dal settore professionale (industria, ristorazione e artigianato) e per il 62% del totale da attività domestiche. Una cifra che ogni anno cresce, ma non a sufficienza per la richiesta di fabbisogno da parte di Eni, l'Ente nazionale idrocarburi che trasforma lo scarto proveniente dalle cucine private e da quelle dei ristoranti in prezioso biocombustibile.
Il 90% degli oli raccolti nell’ultimo anno è stato avviato al recupero nella filiera della produzione di biodiesel. La produzione di oli vegetali esausti nei settori professionali (industria, ristorazione e artigianato) è di 94mila tonnellate, il 36% del totale, mentre la parte rimanente, 64% del totale pari a 166mila tonnellate, deriva da attività domestiche. «In realtà per soddisfare le richieste dell'Eni bisognerebbe arrivare a recuperare un milione di tonnellate - ha dichiarato Campanile - Per questo è indispensabile avviare un'efficace campagna di raccolta che coinvolga le famiglie».
Utilizzando il biocarburante prodotto con gli oli esausti si risparmiano tre tonnellate e mezzo di anidride carbonica emessa, un risultato che, se si considera tutto il ciclo di vita del prodotto, non è stato riscontro in nessun altro materiale di consumo.
Gli oli esausti fanno gola alla criminalità organizzata
Da quando sono diventati una preziosa risorsa gli oli esausti hanno però iniziato a diventare preda ambita da parte della criminalità organizzata. «Continuiamo ad assistere a sequestri da parte delle Forze dell'ordine di olio destinato alla vendita che in realtà proveniva da scarti di lavorazione - ha spiegato Tommaso Campanile - Oltre che delle vere e proprie frodi questi prodotti possono causare gravi danni alla salute perché producono diossina, una sostanza estremamente tossica e cancerogena. Purtroppo, uno dei problemi che abbiamo riscontrato in questi anni è legato ai furti delle campane di raccolta. Per questo è necessario che queste si trovino in posti recintati, ma, al tempo stesso vicine alle abitazioni di modo da poter incentivare il loro corretto smaltimento. Ma non solo, alcuni ristoranti hanno ricevuto pure estorsioni e dovuto cedere gli oli alle organizzazioni criminali».
Per le denunce c'è lo sportello per la legalità del Conoe
In risposta all’accentuarsi dei continui atti illeciti condotti dalla criminalità organizzata nei confronti delle imprese che trattano gli oli vegetali esausti, il Conoe ha istituito uno sportello di assistenza a imprese e ristoratori vittime di furti o estorsioni, raggiungibile al numero verde 800.210.005 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18). Attraverso questo punto di ascolto e ai legali messi a disposizione dal Consorzio, le aziende possono avere maggiore facilità a denunciare gli illeciti. Una tutela importante per le aziende della ristorazione, dell’accoglienza, della trasformazione e conservazione di alimenti, detentrici di grandi quantitativi di rifiuto proprio per l’attività che svolgono e che vengono prese di mira dai clan per sottrargli illegalmente l’olio vegetale esausto.
La tecnologia aiuta lo smaltimento
Campanile ha spiegato che le nuove tecnologie stanno aiutando nelle operazioni di smaltimento.
«Alcuni ristoratori particolarmente sensibili a questa tematica hanno deciso di dotare le loro cucine di speciali filtri in grado di assorbire tutto l'olio che inevitabilmente finisce per essere diluito negli scarichi - ha spiegato - In questo modo, oltre a fare del bene all'ambiente risparmiano preziose risorse evitando inutili spese in manutenzione».
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Alberto Lupini
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