Dopo l'inevitabile calo dovuto alla pandemia il business dell'extra-alberghiero continua a crescere inesorabile. Complice la rinnovata voglia di turismo degli italiani e il ritorno dei turisti stranieri sulla nostra Penisola, il numero di chi decide di mettere a reddito i propri appartamenti è sempre più alto e sta ridisegnando velocemente il panorama dell'offerta nel comparto dell'accoglienza. I suoi punti di forza sono l'ospitalità a costi contenuti, per soddisfare le rinnovate esigenze dei clienti. Un fenomeno che ha creato attriti con il comparto alberghiero e che il Governo ha promesso di normare, ma per Cesare Gherardi, vicepresidente e direttore di Anbba, l'Associazione nazionale per le attività extraalberghiere (da oltre 22 anni promuove e tutela gli iscritti, offrendo supporto e formazione per gestire aspetti fiscali e legali), «le regole ci sono già; il problema è che non vengono applicate. Anzi, bisognerebbe snellire un po' di burocrazia facendo chiarezza tra i vari regolamenti e portali regionali al fine di istituirne soltanto uno che valga per tutto il territorio».
Dalla pandemia al rilancio: tutti pazzi per l'extra-alberghiero
Cresce sempre di più il numero delle persone che decidono di mettere a reddito i propri appartamenti trasformandoli in strutture ricettive.
«Dopo l'inevitabiile crollo avvenuto durante la pandemia il settore è ripartito alla grande e la domanda ha continuato a salire nonostante le criticità dell'ultimo periodo dovute alla crescita dell'inflazione, che ha ridotto il portafoglio di spesa dei clienti e ha fatto crescere i costi energetici degli appartamenti - ha spiegato Gherardi - Per fortuna la voglia di evadere, di uscire dal guscio, di riscoprire il turismo in Italia è più forte, tanto che i flussi turistici stanno superando le presenze del 2019».
B&B, il conflitto in seno al settore dell'accoglienza
La crescita dell'extra-alberghiero non è rimasta indifferente al comparto dell'accoglienza. «Inevitabilmente si è innescato una sorta di conflitto che ci ha visti scontrare con le strutture alberghiere medio-piccole che hanno iniziato a temere di perdere importanti fette di mercato - ha spiegato Gherardi - Da qui, a mio parere, siamo stati presi un po' di mira, anche dal punto di vista mediatico. Ci accusano di pagare poche tasse e che fra i nostri operatori ci sono diversi abusivi, ma noi siamo i primi a chiedere di “sanare” le storture burocratiche di modo da far emergere anche l'attività sommersa. L'ultima accusa è stata quella di aver ridotto il numero di alloggi per gli studenti universitari per dare invece accoglienza ai turisti nelle città d'arte. Non possiamo essere criminalizzati per questo. La crisi degli alloggi c'è da tempo e d'altronde esistono metri cubi e metri cubi di abitazioni sfitte che potrebbero essere ristrutturate ed essere in seguito utilizzate per risolvere questo problema».
L'Anbba è anche contro la possibilità di normare il numero di accessi di turisti alle città d'arte.
«Ci siamo lamentati nel periodo del Covid, quando il turismo era ridotto a zero, e ora ci
lamentiamo che è troppo e ci si accinge ad una regolamentazione dei flussi, in particolare nelle
città d’arte - ha ricordato Gherardi - Tutto in antitesi allo scopo del piano stesso e alla grande campagna messa in atto dal Governo e dalle aziende del comparto attraverso il portale www.italia.it. Temiamo che questa regolamentazione dei flussi turistici, sia particolarmente penalizzante soprattutto per le locazioni turistiche, in quanto andrebbe a vanificare gli investimenti che moltissimi proprietari hanno fatto per porre sul mercato strutture immobiliari, nei centri storici delle città d’arte dove, ormai da tempo, sono avvenuti processi di disurbanizzazione verso le periferie e Comuni limitrofi, per la sempre minore mancanza di servizi, di aree verdi e della non adattabilità di edifici obsoleti ai moderni criteri di vivibilità».
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La richiesta al governo per i B&B: «Le leggi ci sono, basta attuarle»
Il ministro del Turismo Daniela Santanchè recentemente ha promesso nuove regole per normare il settore del turismo extra-alberghiero al fine di dare un freno agli abusi. «Nei piccoli borghi, dove non ci sono strutture ricettive e l’affitto breve è l’unica soluzione - aveva recentemente dichiarato la ministra - Inoltre, per noi la proprietà privata è sacra; dunque, se una famiglia decide di affittare una stanza non è giusto impedirlo. Discorso diverso invece se tu affitti con questa formula 20 appartamenti. Servono regole, quello che ho in mente io scontenterà qualcuno». Ma per Gherardi, le regole ci sono già. Basta soltanto applicarle.
«Per combattere l'abusivismo bisogna anzitutto ridurre la burocrazia - ha ripreso il vicepresidente e direttore di Anbba - Bisogna che al più presto tutte le strutture si dotino di un codice alfanumerico identificativo di modo che possano essere più facilmente rintracciate tramite i controlli incrociati da parte delle varie amministrazioni e delle Forze dell'Ordine. Ma sopratutto bisogna che si faccia un po' di ordine tra i vari portali e regolamenti che ogni Regione in questi anni ha istituito per cercare di normare il comparto. Le piattaforme telematiche per le strutture ricettive sono in molti casi obsolete, come detto non sono uniformi su tutto il territorio nazionale e addirittura diverse da Comune a Comune anche in ambito regionale. Non è possibile avere 22 Leggi regionali diverse che generano un caos operativo non indifferente. È qui che bisogna intervenire facendo in modo da giungere al più presto ad una uniformità legislativa del comparto, mettendo in atto sinergie necessarie per la sua attuazione. Il primo Governo Conte aveva cercato di mettere un po' ordine. È stato pubblicato un decreto legge al quale avrebbero poi dovuto seguire i decreti attuativi per renderlo operativo. Purtroppo questi non sono mai stati fatti perché l'Esecutivo è caduto e i Governi successivi sono disinteressati della questione. Sono intervenute le Regioni che hanno istituito i loro codici attuativi, ma come spesso succede, si sono mosse in ordine sparso creando disparità da zona a zona. È infine impensabile che non si sia ancora giunti a stabilire criteri di equa tassazione per le strutture extra-alberghiere, in particolare per le Case vacanze e i B&B, gestiti senza partita Iva. La nostra Associazione ha più volte proposto l’applicazione della cedolare secca anche a queste strutture e la ripropone oggi come strumento efficace per la lotta all’evasione fiscale. È impensabile, per queste strutture ricettive, una diversa gestione atte a trasformarle in attività imprenditoriali che, oltre a essere penalizzante, non è adeguata alla saltuarietà operativa delle strutture stesse, stabilita peraltro da molti ordinamenti regionali che limitano le attività in termini temporali. Ora speriamo che qualcosa stavolta cambi a livello nazionale».
Le richieste di Anbba nel Piano strategico del turismo
L'Anbba ha chiesto in particolare che nel Piano strategico del turismo vengano attuate politiche incentivanti riservate ai giovani di ogni nazionalità per accostarli sempre più al nostro inestimabile patrimonio culturale e museale, concedendo loro particolari agevolazioni, più di quelle già in essere, in modo da dare ad essi la possibilità di accedere a una ricettività a costi contenuti. I nostri siti Unesco, patrimonio dell'umanità, non devono essere solo ad appannaggio di quella popolazione mondiale economicamente agiata».
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Alberto Lupini
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