La nuova serrata di bar e ristoranti Trema tutto l'agroalimentare

Migliaia di aziende del comparto rischiano di chiudere, per il calo della domanda. Baldrighi (Origin Italia): «In difficoltà anche i consorzi Dop e Igp, che nella ristorazione hanno uno sbocco importante»

26 ottobre 2020 | 13:17
di Sergio Cotti
La chiusura alle 18 imposta dal Governo a bar e ristoranti peserà nelle prossime settimane non soltanto sulle spalle degli imprenditori della ristorazione, ma anche sui fatturati di migliaia di aziende della filiera agroalimentare e di quelle imprese che lavorano nell’indotto (in primis, ad esempio, le lavanderie industriali). Cancellare con un colpo di spugna le cene nei ristoranti, oltre che gli aperitivi della movida, farà calare di nuovo la richiesta dei prodotti alimentari e dei servizi connessi, con conseguenze che il comparto ancora non riesce a quantificare.

A rischio la ristorazione e il suo indotto

«La situazione è decisamente preoccupante - ha detto Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, l’associazione che raggruppa tutti i principali consorzi agroalimentari Dop ed Igp italiani - perché una parte importante dei prodotti che la nostra associazione rappresenta, ovvero 70 consorzi dei prodotti Dop che sono di fatto la punta di diamante dell’agroalimentare nazionale, hanno nel mondo della ristorazione il loro sbocco principale più importante. Abbiamo sostenuto con forza il decreto ristorazione promosso dal Ministero dell'Agricoltura per dare un ristoro immediato ai ristoranti ma evidentemente, se questi sono chiusi, anche questa manovra rischia di non essere sufficiente. Capiamo le esigenze di carattere sanitario però quello che diventa oggi veramente importante è un ristoro economico velocissimo nei confronti di una categoria assolutamente determinante per le nostre produzioni»

Cesare Baldrighi

«Aggiungerei un'attenzione particolare anche al mondo della grande distribuzione - ha aggiunto Baldrighi - gli alimentari continuano a essere aperti e diventeranno l'oggetto dei consumi degli italiani nelle prossime settimane. Molte delle nostre produzioni, soprattutto quelle meno significative dal punto di vista quantitativo, trovano o possono trovare difficoltà in quel settore. Quindi un'attenzione particolare mi sento di rivolgerla anche a questo tipo di operatori».

Forte preoccupazione è stata espressa da tutte le associazioni di categoria, da Coldiretti a Confagricoltura, fino a Confindustria. «La ristorazione rappresenta un comparto vitale per l’agricoltura – ha ricordato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – Oggi più che mai i grandi prodotti di qualità hanno come sbocco il comparto dell’horeca e se questo soffre di un’ulteriore restrizione in termini di offerta, tutto ciò rischia di avere una ricaduta particolarmente negativa su tutta la filiera agroalimentare».

Coldiretti sta lavorando in queste ore insieme al Governo per trovare soluzioni a favore delle aziende: «Mi auguro che il risultato non sia soltanto quello di un contributo una tantum, com’è stato in primavera – ha aggiunto Prandini – perché per gli importi che erano stati stanziati non hanno risolto i problemi delle attività. Piuttosto, è necessario affiancare un sistema di decontribuzione che eviti di sborsare nuove risorse per il pagamento di tasse o contributi previdenziali. Si tratta dello strumento più veloce da applicare: ci sono scadenze già nei prossimi mesi e se riusciamo ad evitare che le aziende debbano pagare, quella prima sarà la prima vera forma di risparmio, oltre che un segnale di vicinanza ne confronti della categoria».

Ettore Prandini

Come dire, se poi il Governo sarà in grado di dare anche un contributo a fondo perduto, come ha promesso di fare già a novembre per bar e ristoranti, tanto meglio. «Resta comunque la preoccupazione sulla chiusura delle attività – ha concluso Prandini – Abbiamo assistito alla chiusura di tanti locali anche prima dell’estate e questa seconda ondata rischia di mettere in difficoltà anche coloro che erano riusciti a superare la prima».
 
«Con questo provvedimento, tutto il settore dell’horeca viene di nuovo fortemente interessato – fanno sapere da Confagricoltura – L’associazione è impegnata a far sì che arrivino ristorni immediati per aiutare le aziende in crisi. Bisogna preoccuparsi di tutta la filiera, senza dimenticare i produttori della materia prima. Oggi dobbiamo innanzitutto capire cosa intende fare il Governo. L’importante è agire nell’immediatezza: fra 3-6 mesi sarà troppo tardi. Siamo vittime di nuovo di un allentamento che porterà a una crisi con conseguenze molto pesanti». Troppo presto per parlare di stime: bisognerà aspettare almeno 10-15 giorni per capire se le misure messe in campo dal Governo daranno qualche segnale positivo. Il timore è, nel breve termine, che inizino a saltare i cosiddetti “anelli deboli” della filiera, vale a dire quelle aziende più piccole e più esposte a un eventuale default.
 
Dall’agricoltura alle lavanderie industriali, anche questo comparto è piombato di nuovo nell’incertezza: le aziende che svolgono il servizio di noleggio e sanificazione del tessile per il turismo e la ristorazione hanno riscontrato una drastica contrazione dell’attività fino alla previsione per i prossimi mesi del -90%, con pesanti ripercussioni non solo per le aziende ma anche per i lavoratori, compresi gli stagionali, e per i loro familiari. Si tratta di 300 aziende per un fatturato 2019 di 800 milioni di euro che danno occupazione a più di 8.000 mila addetti. Il danno attualmente valutabile per il 2020 corrisponde ad un -50% pari a 400 milioni di euro in meno e una riduzione dei posti di lavoro di circa 5mila persone.

Il segmento delle lavanderie industriali per il turismo è un elemento fondamentale della filiera del turismo Made in Italy, che lo ha reso famoso nel mondo. È un anello che ne ha sempre garantito l’eccellenza e che contribuirà fortemente – al termine della crisi in corso – al tema del turismo sostenibile, che sarà supportato dal nuovo Green Deal a livello europeo.

«Dalla conferenza stampa sul nuovo Dpcm – ha detto Marco Marchetti, Presidente di Assosistema Confindustria - abbiamo appreso che il Governo presenterà a breve nuovi meccanismi di ristoro da rendere immediatamente operativi per le categorie impattate dalle nuove, ulteriori misure restrittive. Principio che condividiamo in pieno e in base al quale chiediamo di considerare il settore turistico e ristorativo come una filiera all’interno della quale ricomprendere anche le lavanderie industriali che lavorano per il settore del turismo».

Marco Marchetti

«Se così non fosse – continua Marchetti – il nostro comparto, già pesantemente colpito dalla crisi e che ad oggi non ha beneficiato di nessuna delle misure previste per il turismo, subirebbe un ulteriore colpo durissimo. Gli effetti e gli aiuti annunciati dal Premier Conte devono essere previsti per gli attori dell’intera filiera e per questo ci rendiamo disponibili da subito per una ricognizione dei settori maggiormente danneggiati, proprio come quello delle lavanderie industriali per il turismo. A tal proposito, insieme alle organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, Assosistema Confindustria ha chiesto un incontro urgente al Sottosegretario al Mibact Lorenza Bonaccorsi proprio in preparazione dei provvedimenti che saranno inseriti nella Legge di Bilancio in favore del settore turistico».

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Alberto Lupini


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