Nuova campagna di comunicazione per risollevare il Made in Italy
Il ministero degli Esteri dà il via a una campagna di comunicazione strategica a sostegno del settore agroalimentare italiano, messo a dura prova in questi tempi dall'emergenza coronavirus
09 marzo 2020 | 16:40
Dopo un incontro alla Farnesina sulla campagna di comunicazione strategica a sostegno del settore agroalimentare per la promozione del Made in Italy, si è giunti - rende noto la Coldiretti - al piano salva export alimentare, che ad oggi ha un valore di 44,6 miliardi di euro e rappresenza senza dubbio un elemento di traino per l'intero Made in Italy, in difficoltà sui mercati esteri causa emergenza coronavirus. Un piano dovuto anche al fatto che, secondo un'indagine Coldiretti/Ixé, un'azienda su due (53%) che esporta agroalimentare ha ricevuto disdette negli ordini dall'estero.
La campagna è dunque necessaria per combattere soprattutto la disinformazione, quegli attacchi strumentali e la concorrenza sleale che ha portato alcuni Paesi a richiedere addirittura insensate certificazioni sanitarie "virus free" su merci alimentari provenienti da Lombardia o Veneto. Ci sono state anche alcune disdette per vino e cibi provenienti da tutta la Penisola, sotto la spinta di una diffidenza spesso alimentata ad arte con fake news, tanto da far attivare al ministero degli Esteri una casella di posta elettronica (coronavirus.merci@esteri.it) dove segnalare restrizioni e discriminazioni verso prodotti italiani che incontrano difficoltà nelle esportazioni.
È necessario tenere conto che quasi due terzi (63%) delle esportazioni agroalimentari italiane - ha precisato la Coldiretti - interessano i Paesi dell'Ue, dove la crescita nel 2019 è stata del 3,6%. Il principale partner è la Germania, dove l'export cresce del 2,9% e raggiunge i 7,2 miliardi di euro. Le vendite sono state invece praticamente stagnanti in Gran Bretagna con la Brexit e volano negli Stati Uniti (+11%) che con 4,7 miliardi di export, nonostante gli effetti negativi dei dazi, rappresentano il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari ed il quarto dopo Germania, Francia e Gran Bretagna.
Per quanto riguarda i prodotti, il più esportato è il vino, il cui fatturato realizzato all'estero è stimato in 6,4 miliardi di euro nel 2019; al secondo posto l'ortofrutta. Quote importanti di mercato sono detenute poi dai prodotti a denominazione d'origine (Dop), che hanno un legame diretto con i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento nazionali, sui quali occorre concentrare l'attenzione della campagna di comunicazione.
Si tratta, insomma, di sviluppare l'azione di difesa del territorio, dell'economia e del lavoro made in Italy: un'azione questa già iniziata proprio con la campagna #MangiaItaliano della Coldiretti, che ha lo scopo di far conoscere il valore della più grande ricchezza del Belpaese, quella enogastronomica.
«Serve un intervento deciso dell’Unione europea per sostenere il tessuto produttivo, il lavoro e ricostruire un clima di fiducia», ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che sul piano degli scambi commerciali «occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo che colpiscono duramente il Made in Italy agroalimentare in un momento difficile per le nostre esportazioni.
Dalla Farnesina un piano per salvare i 44,6 miliardi di euro di export agroalimentare
La campagna è dunque necessaria per combattere soprattutto la disinformazione, quegli attacchi strumentali e la concorrenza sleale che ha portato alcuni Paesi a richiedere addirittura insensate certificazioni sanitarie "virus free" su merci alimentari provenienti da Lombardia o Veneto. Ci sono state anche alcune disdette per vino e cibi provenienti da tutta la Penisola, sotto la spinta di una diffidenza spesso alimentata ad arte con fake news, tanto da far attivare al ministero degli Esteri una casella di posta elettronica (coronavirus.merci@esteri.it) dove segnalare restrizioni e discriminazioni verso prodotti italiani che incontrano difficoltà nelle esportazioni.
È necessario tenere conto che quasi due terzi (63%) delle esportazioni agroalimentari italiane - ha precisato la Coldiretti - interessano i Paesi dell'Ue, dove la crescita nel 2019 è stata del 3,6%. Il principale partner è la Germania, dove l'export cresce del 2,9% e raggiunge i 7,2 miliardi di euro. Le vendite sono state invece praticamente stagnanti in Gran Bretagna con la Brexit e volano negli Stati Uniti (+11%) che con 4,7 miliardi di export, nonostante gli effetti negativi dei dazi, rappresentano il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari ed il quarto dopo Germania, Francia e Gran Bretagna.
Per quanto riguarda i prodotti, il più esportato è il vino, il cui fatturato realizzato all'estero è stimato in 6,4 miliardi di euro nel 2019; al secondo posto l'ortofrutta. Quote importanti di mercato sono detenute poi dai prodotti a denominazione d'origine (Dop), che hanno un legame diretto con i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento nazionali, sui quali occorre concentrare l'attenzione della campagna di comunicazione.
Si tratta, insomma, di sviluppare l'azione di difesa del territorio, dell'economia e del lavoro made in Italy: un'azione questa già iniziata proprio con la campagna #MangiaItaliano della Coldiretti, che ha lo scopo di far conoscere il valore della più grande ricchezza del Belpaese, quella enogastronomica.
«Serve un intervento deciso dell’Unione europea per sostenere il tessuto produttivo, il lavoro e ricostruire un clima di fiducia», ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che sul piano degli scambi commerciali «occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo che colpiscono duramente il Made in Italy agroalimentare in un momento difficile per le nostre esportazioni.
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Alberto Lupini
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