Non solo Valle dei Templi, ecco perché Agrigento è Capitale della Cultura con Lampedusa
Il progetto di Agrigento e del suo territorio è quello di raccontare i suoi 2600 anni di storia, ma non dimenticando il presente (spesso difficile), a partire dai migranti, con occhi puntati al futuro del pianeta
Essere Capitale italiana della Cultura non è un ruolo fine a sé stesso. Anzi. Lo stiamo vendendo ancora di più in questi ultimi anni grazie a città come Procida (nel 2022) e Bergamo e Brescia (capitali della cultura in carica). Nel senso che la cultura viene intesa davvero a 360 gradi e non abbraccia più solo le bellezze artistiche e il patrimonio culturale delle città vincitrici, ma va oltre, toccando temi di attualità, il presente, per insegnarci a migliorare per il futuro. Cultura, dunque nel vero senso della parola. Cultura che “non isola” come ci ha insegnato Procida. Cultura che ci aiuta a rinascere, come ci stanno spingendo a fare Bergamo e Brescia dopo il Covid. Cultura che accoglie e porta alla pace come si impegna a fare Agrigento, nominata Capitale italiana della Cultura nel 2025 (nel 2024 sarà Pesaro, ndr). Agrigento ha, infatti, incluso nel suo progetto anche Lampedusa, approdo di innumerevoli e spesso tragici sbarchi di immigrati. Perché il progetto di Agrigento e del suo territorio è, sì, quello di raccontare i suoi 2600 anni di storia, ma non dimenticando il presente (spesso difficile), con occhi puntati al futuro. Futuro che sia di pace, di accoglienza, di rispetto per l’uomo e per l’ambiente.
Schifani: Titolo meritato
Per questo, come sottolineato dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, Agrigento si è meritata il titolo di Capitale della Cultura: «È con grande soddisfazione che accolgo la notizia della designazione di Agrigento come Capitale italiana della cultura per il 2025. Il governo della Regione è pronto a dare il proprio supporto e a fare la propria parte perché Agrigento possa cogliere per intero tutte le opportunità di crescita offerte da questo prestigioso ruolo. Un titolo che la città merita non soltanto per la sua storia, i suoi monumenti, per gli autori che sono patrimonio di tutto il Paese e dell'Europa intera. Ma a convincere la giuria e a prevalere sulle altre autorevolissime città in lizza sono stati anche l'attualità e il valore del progetto che ha dato corpo alla candidatura della Città dei templi. Il rapporto con l'altro e dell'uomo con la natura, ma anche le relazioni tra culture diverse sono temi centrali in un tempo di trasformazioni come quello di oggi, di sfide che dobbiamo affrontare non soltanto sul piano culturale. Agrigento e tutta la Sicilia hanno una storia e una tradizione di accoglienza che ne fanno il luogo ideale per un confronto che durerà per un anno intero e che, per una saggia scelta di chi ha redatto il progetto coinvolgerà tutto il territorio provinciale nel ricco calendario di iniziative, alcune di respiro internazionale, basato sui temi della Pace, del dialogo e del Mediterraneo come "luogo" in cui questi valori possono prendere corpo».
Il sindaco Micciché: Con questo progetto ha vinto tutta l’Italia
Felice e pronto alla “sfida”, naturalmente anche il sindaco della città, Francesco Micciché: «Sono orgoglioso di questo riconoscimento: ci offrirà una grande possibilità per lo sviluppo futuro e per l’economia del territorio. Oggi non hanno vinto Agrigento e la Sicilia: ha vinto l’Italia. Perché nel momento storico e politico in cui ci troviamo, avere scelto e promosso questo dossier il cui progetto è incentrato sullo scambio culturale tra popoli e le diverse etnie del Mediterraneo, è stato un grande atto di coraggio e di sensibilità da parte della giuria e delle istituzioni».
Nel dossier non solo arte e storia, ma anche il presente (difficile)
Un dossier, che come dicevamo, a conquistato la giuria, presieduta da Davide Maria Desario perché «Agrigento assume come centro del proprio dossier di candidatura la relazione tra l’individuo, il prossimo e la natura coinvolgendo l’isola di Lampedusa e i comuni della provincia e ponendo come fulcro il tema dell’accoglienza e della mobilità». Il dossier per Agrigento Capitale della cultura italiana 2025 è stato redatto da MeNo (Memorie e Nuove Opere), l’associazione presieduta dal manager culturale Roberto Albergoni e che ha contribuito al successo di Manifesta 12, la grande biennale europea di arte contemporanea itinerante organizzata nel 2018 a Palermo.
Il progetto comprende, naturalmente, lo sconfinato patrimonio culturale della città e del territorio, a partire naturalmente, dalla Valle dei Templi, dalla città medioevale a quella barocca, dagli innumerevoli edifici religiosi. Non mancano i grandi protagonisti di Agrigento e del suo territorio nei secoli: da Empedocle a Luigi Pirandello, da Leonardo Sciascia ad Andrea Camilleri. Ma nel dossier, legato al tema dell’acqua, ci sarà anche il nodo delle trasmigrazioni, e non solo degli sbarchi, del nostro difficile tempo. Senza dimenticare il futuro con il suo universo digitale, la transizione ecologica e la sostenibilità dell’offerta culturale e turistica.
L’importanza dell’anno da Capitale
Una bella sfida e una grande opportunità per Agrigento, ma anche per la Sicilia. Perché essere Capitale italiana della Cultura, come sottolinea il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, «consente di accendere i riflettori sulle realtà territoriali. Una grande ricchezza dell’Italia, dovuta alla sua storia, è la pluralità dei luoghi che la caratterizza, ognuno portatore di ricchezza».
Le altre nove città finaliste con Agrigento erano Aosta con Assisi, Asti, Bagnoregio, Monte Sant’Angelo, Orvieto, Pescina, Roccasecca e Spoleto. Ricordiamo che il titolo di Capitale italiana della cultura è assegnato per la durata di un anno.
Le altre Capitali italiane della Cultura:
- Mantova (2016)
- Pistoia (2017)
- Palermo (2018)
- Parma (2020, prorogata anche nel 2021 a causa della pandemia)
- Procida (2022)
- Bergamo e Brescia (2023)
- Pesaro (2024).
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Alberto Lupini
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